Ente Cassa di Faetano, assemblea Soci 2014. Intervento di Marino Cecchetti

Ente Cassa di Faetano, assemblea Soci 2014. Intervento di Marino Cecchetti

BOZZA
PARLATO, INTERVENTO di Marino Cecchetti. Assemblea Soci Ente Cassa di Faetano,
11 maggio 2014, Centro Congressi Palace Hotel

Presidente,
domenica scorsa è stato presentato e approvato il bilancio della Banca di San Marino,
non mi sembra fuori luogo svolgere qualche considerazione anche qui,
nell’assemblea della proprietà.

Giustamente,
domenica, è stato fatto rilevare che, se per la nostra Banca non è proprio un
momento florido, non è che fuori di qui per altri istituti le cose vadano
meglio.

Il problema
dell’economia che non tira, è generale.

Qui, però,
per noi, alle cause generali dell’economia, se ne sono aggiunte di particolari:
qui le banche in una decina d’anni sono passate a 12, da 4 che erano. E sono
sorte ex novo oltre 50 finanziarie. Ora sono in fase di riduzione. Ma sia  nella fase di aumento che in quella di  riduzione 
non ci sono stati  adeguati veri
controlli.

Per anni
Banca di San Marino ha dovuto reggere la concorrenza sleale di soggetti che,
qui, si sono mossi senza regole. Facevano più controlli gli enologi del
consorzio vini che non la vigilanza di Banca Centrale
, ha detto un Segretario
di Stato alle Finanze.

Quei soggetti
hanno danneggiato noi e l’intero Paese.

Da Strasburgo
è intervenuto il Moneyval.

I governi di
Roma hanno preso a guardarci come la caverna di Alì Babà.

E poi ci sono
state le procure italiane: Forlì, Milano, Roma, Napoli eccetera.

Però, ecco il
punto, non è stato un nostro Presidente o un nostro Direttore o un nostro Funzionario
a urlare al telefono – come da registrazione di alcune procure –  che i soldi vanno messi nelle mutande per fare
incetta di  nero in barba al fisco italiano.

Alcuni di questi
soggetti bancari quando hanno percepito che la pacchia stava per finire, si sono
messi loro stessi a svuotare i cassetti delle loro stesse banche. E senza
nessuna conseguenza. Nessun vero processo è stato celebrato a San Marino per
quegli ammanchi. Non sono emersi nemmeno i nomi di quei personaggi.

Anzi si può
dire che sono stati premiati, questi personaggi ed i loro istituti.

Sissignori,
sono stati premiati dalle nostre istituzioni.

Premiati,
alcuni istituti bancari, con danaro contante: decine e decine di milioni di
soldi pubblici.

Così che
questi soggetti, coi soldi dello Stato, sono tornati di nuovo a farci
concorrenza.

Vergini e
pimpanti.

Grazie alle
istituzioni, premiati dalle istituzioni.

Quelle stesse
istituzioni così generose verso i suddetti istituti, a noi, Banca di San
Marino, non hanno mai dato il beneficio di un euro. Nonostante che abbiamo
investito e stiamo investendo nel sociale come nessun altro istituto. Basta
guardare quanto fatto per le famiglie coinvolte nel caso Bacciocchi o ricordare
i parcheggi dell’Ospedale.

 

Anzi, visto
che noi stavamo in salute, facendo leva sul loro potere ci hanno indotti a dare
una mano al sistema – questa è l’espressione che hanno usato – ci hanno imposto
di acquisire la Smib,
ex banca del Titano, che già di suo non aveva un buon nome.

Per farsi
un’idea di che cosa era la Smib,
cito un episodio riportato da un giornale italiano. Protagonista il direttore
stesso di quella banca.

Questo direttore, un bel giorno, si mette a compilare lui stesso di
suo pugno 6 assegni da 500 mila euro intestati a persone realmente esistenti,
ma a loro insaputa.

Insomma, firme false fatte dal direttore stesso.

E cosa ne fa di questi soldi l’ineffabile direttore della Smib?

Ne versa un milione in una fiduciaria sammarinese. Chi c’è dietro non
si sa, chi ne sono stati i reali beneficiari, non si sa. In questa materia i
nostri politici sono bravissimi. Maestri al mondo nel tenere nascosti i
beneficiari delle fiduciarie.

Quanto agli altri 2 milioni, il signor direttore  li ha dati alla compagna del direttore di una
banca di Teramo, che si chiama Tercas.

Perché questa Tercas.

Perché personaggi gravitanti attorno alla Banca Tercas erano i reali
proprietari della Smib. L’avevano comprata di nascosto da Banca d’Italia, col
consenso però – non potrebbe essere diversamente – col consenso di Banca
Centrale.

Tutto questo sta venendo fuori da una indagine della procura di Roma
da poco avviata, su cui un giornale di Roma, Il Tempo, va scrivendo articoli su
articoli.

 E noi, Banca di San Marino, ci hanno infilati in questa vicenda.
Costretti a trattare con angioletti capeggiati  da quel gingillo di cui ho detto prima.

Ci hanno infilati dentro la vicenda Smib, le nostre stesse
istituzioni. Con la forza della loro posizione di potere.

Hanno fatto il contrario di quello che da loro ci si dovrebbe
aspettare: distoglierci nel caso che fossimo noi, che  fossimo stati noi  in procinto di cascarci.

 Viene il sospetto che qualcuno quasi l’abbia fatto apposta  a infilarci lì. Una banca come la nostra, non
intaccata da scandali, dà troppo fastidio in un sistema in cui sono spesso gli
scandali a caratterizzarne il panorama.

 Ma, vi assicuro, che se questo è il loro progetto, cioè danneggiare
in patrimonio e reputazione la
Banca di San Marino, vi assicuro che il loro progetto è destinato
a fallire.

 Non lo permetteremo. Non gliela dobbiamo dare di vinta, impegnandoci
al massimo e come Ente e come Banca.

Non devono averla di vinta – e sono certo che non l’avranno di vinta
– né sul piano reputazionale né su quello economico.

 Sul piano reputazionale noi siamo orgogliosamente – e orgogliosamente
vogliamo rimanere –  la Banca di San Marino: di nome
e di fatto. Sì, anche di fatto. Davvero siamo la banca dei sammarinesi: lo
dimostrano concretamente i nostri volumi, che per l’80% hanno riferimenti
sammarinesi.

 Sul piano economico pure non ce la faranno. E’ vero che sono finite
le noci anche a Baracoc che pure ne aveva 7 solai. Ma questi signori devono
sapere che di solai ne abbiamo riempiti settanta volte sette nei tempi d’oro,
quando ancora la nostra banca si chiamava Cassa Rurale di Depositi e Prestiti
di Faetano.

 Intendo dire – e concludo – intendo dire e dico che, anche se siamo
nati nel 1920, non è che siamo vecchi, stanchi e rassegnati.

Siamo più allenati.

Non è la prima tempesta che affrontiamo. Dobbiamo unire tutte le
forze Banca ed Ente, e venirne fuori, anche questa volta, rafforzati ed venirne
fuori, come sempre, a testa alta.

I soci dell’Ente e il Paese aspettano questo: che ne usciamo indenni,
rafforzati e a testa alta.

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