Conte Enrico Maria Pasquini per Smi e Amphora a processo a Padova. Riciclaggio transnazionale

Conte Enrico Maria Pasquini per Smi e Amphora a processo a Padova. Riciclaggio transnazionale

IL MATTINO DI PADOVA
11 febbraio 2018
Riciclaggio transnazionale Conte Pasquini a processo
di Elena Livieri
La mega inchiesta che per dieci anni ha tenuto impegnata la Procura di Roma e che vede come imputato principale il conte Enrico Maria Pasquini di San Marino, accusato di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e all’esercizio abusivo dell’attività finanziaria con l’aggravante della transnazionalità, è sbarcata a Padova. Ed è qui che il conte, ex ambasciatore del Titano in Spagna e nel Sovrano Ordine di Malta, coinvolto anche nell’inchiesta sullo scontro tra i due treni della barese Ferrotramviaria, controllata dalla sua famiglia, costato la vita a 23 persone, affronta il processo. Giovedì prossimo il giudice Domenica Gambardella deciderà se ammettere nel giudizio le parti civili: trenta famiglie che si sono affidate all’avvocato Giampiero Veronesi, professore all’Università di Bologna, le quali hanno perso oltre cinque milioni di euro. Soldi affidati a Pasquini quando era presidente del gruppo San Marino Investimenti (Smi sa) tramite il quale raccoglieva i risparmi di privati e società garantendo – o meglio, promettendo – un tasso di interesse estremamente vantaggioso. Secondo le accuse, Pasquini, dopo aver rastrellato milioni di euro ha messo in liquidazione la Smi spa, gemella italiana della società di San Marino, e i risparmiatori non hanno più visto un soldo. Con il conte risultano indagati il cognato Andrea Pavoncelli, referente di Pasquini e suo plenipotenziario alla United International Bank, controllata della Smi alle isole Vanuatu e Eugenio Buonfrate che della Smi era direttore. Alla sbarra anche Roberto Borbiconi, vice direttore della società, Jean Paul Giannini che a San Marino gestiva la clientela, Davide Bonetti e Danilo Ferrante di Amphora Fiduciaria, società di appoggio per i trasferimenti di denaro della Smi. La complessa inchiesta – oltre ottomila le pagine del fascicolo piombate sul tavolo del pm Ferrero un anno fa – è iniziata nel 2007 a Roma. A portarla a Padova è stata una eccezione di incompetenza territoriale sollevata da uno degli imputati: padovano è infatti il primo dei “truffati” dalla Smi spa. La guardia di finanza ha ricostruito gli illeciti attribuiti agli imputati seguendo i flussi di denaro che dalla fiduciaria Amphora di Roma portavano dapprima alla Smi di San Marino per poi dividersi in più rivoli societari faceti parte sempre del medesimo gruppo, fino ad arrivare alla banca Uib alle isole Vanuatu. Un giro che per gli investigatori altro non serviva se non per ripulire il denaro per poi farlo rientrare in Italia e restituito ai legittimi proprietari. Oltre 1.400 i clienti di cui la finanza ha vagliato le posizioni. Tra questi le oltre trenta famiglie oggi rappresentate dall’avvocato Veronesi sono solo le “ultime” rimaste, le più caparbie, quelle che hanno perso di più e che dopo dieci anni ancora non hanno perso al speranza di rivedere i loro soldi. «Sono molto fiducioso nella Procura di Padova e nel giudice Domenica Gambardella» il commento del professor Veronesi, «che con grande attenzione e solerzia sta seguendo questo delicatissimo processo, che deve restituire soprattutto giustizia, oltreché denaro, a tante famiglie oneste che si sono viste annientare i risparmi di una vita».

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