Ormai è chiaro. Il fragile impianto accusatorio dei procuratori della Repubblica di Forlì Fabio di Vizio e Marco Forte ha bisogno del supporto dei media per conseguire qualche risultato contro la Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino e contro la stessa Repubblica di San Marino.
Il processo Asset Banca è sì alle battute iniziali, però contrariamente, forse, alle aspettative dei pm, non pare emergere, fra gli accusati sammarinesi, alcuna disponibilità al patteggiamento.
Il che potrebbe accadere anche per Carisp San Marino – Delta. Nonostante che il comportamento tenuto dalle persone ai vertici della comunità sammarinese durante le deposizioni abbia fatto emergere un ambiente, quello sammarinese, sostanzialmente fragile ed incredibilmente rissoso. Insomma tutt’altro che in grado di sopportare una ‘guerra’, quale quella impostata da loro a Forlì, fiancheggiati – obtorto collo? – da Bankitalia.
L’attacco a San Marino attraverso i media può rivelarsi importante per i due pm, che, fra l’altro, hanno dalla loro il fatto che in questo momento la lotta alla evasione in Italia torna ad occupare le prime pagine.
Quanto pubblica oggi Roberto Galullo su IlSole24Ore sulle contestazioni mosse dai due pm a Fantini nella conduzione della Carisp va letto in questo contesto.
Invano Fantini faceva notare che tutte le operazioni eseguite nella Carisp erano registrate presso L’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane (Icbpi), soggetto vigilato della Banca d’Italia. Per cui l’accusa di riciclaggio cade da sé. Erano operazioni di evidente tracciabilità.
Queste le parole di Fantini: “Gli assegni sono su conti correnti italiani. In Italia lo Stato ha fatto delle norme. Vengono versati su conti a San Marino. Storicamente la Guardia di finanza faceva controlli e ora dico: è l’Italia che non controllava. Non si può ridurre il problema alla Cassa e a Fantini ma anche ai controlli non eseguiti in Italia”.
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Marino di N. Montebelli
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