Coronavirus, vacanza da incubo per una famiglia di San Marino

Coronavirus, vacanza da incubo per una famiglia di San Marino

Odissea Covid per la famiglia in vacanza: “Febbre alta, ospedale, poi l’esito negativo”

Il racconto: “Mia moglie aveva 38 gradi, lasciati in strada per ore con mio figlio e i suoceri, alla fine è stato fatto il tampone”

NICOLA STRAZZACAPA – Si sono sciroppati mille chilometri in macchina facendo tappa nel Cosentino per spezzare la maratona al volante e quando pensavano di essersi lasciati il peggio alle spalle, il viaggio-odissea con la colonnina di mercurio bollente in cinque in un’auto, si sono invece trovati di fronte la vera odissea. Quella figlia dell’incubo Covid-19. È stato uno sbarco sull’isola a dir poco da dimenticare quello di domenica scorsa per una famiglia sammarinese. La coppia sammarinese sulla quarantina con un figlio di una decina d’anni e i genitori della donna è infatti arrivata in hotel a Taormina intorno a mezzogiorno, ma ha potuto prendere possesso delle proprie stanze solamente verso mezzanotte. Dodici più ore più tardi, una bella fetta trascorse in strada in attesa di istruzioni dagli organi preposti e l’altra metà in ospedale in attesa degli esiti degli esami clinici. (…)

“Appena siamo arrivati in albergo a Taormina, verso le 13, come da protocollo il personale alla reception ha misurata la temperatura a ognuno di noi. Mia moglie, probabilmente accaldata per il viaggio e a causa della stanchezza, ha fatto segnare 37.7 ed è subito scattato l’allarme Covid-19. La normativa prevede tre misurazioni e mentre alla seconda l’era scesa a 37.1, al terzo tentativo il termoscanner era salito sopra i 38. Lei continuava a dire di sentirsi bene, ma non c’è stato niente da fare: non siamo potuti entrare in hotel, neanche in bagno, ed è stata attivata la procedura. Pur con qualche anomalia”, commenta l’uomo, proseguendo: “Sono stati allertati immediatamente il sindaco di Taormina e i referenti della Regione Sicilia, ma nel frattempo noi siamo stati lasciati praticamente in strada fino alle 17. Noi abbiamo anche avvisato la Gendarmeria di quello che stava accadendo e le autorità sammarinesi si sono messe in contatto con quelle siciliane”. (…)

“Ma è stata dura anche lì, perché non è una struttura no-Covid e all’inizio erano restii ad accoglierci. È partita quindi una sfilza di telefonate incrociate fra sindaco, Regione e Gendarmeria ma anche Polizia e Carabinieri erano stati informati. Alle 18.30 si sono quindi decisi a farci entrare in pronto soccorso in auto e hanno fatto il tampone a mia moglie. Per l’esito, fortunatamente negativo, abbiamo dovuto aspettare le 22 e per sicurezza a quel punto le hanno fatto anche gli esami del sangue e una lastra ai polmoni per scongiurare ogni ipotesi di positività al coronavirus”. (…)

“Con un grande sospiro di sollievo collettivo e la fine dell’incubo per mio figlio, per ore preoccupatissimo per la mamma”, dice ancora il sammarinese, che non manca comunque di rivolgere una serie di ringraziamenti: “Devo dire che il sindaco è stato gentilissimo e molto premuroso. Si era subito attivato per trovare una struttura in cui ospitare mia moglie in caso di positività e un alloggio a Messina in cui io, il bimbo e gli suoceri avremmo dovuto fare la quarantena. E lo stesso devo dire anche per il personale della Regione e soprattutto per la Gendarmeria, che ci ha fatto sentire grande vicinanza e si è attivata prontamente con decisione”. (…)

Articolo tratto da Corriere Romagna

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