Corriere del Veneto, indagine Chalet: ‘Il nostro ufficio? Due scrivanie, due pc e un telefono’

Corriere del Veneto, indagine Chalet: ‘Il nostro ufficio? Due scrivanie, due pc e un telefono’

Corriere del Veneto

INCHIESTA MANTOVANI, LE INTERCETTAZIONI

Il boss della Mantovani a Colombelli:
«Fai tutto da solo? Mi serve un filtro»

La «talpa» della Bmc: «Il nostro ufficio? Due scrivanie, due pc e un telefono»

 Roberta Polese

 «Faccio da solo». I timori di Baita

Il 6 ottobre 2010, il giorno dopo l’inizio della verifica fiscale, Colombelli, che registra tutti i suoi pensieri in un telefonino, registra anche una conversazione con Baita. Il file verrà denominato dallo stesso broker come «appuntamento con Baita decisivo ». In quell’occasione Baita comincia a porsi il problema che la BMC di San Marino è una struttura sottodimensionata rispetto alla mole di consulenze e progetti che negli ultimi anni gli ha fatturato. E si informa, per la prima volta della «struttura ». Baita: «Ma di chi ti avvali?». Colombelli: «Personaggi interni…». A quel punto l’Ad di Mantovani gli chiede come riuscirebbe a realizzare un piano economico finanziario, e Colombelli dice «… lo faccio personalmente», suscitando l’ovvia obiezione dell’interlocutore che gli chiede «da solo?». Visti i controlli della Finanza Baita vorrebbe «prendere le distanze» da BMC, e l’idea di portarla in Italia. I due ne parlano al telefono. Colombelli: «(la BMC) ha una struttura…», Baita: «Ma cosa fanno tutto il giorno questi qua? (riferendosi a presunti dipendenti o collaboratori)», Colombelli: «Fanno quello che devono fare, cioè praticamente fanno carta, fanno i giustificativi per i nostri clienti (…)», Baita: «Cioè fanno carta…» Colombelli: «Creano giustificativi… che dovreste creare voi» (…), Baita: «Io non posso come gruppo prendere nel gruppo una società che produce carte, è pericoloso (…) Se io avessi una fattura su un fatturato di qualche centinaia di migliaia di euro di una spa… ehm di Cittadella… non la guarda nessuno se ho centomila euro della società a San Marino…(…) allora preferisco mettere questo filtro, almeno ho una possibilità di cavarmela no? Non la vedono, la vedono se vanno a fondo. Ma loro devono andare a fondo tra qualche migliaio di fornitori Mantovani».

 Tre impiegati e un ufficio

E’ la dipendente della BMC, teste-chiave che lo stesso Colombelli definisce «incontrollabile », a dare le dimensioni della struttura della BMC. E lo fa davanti ai finanzieri: «La Bmc era di fatto costituita da tre colleghe con compiti meramente impiegatizi: il Colombelli veniva al massimo un paio di giorni alla settimana. L’ufficio è un appartamento di 70 metri quadri: due scrivanie, due Pc, un telefono, due stampanti e un fax, oltre che ad un altro piccolo spazio per la contabilità, l’ufficio di Colombelli e un bagno». E la testimone riferisce anche la tipologia di lavoro che la BMC ha fatto, e non fatto, per la Mantovani: «In tutti gli anni di lavoro presso la BMC non ho mai ricevuto alcuna telefonata, fax, mail o altro genere di comunicazione con cui i clienti, mi riferisco alla Mantovani, Adria Infrastrutture (…), mi sollecitassero la consegna di una consulenza o di un elaborato, o chiedessero spiegazioni tecniche al riguardo, pretendessero modifiche o aggiustamenti alle relazioni che non risultano formalmente avergli fornito. Inoltre, a ripensarci, non mi è neppure mai capitato di sentire conversazioni o ricevere richieste con cui i clienti trattassero sul prezzo della consulenza, pretendessero uno sconto (…). Gli unici elementi concreti dell’esistenza di rapporti contrattuali tra BMC e i clienti (…) sono esclusivamente le fatture di nostra creazione e i bonifici che ricevevamo, oltre alle fatture di nostra creazione apparentemente provenienti dai nostri consulenti ».

Soldi in contanti

Stando alle indagini ogni volta che la Mantovani pagava la BMC per le sue «consulenze » il giorno dopo due persone si presentavano a uno sportello di una banca sanmarinese a ritirare una somma contante pari all’80% dell’importo fatturato il giorno prima. Quelle due persone, dice l’ordinanza di custodia cautelare, erano Colombelli e laMinutillo. Lo conferma un funzionario della S.M. International Bank: «L’operatività prevedeva prelievi di contante a fronte di una provvista costituita da bonifici disposti dalla Impresa di costruzioni Mantovani di Mestre (sede legale, ndr.), il contante che di fatto veniva sempre prelevato non coincideva mai con la provvista costituita. All’inizio del 2005 ricordo che insieme al Colombelli si è presentata in banca Minutillo Claudia, la quale tra l’altro (…) risulta aver finanziato la società BMC Broker. (…). Le operazioni avvenivano con movimentazione fisica delle banconote, senza giri virtuali di denaro».

 I progetti «preconfezionati»

Nel giugno del 2011 la Guardia di Finanza di Padova ottiene la rogatoria amministrativa per conoscere le attività della BMC, società sanmarinese sospettata di essere la «macchina per le false fatture» della Mantovani. Colombelli, a capo della BMC, deve dimostrare che negli ultimi anni ha fatto davvero le consulenze per l’impresa di costruzioni padovana. L’ipotesi degli investigatori è che sia stata la stessa Mantovani a consegnare i progetti «preconfenzionati » alla BMC, in modo che quest’ultima potesse presentarli alle autorità, con l’obiettivo di azzerare i sospetti. A dimostrazione di questo c’è la testimonianza resa da un dipendente della Hydrostudio consulting engineers srl di Rovigo, impresa di progettazione controllata dalla Mantovani. «Conosco tale società della Repubblica di San Marino (ovvero la BMC) in quanto fin dal 2005 me ne ha parlato l’ingegner Piergiorgio Baita, dell’impresa Mantovani. Il Baita mi riferiva di consegnare al signor Colombelli William della BMC broker srl tutti i documenti pubblici relativi ad ogni progetto e studio». Il teste ha elencato inoltre i progetti redatti da Hydrostudio. Si tratta di consulenze per: Terminal Porto Levante, prolungamento autostrada A27, sistema tangenziali venete, realizzazione del GRA di Padova, mercato ortofrutticolo di Mestre. In tutte queste opere la Mantovani, attraverso la controllata Hydrostudio, ha realizzato progetti, i quali sarebbero stati poi girati alla BMC per giustificare l’emissione di fatture della Mantovani alla BMC stessa.

 I marchi e i loghi

Quando comincia la verifica fiscale è il momento di «correre ai ripari». Bisogna cioé marchiare tutti i progetti con un logo, un timbro, qualcosa che faccia credere agli investigatori che le consulenze sono arrivate dalla BMC. Il 6 ottobre del 2010 Minutillo e Colombelli parlano di questo. Colombelli: «…ma se hai il Pdf del marchietto scusa tutti i giustificativi sono sempre fatti sul coso eh… sono fatti da voi», Minutillo: «Io ho visto che da mesi, ci sono alcuni giustificativi che non coprono neanche lontanamente… ». Poi la Minutillo chiama M., della Hydrostudio e gli chiede: «Voi come fate a marchiarli (i giustificativi ndr.) se non avete il logo? Lo avete avuto? Da loro? Ho capito, va bene… e dove sono questi giustificativi? ». Il giudice nell’ordinanza scrive: «Mentre era in corso la verifica fiscale del Nucleo di polizia tributaria di Padova negli uffici della Mantovani si creavano i documenti che avrebbero dovuto costituire prova dei servizi effettuati da esibire ai verificatori».

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