Cr San Marino e Barclays. Finanza & Mercati. Luca Testoni

Cr San Marino e Barclays. Finanza & Mercati. Luca Testoni

Finanza
& Mercati

Cassa
San Marino perde la causa su Barclays – Londra respinge Cassa San Marino. La
legge inglese protegge Barclays

Luca
Testoni


Cassa San Marino perde la causa su
Barclays La legge blinda le banche della City sui derivati. Respinte le accuse
di frode all’istituto britannico

I giudici rigettano le accuse di frode
all’istituto britannico per il credit rating arbitrage su 450 min di cdo al
quadrato venduti alla Crsm. Loiacono: «E’ il «Nonostante la considerevole
capacità tecnica dimostrata nella costruzione e nella presentazione del caso,
ho raggiunto la conclusione che le richieste poste a questa Corte debbano
essere rigettate». In questo modo, a Londra, il giudice Nicholas Hamblen ha
respinto ieri le accuse della Cassa di Risparmio di San Marino (Crsm) che, per
la prima volta, aveva portato l’accusa a una banca di sua Maestà, Barclays, direttamente
sul piano della frode (e non semplicemente della «scarsa trasparenza») in una
faccenda di derivati. La sentenza era attesa come una pietra miliare della
giurisprudenza anglosassone. Che, a questo punto, evidenzia un indubbio (e
inatteso) grado diblindatura per le proprie banche. E per un certo modo di fare
finanza. Mentre diventa un warning per una lunga lista di potenziali soggetti
rimasti «bruciati» dai derivati propagati a piene mani dalla City. A cominciare
dal plotone di enti locali italiani, oggi alle prese con scontri giuridici a
Londra. Il caso della Crsm, attraverso una serie di dibattimenti in cui sono
stati chiamati (o richiamati) nomi importanti della struttura di Barclays (vedi
F&M del 16 dicembre e dell’11 febbraio), ha cercato di fare chiarezza su un
complicato pacchetto di cdo al quadrato (450 milioni di euro) venduto alla
cassa sanmarinese dall’istituto britannico tra il 2003 e il 2004, sul quale
Crsm ha chiesto un risarcimento danni da 92 milioni di euro. L’importanza del
processo, appunto, è legata al fatto che Barclays era accusata di frode, per
aver sfruttato, secondo i legali di Crsm, «una falla nel sistema di
assegnazione del rischio di default utilizzato dalle agenzie di rating». Il
cosiddetto credit ratings arbitrage avrebbe consentito di vendere al cliente
titoli che, pur avendo un certo rating, avevano (e garantivano) spread su
rischi assai diversi dalla media. Barclays ha sempre negato che questa attività
potesse essere considerata illecita, in quanto «erano le regole del gioco che
tutti conoscevano». Dunque, le banche della Regina restano blindate dal
principio del cave-at emptor (letteralmente: «il compratore stia attento»), per
cui, salvo dire falsità, posso vendere ogni cosa, a chiunque, in qualunque modo
e a qualsiasi prezzo, basta si tratti di investitori qualificati (cioè banca
contro banca). Per le stesse banche anglosassoni, dunque, sfuma lo spettro di
una pioggia di cause. Tuttavia, spiega Dario Loiacono, del collegio legale di
Csrm, «la sentenza rischia di essere un boomerang. Se queste condotte sono
considerate lecite dalla legge inglese, allora gli investitori dovranno aver
timore di essere controparti qualificate della City». Insomma, «l’Europa non
può permettersi normative a due velocità, con la maggiore piazza finanziaria
che consente di fare ciò che non è consentito né nel continente, né negli Usa».
Forse non può permetterselo neanche Londra. «Questa sentenza – conclude
Loiacono – potrebbe spingere la Ue
a una reazione. Questo è il trionfo del “mercatismo” tanto criticato
in prima persona dal ministro Giulio Tremonti».

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