Da che pulpiti vengono le prediche

Da che pulpiti vengono le prediche

In questi giorni abbiamo visto le prime pagine dei giornali molto concentrate sul caso “Scarano” con diverse pubblicazioni dei vari esponenti del mondo politico e sociale spesso contrastanti nelle idee e nei contenuti. Moralisti, permissivisti o semplicemente provocatori e polemici, ognuno ha espresso la propria opinione. Proveremo quindi a fare un’analisi, per quanto possibile oggettiva, tralasciando ideologie e giochetti.
Alessandro ha sbagliato? Sicuramente. Che dir si voglia sia in Italia che a San Marino l’importazione di droga di qualsiasi genere è vietata dalla legge, non c’è filosofia che tenga, chi trasgredisce la legge compie un reato.
Il comportamento di Alessandro va stigmatizzato più di altri in quanto consigliere? Certo. Un personaggi pubblico, in particolar modo un Consigliere della Repubblica, ha responsabilità più di altri nel rispettare e spingere a far rispettare le leggi, deve essere il primo a dare il buon esempio ai cittadini.
Posta la negatività del gesto, riflettiamo però un attimo e contestualizziamo il caso anche all’ambiente in cui ci troviamo ogni giorno,  la società, gli insegnamenti che ci vengono dati, e l’età nostra e di Alessandro.
La battaglia mediatica di questi giorni porta un messaggio “sottovoce” molto vergognoso: è più grave portarsi 2 grammi di hashish che avere favorito o perpetrato truffe ed evasioni tributarie, favoreggiamento della prostituzione o altri reati, è più grave che avere sperperato le risorse di un intero paese in clientelismi e favoritismi, è più grave che aver legato e favorito l’ingresso della malavita organizzata nella nostra Repubblica. Questi sono solo alcuni esempi di comportamento di altri “soloni” che oggi sparano sentenze (e che magari casualmente ricoprono cariche, politiche o sociali, considerevoli). Questi modi di fare ormai vengono ritenuti quasi ovvi, di poca importanza, invece vuoi mettere 2 grammi di hashish.
Alessandro ha sbagliato, è stato leggero e ingenuo, questo è pacifico. Ma crediamo che le cose per cui vergognarsi davvero e per cui essere messi alla gogna siano altre, e non ci dispiacerebbe per nulla se cominciassimo a fare più attenzione a queste.
Un’ultima postilla. Non sarebbe male che la rilevanza mediatica di quanto accaduto ci spingesse a riaprire una riflessione sul consumo delle droghe leggere, sulle cause sociali per cui ciò avviene e sui modi per combatterlo: crediamo che i “chiari messaggi” per il “no a tutto” che qualcuno lancia ad ogni piè sospinto, i moralismi o le condanne servano poco più che a niente rispetto alle complesse dinamiche sociali che stanno dietro al fenomeno, e che anzi i proibizionismi da un lato non facciano che aumentare la voglia di trasgressione (non a caso i dati sul consumo sono in continua crescita, ma nessuno pare farci caso) e dall’altro favoriscano il traffico illegale che tanto aiuta la malavita organizzata. Non sarebbe il caso di tentare con una strategia diversa? Che non significa certo legalizzazione (ci sono tante vie di mezzo fra proibizionismo e legalizzazione) ma soprattutto significa un atteggiamento meno “paternalistico” e più consapevole che si è di fronte a fenomeni sociali complessi, che richiedono approcci sulle cause, e non un semplice divieto.
San Marino, 19 aprile 2011
                                Alternativa Giovanile

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