Da San Marino fino al Vibonese. Giuseppe Baglivo, Gazzetta del Sud

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Da San Marino fino al Vibonese Gli insospettabili finiti
nella rete

Ieri il direttore generale dell’Ato4 ha
rassegnato le sue dimissioni

Giuseppe Baglivo
Si chiama “Decollo money” il terzo filone investigativo
sull’attività di riciclaggio del denaro provento del narcotraffico
internazionale gestito da Vincenzo Barbieri, freddato a colpi d’arma da fuoco il
12 marzo scorso a San Calogero. Terzo filone, poiché già il 27 gennaio scorso e
poi il 7 aprile il pm della Dda di Catanzaro, Salvatore Curcio, aveva acceso i
riflettori sugli investimenti da capogiro che il narcotrafficante – nato a
Limbadi, residente per anni a Calimera di San Calogero, quindi trasferitosi a
Bologna dopo aver espiato la pena rimediata nel primo processo “Decollo” – aveva
compiuto in Calabria ed in Emilia servendosi di presunti prestanomi, il più
delle volte insospettabili. Ed anche questa volta, quanto ad insospettabili, le
sorprese non mancano.
Fra le persone raggiunte da ordinanza di custodia cautelare in
carcere, con le accuse di concorso in riciclaggio e reimpiego di denaro di
provenienza illecita, ci sono infatti l’avvocato Salvatore Lubiana ed il
commercialista Domenico Lubiana, rispettivamente di 56 e 55 anni, titolari di
uno studio legale e tributario a Nicotera. Salvatore Lubiana, a seguito
dell’arresto, ha dato le dimissioni dall’Ato 4 di Vibo, ente di cui era
direttore generale. Fra le persone arrestate figura poi Domenico Macrì, 65 anni,
originario di Nicotera, residente a Città di Castello, provincia di Perugia, fra
i più autorevoli esponenti del Grande Oriente d’Italia, la più importante
comunione massonica italiana. Esponente di prestigio anche del Lions Club,
Domenico Macrì all’interno della massoneria del Goi ha ricoperto le cariche di
“Grande ufficiale” e “Gran Cerimoniere”. Arrestata pure la compagna di Macrì,
vale a dire Barbara Gabba, 46 anni, di Roma.
Gabba e Macrì, secondo la Dda, in concorso con i due Lubiana,
avrebbero proposto al direttore del Credito Sammarinese, Valter Vendemini
(arrestato l’8 luglio scorso, ai domiciliari dal 23 luglio e ieri colpito da un
nuovo ordine di cattura), un nuovo cliente capace di depositare nella banca di
San Marino 15 milioni di euro, cioè Vincenzo Barbieri. Tale operazione bancaria,
unitamente alle dichiarazioni fatte da Vendemini ai magistrati l’8 ed il 15
luglio scorso, ha portato ieri pure all’arresto di Lucio Amati, grosso
imprenditore sammarinese che nel 2005 aveva fondato la banca. Amati attualmente
è fra l’altro ambasciatore della Repubblica di San Marino in India. In carcere è
quindi finito il genero di Barbieri, il 36enne Giorgio Galiano, di Vibo, già
coinvolto nel 1999 nell’operazione antidroga “Martiri D’Ungheria” ed attualmente
sotto processo a Vibo per usura nell’ambito del processo scaturito
dall’operazione denominata “Pinocchio”. Galiano avrebbe acceso al Credito
Sammarinese due conti correnti su cui, attraverso bonifici bancari effettuati da
Barbieri, sarebbero confluiti lo scorso 24 gennaio oltre un milione di euro,
somma reimpiegata per la sottoscrizione di certificati di deposito pari a un
milione e 200mila euro.
Con l’accusa di aver partecipato alle operazioni finanziarie è
stato poi arrestato Luca Bressi, 35 anni, originario di Catanzaro, ma residente
a Bologna. Il compenso per tali “operazioni”, necessarie secondo gli inquirenti
per dissimulare la provenienza illecita del denaro, sarebbe stato pattuito con
Vendemini, Amati, i due Lubiana, Macrì e Gabba attraverso una provvigione in
loro favore del 2 per cento (300mila euro) sul versamento complessivo di 15
milioni di euro. Tutti i reati sono aggravati dall’art. 7 della legge antimafia
e sarebbero stati commessi dal 2009 all’8 luglio scorso. In manette con l’accusa
di detenzione di una pistola con matricola abrasa è, infine, finito Francesco
Barbieri, 23 anni, figlio dell’assassinato Vincenzo.

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