David Oddone, L’Informazione di San Marino. Intervista a Gabriele Gatti

David Oddone, L’Informazione di San Marino. Intervista a Gabriele Gatti

L’INFORMAZIONE DI SAN MARINO (Venerdì 29 giugno 2012)

Gabriele Gatti annuncia: “non mi candidero’ alle prossime elezioni”

Sulla tenuta del governo: “Non si arriva a fine legislatura”   

David Oddone

Intervista ad un politico di lungo corso, Gabriele
Gatti
, che affida a queste pagine ed a questo giornale il suo addio alla
politica, almeno dagli scranni del consiglio grande e generale. Un fatto clamoroso
ed epocale, capace di innescare meccanismi non ancora comprensibili in questo
momento. Gatti annuncia anche che l’attuale governo non arriverò a fine
legislatura e svela i possibili nuovi scenari.

Onorevole Gatti, partiamo da un
commento sulla riforma tributaria sulla quale potrebbe fi- nire l’avventura del
Patto.
“La riforma tributaria è necessaria per San Marino ma ci sono due aspetti
che io ritengo prioritari. Il primo è che essa non può andare contro le
categorie economiche e sociali, dunque contro il Paese. E’ necessario dunque
trovare delle sintesi e una intesa. Lo vedo come un passo necessario. So che non
è possibile che possa andare bene a tutti, ma non possiamo avere una riforma
calata dall’alto come in questo caso. Il secondo aspetto è che la riforma
tributaria rappresenta in questo momento uno strumento per lo sviluppo e deve
essere vista come una ulteriore possibilità per attirare investimenti a San
Marino. Non può avere per modello Paesi con 60 milioni abitanti, ma deve essere
su misura per un Paese piccolo, come il nostro, che ha bisogno di attrarre
investimenti. Per come è oggi, nutro grosse riserve”.

Mi sembra di capire
dunque che lei la riforma non la voterà. E così?
“Guardi, sul voto non mi
esprimo, ma ho già espresso la mia posizione al consiglio centrale del mio
partito. In ogni caso credo che prima di portare in Consiglio la riforma debba
esserci un ulteriore confronto con le categorie e col sindacato. Si tratta di
uno strumento troppo importante, non stiamo mica parlando di una leggina”.

C’è
dunque il reale rischio di un forte scontro sociale?
“Guardi, le rispondo
dicendo che la situazione del Paese è drammatica veramente. San Marino ha avuto
i problemi che tutti conosciamo. Aziende che chiudono o che licenziano e la
black list. Il settore bancario-finanziario è in gravissima difficoltà. Se noi facciamo
una riforma solo per raccogliere più danaro, corriamo il rischio paradossale di
trovarci alla fine senza maggiori entrate. Mi ripeto: la riforma deve avere come
obiettivi l’uguaglianza, ma deve anche garantire la possibilità di attrarre
nuovi investimenti. E’ questo il discorso primario in questo momento di
difficoltà”.

Strappo inevitabile dunque sulla riforma fiscale? “Rispondo
dicendole che non ci sono in questo momento le condizioni per votare un
provvedimento come questo”.

Come è stato il suo rapporto con Tremonti quando
eravate entrambi ministri?
“Tremonti? Nel 2002 con lui ho firmato l’accordo
contro le doppie imposizioni. Nel 2009 abbiamo firmato l’accordo di
cooperazione economico e finanziario e parafato l’accordo di modifica contro le
doppie imposizioni. La legislatura era partita con un rapporto di difficoltà,
ma nella consapevolezza che si doveva e si poteva trovare una sintesi. Certo c’è
stata la crisi che ha cambiato un po’ le carte in tavola ed ha poi portato ad
una lotta contro i piccoli Paesi. Ma credo che soprattutto alla fine abbia
inciso nelle cattive relazioni con l’Italia la volontà di utilizzare Roma e le
relazioni esterne, per mere beghe politiche e lotte intestine di potere a San
Marino. Invece che lavorare tutti insieme per il Paese si è provato a fare fuori
qualcuno che poteva risultare scomodo per qualcun altro e si è creata la
storiella che fossi io il problema tra Italia e Titano. Storiella offensiva per
tutti ed infondata come è stato poi dimostrato nei fatti. Tanto che gli ultimi
due anni e mezzo hanno portato a danni gravissimi. Il Paese ha bisogno degli
accordi con l’Italia. La recente firma è una cosa molto formale, visto che
siamo ancora in black list. Comunque credo che in questo momento soprattutto
sia necessario trovare immediatamente una intesa tra Banca Centrale di San
Marino e Bankitalia. Questo accordo va portato avanti ed è fondamentale”.

Traspare
un giudizio impietoso sulla politica estera. Che giudizio dà su Antonella
Mularoni?
“Ho sempre apprezzato Antonella Mularoni, ho collaborato con lei in
passato e lei ha fornito un apporto prezioso a Strasburgo. E’ un persona molto
preparata. Credo tuttavia che si sia lasciata influenzare da qualcuno attorno a
lei e si è poi trovata in difficoltà. In ogni caso il rapporto umano è buono: anche
se dico quello che penso, non c’è da parte mia alcuna volontà di rivalsa”.

E
un giudizio sul Patto?
“La critica che oggi faccio anche ad alcuni del mio
partito, del Patto e del governo è che sottovalutano la gravità di quello che
sta accadendo intorno a noi. Colgo dunque l’occasione per invitare tutti quanti
a lavorare insieme visto che il Paese non può permettersi di perdere tempo tra
battibecchi e personalismi”.

Che cosa ne pensa delle voci che raccontano di
politici sammarinesi che si recano presso procure italiane a raccontare gli “affari”
sammarinesi?
“Non ho elementi per parlare compiutamente di questo, ma di
emissari che vanno a Roma a parlare male di esponenti politici sammarinesi ce
ne sono ancora, glielo posso assicurare. Ripeto però che in una situazione
straordinaria come quella che stiamo vivendo oggi diventa necessario trovare
delle sintesi al nostro interno”.

Però non è certo colpa di chi eventualmente
si reca a Roma o in tribunale se San Marino è stata in questi anni al centro delle
maggiori indagini su frodi, riciclaggio e anche mafia. Che cose ne pensa?
“I
fatti degli ultimi anni rappresentano certamente un elemento estremamente
negativo per l’immagine di San Marino. Il Titano si è trovato di fronte ad un
cambiamento epocale. Nel 2000 sono stati firmati gli accordi Ocse ed è stata
fatta una lotta alla criminalità sulla quale credo siamo stati e siamo oggi
tutti d’accordo. Poi ci sono state vicende giudiziarie che hanno coinvolto
banche e aziende e che hanno danneggiato molto nostra sovranità. Non voglio entrare
nel merito di quanto fatto dall’autorità giudiziaria perché rispetto ovviamente
la sua autonomia, ma mi lasci dire che in alcuni casi ci sono state delle esagerazioni.
Sparare contro San Marino in molti casi è diventato quasi un fatto di normalità”.

Qualcuno dei soggetti coinvolti, ma anche chi non è stato toccato dalle
indagini della magistratura, concorda nel dire che la politica non ha difeso il
sistema. E’ vero secondo lei?
“La verità è che la politica si è trovata
spiazzata rispetto a certe situazioni. Quando sono finite in carcere alcune
persone che hanno avuto un ruolo importante a livello economico, la politica è rimasta
scioccata. Mi creda se le dico che è stato come prendere un pugno in faccia da
un pugile professionista, non so se rendo l’idea. L’effetto è stato terribile, poi
ci siamo abituati, ma ora è necessario uscire da questa situazione. E mi
permetto anche di suggerire la massima attenzione a dire certe cose ed a fare
di ogni erba un fascio, perché non si può combattere contro tutto e tutti. Io
credo che il nostro tessuto sia sano. San Marino nel passato ha lavorato nell’ambito
delle proprie regole che oggi sta modificando. Dunque non possiamo certo essere
criminalizzati tutti da un’opera di demolizione ad ampio raggio e che non fa
distinzioni”.

Crede che a San Marino ci siano state o ci siano collusioni consapevoli
fra uomini politici e di governo con le associazioni mafiose?
“Spero
proprio di no. Credo invece che la politica abbia certamente avuto
responsabilità nell’avere sottovalutato certi fenomeni. Quando c’è stato il
problema della truffa dei liquori, il caso ‘long drink’ e l’assedio della
Finanza, io ero segretario agli esteri. Le responsabilità della politica c’erano
eccome ma non certo perché noi fossimo conniventi, piuttosto perché probabilmente
avremmo dovuto controllare e vigilare con maggiore attenzione. Allora poi trovammo
le intese e gli accordi. Oggi forse le condizioni sono diverse e gli
interlocutori italiani sono altri e c’è certamente una maggiore difficoltà per
affrontare questi argomenti”.

Che cosa manca dunque a San Marino per uscire
dalla black list?
“Manca un progetto economico. Quando lo dico mi viene
risposto che il progetto è quello della trasparenza. Bene, io sono un sostenitore
accanito di questo, ho firmato fior di accordi che vanno proprio in questa
direzione. Ma non basta chiaramente: trasparenza e standard internazionali sono
una cosa assodata, ma ci vuole un progetto per fare certe cose. Cosa manca? Io
dico che dovremmo innanzitutto rendere questo Paese, sempre ovviamente nell’ambito
della trasparenza, meno burocratizzato in modo da aiutare e sostenere coloro
che vogliono fare impresa. Poi ci vuole la certezza del diritto. Dobbiamo dotarci
e gestire le nostre dogane, arrivare alla fatturazione elettronica. Poi sentiamo
la necessità di organismi che assistano l’impresa. Oggi vedo a San Marino
risposte fuori dai tempi dell’economia. Penso a strutture nuove e a quelle riforme
per rendere il Titano un polo più attrattivo. Prima la gente veniva qui per l’anonimato
bancario e societario e l’assenza di burocrazia. Oggi queste cose si sono perse
e ce ne vogliono delle altre per sostituirle. Nessuno vuole tornare indietro
ovviamente, ma ciò non toglie che San Marino deve pensare a qualcosa per
attirare gli investimenti”.

Non le pare però che tutte queste proposte e
idee potevano già essere realizzate? Non siamo fuori tempo massimo?
“Nel
2009 avevo già lavorato alla riforma fiscale a favore dell’impresa. Siamo
partiti con il tavolo tripartito come ricorderà tra governo, imprenditori e
sindacato. Il tavolo è fallito per colpa di tutti. Quella invece era ed è la
strada da percorrere. Nuove formule per assunzioni, flessibilità negli orari di
lavoro. Cerchiamo una sintesi tra lavoratori e sindacato, ma il bene più
importante è il lavoro e se le aziende chiudono diventa tutto inutile. Questa è
la strada maestra che va ripresa. Si deve ragionare con i tempi di oggi, essere
dunque essere seri e responsabili. Non si può scopiazzare l’Italia, ma forse sarebbe
meglio guardare ad altri Paesi nella Ue. Il decreto Mussoni ha cercato di dare
risposte. E’ un passo in avanti, ma è necessario andare ancora più avanti”.

E’
tutto molto interessante, ma resta il fatto che non si muove nulla e anche l’Italia
a parte un paio di foto e strette di mano non ci prende in considerazione. Perché
non siamo credibili? E’ un problema politico, di persone o cos’altro?
“Oggi
San Marino, e l’Italia lo deve confermare, ha pienamente le carte in regola sia
da un punto di vista normativo, che dei controlli e della attuazione delle norme.
Il Clo sta facendo un lavoro encomiabile, così come l’Aif. Cosa manca? Non
credo vi siano remore in Italia legate al passato o legate al fatto che il
Titano possa tornare ad essere una zona d’ombra. Al contrario dobbiamo essere
noi più attivi e capaci di rappresentare quanto è stato fatto. L’Italia ci
chiede come facciamo a vivere non facendo più certe cose. In realtà io credo il
problema sia tutto politico. Non voglio personalizzare quanto accade, ma appare
evidente che se qualcuno a un certo punto, dopo anni, non ottiene risultati e
va dicendo che si firma e non si è firmato, io mi sarei già assunto le mie
responsabilità. Qui invece si tira a campare. Ripeto comunque l’appello ad
essere uniti e a non denigrarci. La politica estera deve avere un’unica voce. E
la politica tutta deve trovare sintesi e unità. Faccio l’esempio della stampa.
Essa rappresenta le notizie e ciò che emerge da un Paese. Siamo noi quelli che
danno le informazioni. Se andiamo sulla stampa a dare notizie e informazioni
reali, essa non può non rappresentarle. Dobbiamo essere nazionalisti e
attaccati al nostro Paese”.

Lei ha voluto un po’ girarci intorno però dalle
sue parole emerge una chiara bocciatura dell’esperienza del Patto. E’ così?
“Appare
evidente che il Patto ha fallito gran parte dei suoi obiettivi, mi sembra ovvio
questo. Non sono stati normalizzati i rapporti con l’Italia dopo 4 anni, siamo
ancora in black list. Non è questione di denigrare il Patto, ma oggi il Patto
non esiste più per come era nato”.

Partecipa anche lei ai “brindisi” per la
nascita della nuova alleanza Dc-Psd?
“Guardi, io sono completamente d’accordo
di trovarci con il Psd, ma anche con altre forze credo vi siano punti
programmatici per unire il Paese. Il Partito socialista (Psrs e Nps, ndr) è
una notizia importante a San Marino. Non possiamo fare finta che non esista.
Anzi credo che Dc, Psd e Partito socialista rappresentino la base portante per
una alleanza che non deve portare però a esclusioni. In passato per esempio non
sono stato tenero con l’Upr, ma dire oggi che loro sono alternativi alla Dc mi
sembra una grossa sciocchezza. Guardo poi ai nuovi movimento come il Mics,
formato da imprenditori seri che mi sembra un interlocutore importante”.

In
questa sua disamina si è scordato di Ap… lapsus freudiano?
“Io
personalmente sono stato tra i fautori più convinti di una collaborazione fattiva
e politica con Ap. Devo dire che Ap a mio modo di vedere nell’ultimo periodo
sta personalizzando molto la politica e mi piace poco questa mania di ritenersi
sempre al di sopra degli altri. Non significa che sia un avversario, ma Ap
insieme ad altre forze deve trovare delle sintesi. Ribalto quanto accaduto fino
ad oggi e mi chiedo se fosse stata la
Dc due anni fa a chiedere la testa della Mularoni perché non
otteneva rapporti con Italia. Se lo avessimo fatto avremmo sbagliato. Come ha
sbagliato Ap quando ha chiesto la mia di testa. La Dc ed io però in quel caso
abbiamo fatto la scelta di fare comunque un passo indietro perché c’era da
difendere il Paese e anche il Patto stesso andava difeso. Questo per dire che Ap
è troppo intransigente in queste cose e vorrebbe la leadership e un po’ tutto
in pugno. Questo non è giusto”.

C’è il tempo per “ragionare” o oramai i
giochi sono fatti e restano solo le elezioni?
“Abbiamo davanti solo uno
scorcio di legislatura che terminerà certamente prima della scadenza naturale.
Bisogna pensare alle future coalizioni tenendo ben presente che il Paese è in
ginocchio e c’è bisogno di un governo che governi con le forze più
rappresentative. Deve esserci un progetto chiaro e numeri che diano stabilità. Penso
ad una maggioranza composta anche da 50 consiglieri. Il prossimo governo
comunque dovrà essere forte, stabile e rinnovato al di là delle norme”.

Alla
luce di queste sue ultime parole non posso non chiederle se si candiderà alle
prossime elezioni…
“Le rispondo di no, non mi candiderò più. Sono entrato
nel ’78 in Consiglio e sono sempre stata una persona molto attiva in politica con
ruoli importanti. In questo momento credo che il rinnovamento sia
indispensabile. Questa mia scelta di lasciare il Consiglio deriva dall’imbarazzo
che avrei di fronte ad una politica che vedo ansimante. Darò il mio contributo da
posizioni diverse”.

Senta, come sta il bilancio dello Stato? “Quando ero
segretario alle fi- nanze, qualche anno fa, avevo attivato nell’ultimo periodo
un monitoraggio settimanale sulla liquidità perché la situazione era difficile.
Ed oggi quella situazione è assolutamente peggiorata. Non sono in grado di
quantificarla numericamente, ma sicuramente la situazione è terribile. Qui non stiamo
parlando di un raffreddore, servono medicinali forti. Siamo in emergenza e
questo non è allarmismo, la gente la paura ce l’ha da sola senza che noi certe cose
le diciamo. Il problema oggi è essere consapevoli di questo per capire che cure
servono”.

A proposito, andremo alle prossime elezioni con questa legge elettorale?
“Quando l’abbiamo fatta avevano la motivazione e la necessità di una certa
stabilità e senza questa legge il governo sarebbe già caduto da tempo. Le
esigenze oggi sono altre, ma quella di cambiare la legge elettorale non è un
priorità adesso”.

Lei che ne ha viste tante nella sua vita politica, che ne
pensa di questa degenerazione di lettere anonime, dossier e indagini ai limiti
della legalità?
“La politica della denigrazione dell’avversario per
prenderne il posto non paga. Vedere alcuni personaggi che fanno solo
dossieraggio con calunnie e dietro anonimato è il frutto del tempo. C’è una
crisi generale che alimenta tutte queste cose. C’è chi non arriva a fine mese,
ci sono vicende drammatiche. Poi c’è il problema dell’autorevolezza e della
credibilità della classe politica. Si assiste allora a rivalse e ripicche anche
da parte di qualcuno che ritorna dal passato. Bisogna invece pensare a
governare il Paese e a non essere patetici”.

Ha ricucito con suo nipote dopo
la “litigata” dei giorni scorsi?
“Con mio nipote c’è un rapporto splendido
sia personale che politico. Lui è segretario politico della Dc e ha l’onere di
guidare una barca in un mare agitato che attraversa un momento molto difficile.
Non abbiamo comunque litigato: io ho detto che la situazione sammarinese è
drammatica, lui ha confermato in maniera più edulcorata”.

Che ne pensa delle
forze di polizia e dei problemi degli ultimi anni?
“I corpi di polizia
devono recuperare credibilità e autorevolezza. Noi al contrario non dobbiamo
dividerci in fazioni. Dobbiamo discutere per trovare una soluzione, e il tema
va certamente affrontato. E’ necessario rispettare i ruoli di tutti nella
consapevolezza di fare le riforme e portarle avanti. Troppe volte si discute
poi la decisione rimane ferma”.

Ma i nuovi vertici secondo lei dovranno
essere sammarinesi o italiani?
“Sono convinto che il futuro passi dai
sammarinesi che si devono riappropriare della macchina del proprio Stato.
Magari non possiamo farlo dall’oggi al domani ma i sammarinesi dovranno
dirigere i settori nevralgici di Pa, corpi polizia e il resto. Ciò presuppone
la formazione, accordi e tutto il resto naturalmente. In passato con l’Italia
abbiamo fatto accordi per formare diplomatici sammarinesi che oggi sono la base
portante della nostra diplomazia per esempio”.

Chiudiamo con argomenti più leggeri
ed una domanda sugli europei di calcio anche perché lei è tifosissimo. Come
finirà Italia-Germania? Tenga conto che i nostri lettori vedranno la sua
risposta a giochi già fatti e rischia la figuraccia…
“Confermo di essere ‘malato’
della Fiorentina.. per la partita di stasera visto che vanno di moda i
supplementari e i rigori dico che vincerà la nazionale italiana dopo una
battaglia dagli undici metri…”. E chissà che il pronostico di Gatti, se
azzeccato, non possa rilanciare i rapporti italo-sammarinesi anche se l’impressione
è che servirà ben altro. Inutile commentare oltre una intervista che parla da
sola e che come sempre quando parla il “gatto” nazionale è destinata a creare
fibrillazioni, scalpore e polemiche non solo all’interno delle mura del Monte.  

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