Documento Csu sul bilancio previsionale 2013

Documento Csu sul bilancio previsionale 2013

DOCUMENTO CSU SUL BILANCIO PREVISIONALE  2013
La Centrale Sindacale Unitaria, nel prendere atto della particolarità del momento in cui si colloca il Progetto di Legge per l’Esercizio Finanziario dell’anno 2013, dovuta al cambio di Esecutivo proprio nei tempi necessari alla presentazione ed alla discussione parlamentare di tale Legge, e comprendendo che il progetto sarà, con ogni probabilità, modificato ed integrato da parte del Governo entrante, ritiene importante, oltre alla conferma di tutto quanto già espresso nel Documento CSU n°41 del settembre scorso, fare le considerazioni che seguono.
– È altamente preoccupante, a nostro parere, il fatto che si vada consolidando un indebitamento in continua crescita, come dimostra la cifra del mutuo a pareggio (art.17) ben superiore a quello dello scorso esercizio, oltre alla non meglio precisata acquisizione di mezzi finanziari da parte dell’ISS (art.6), a fronte di una costante diminuzione delle entrate. Infatti, da un analisi fatta basandosi sulle principali relazioni istituzionali contabili, si evince che il debito pubblico è destinato a salire, fino a raggiungere circa 288 milioni nel 2015, cifra molto vicina all’intero bilancio dello Stato, al netto delle partite di giro.
– È evidente che questa Legge di Bilancio sconti la mancata approvazione della Riforma Tributaria, negoziata dalle OO.SS. dopo lo sciopero generale del giugno 2012. In questo senso si afferma che il testo allora concordato è una buona base di partenza perché tutti contribuiscano equamente al risanamento dei conti pubblici, ed alla destinazione di nuove risorse necessarie a far ripartire lo sviluppo e a rafforzare lo stato sociale del nostro Paese.
– È altrettanto preoccupante il fatto che nel progetto di Legge in oggetto non si intravedono adeguate misure atte a favorire la crescita e lo sviluppo, che sono le uniche ricette che possono ridare fiato alla nostra malridotta economia.
– In tal senso, si rende più che mai urgente una legge di bilancio che non si limiti a gestire le entrate e le uscite, ma che crei le condizioni necessarie ad arginare la costante perdita di posti di lavoro, puntando con vigore al rilancio dell’economia reale, abbandonando definitivamente quelle pratiche del passato che tanti problemi hanno creato e creano al nostro Paese. Progetto che non può limitarsi ai soli principi, ma che deve mettere in campo risorse concrete finalizzate al rilancio del lavoro.
– A questo proposito, la CSU ritiene indispensabile la realizzazione di un Fondo Straordinario per lo sviluppo, direttamente nella Legge di bilancio, con uno stanziamento di risorse atte al rilancio dell’economia reale esistente, oltre che a crearne di nuova.
– Nell’articolato, non abbiamo potuto fare a meno di notare che, a fronte di un abbattimento dei fondi previsti per tutte le componenti dello Stato (aziende autonome ecc.), vi sia invece un aumento, in confronto all’esercizio 2012, unicamente per l’Università (art. 8), senza che vi sia uno specifico progetto di rilancio della stessa. La CSU non è assolutamente contraria alla prospettiva di sviluppo di uno strumento fondamentale come l’Università, ma ritiene che, visto anche il momento di forte difficoltà dei conti dello Stato, tutti gli aumenti di spesa debbano essere fatti a fronte di progetti di crescita concreti.
– In merito all’imposta straordinaria sugli immobili, si riscontra come questa rischi di colpire in modo molto incidente i redditi, già sofferenti, dei lavoratori. Si propone quindi di innalzare la detrazione prevista dal progetto, attualmente di 150€, portandola, di fatto, ad una cifra che esenti la prima casa, ad esclusione di quelle di lusso, estendendo il provvedimento anche agli immobili non accatastati. La CSU ribadisce comunque che è necessario introdurre una vera e propria imposta patrimoniale, che non si limiti a considerare i soli immobili, ma che agisca includendo altre tipologie di beni e rendite finanziarie.
– L’imposta del 3% sui servizi, inserita nello scorso esercizio, è di fatto una contraddizione in termini, essendo per sua natura una sorta di IVA, in un regime dove l’IVA non c’è; di conseguenza non c’è nemmeno la possibilità di tracciarla per poterne verificare l’effettivo gettito, come specifica anche la Commissione di Controllo per la Finanza Pubblica. Allo stato attuale delle cose, tale imposta si riversa unicamente sull’utente finale. Ci risulta infatti che l’introito per le casse dello Stato sia stato molto minore del previsto, non creando un benefici per i conti pubblici. Se ne richiede, pertanto, la sospensione, in attesa del necessario passaggio al regime IVA.
– Per quanto riguarda il progetto SMAC (art. 23), riteniamo, anche al fine dell’utilità di questo strumento per giungere ad una maggiore convenienza per i consumatori e per contribuire ad accrescere il volano economico, nonché la trasparenza delle transazioni economiche e commerciali operate in Repubblica, che occorra, oltre che stanziare dei fondi, estendere obbligatoriamente a tutti gli operatori economici tale dispositivo. In tal senso la CSU ritiene che vada dato maggior vigore ed incidenza ad un organismo come l’Osservatorio Prezzi.
– La CSU afferma la sua forte contrarietà alla proroga dell’addizionale IGR del 15% (art. 24), in quanto la stessa colpisce in particolar modo i redditi dei lavoratori dipendenti, che hanno già subito una forte erosione dalla crisi in atto.
– In merito alla proroga delle disposizioni di cui all’Art. 37 della Legge n.200 del 2011, riteniamo poco credibile l’impegno dell’Esecutivo, in quanto le stesse disposizione avrebbero già dovuto essere in vigore dallo scorso giugno. In ogni caso la CSU ritiene intollerabile perseguire, anche per il 2013, con la tassazione diversificata dei redditi dei lavoratori, sulla base della loro residenza, e chiede ancora una volta e con forza, l’abolizione della “tassa etnica”, che ben poco lustro da al nostro Paese, attraverso l’abolizione dell’art. 56 della Legge di Bilancio 2011.
– Per quanto inerente invece alla proroga dell’imposta minima sul reddito (“minimum tax”), la CSU ritiene che la stessa sia, di fatto, un’ammissione di impotenza dello Stato, di fronte alla grande evasione/elusione fiscale presente nel nostro Paese da parte di categorie di lavoro autonomo. Si ritiene che tale norma debba essere transitoria e che debba lasciare il passo, in breve tempo, nell’ambito della necessaria riforma tributaria, ad un reale accertamento dei redditi percepiti dalle categorie sopra citate.
– Non possiamo che essere contrari alla proroga delle disposizioni in materia di Pubblico Impiego (art. 25), in quanto tale provvedimento, per stessa volontà del legislatore, ed avendo la caratteristica di straordinarietà, doveva essere limitato nel tempo. In questo modo, a parere della CSU, si vuole far passare per ordinario ciò che ordinario non è. È chiaro poi che eventuali modifiche, di questo o di altri disposti, debbano trovare soluzioni non in una legge di bilancio, ma nel proprio alveo naturale, che è il tavolo contrattuale del settore pubblico.
– Sempre nell’ambito della PA, relativamente a quanto previsto dalla Legge 188/2011 e successivo Decreto Delegato 27/2/2012 n° 13, nel quale si prevede che il Multieventi venga “inglobato” nel CONS, per quanto attiene allo specifico documento di bilancio, osserviamo come sia una operazione dalla efficacia quantomeno opinabile. Prevedere un controllo del CONS su tale struttura, si tradurrebbe, di fatto, nella più completa disponibilità della stessa in favore delle Federazioni Sportive, che già oggi hanno condizioni economiche molto favorevoli rispetto al resto dell’utenza. Ciò determinerà quindi minori entrate.
– In merito alla negoziazione dell’energia (trading energetico), come aspetto relativo all’AASS, è  essenziale capire come viene regolamentato e gestito, quale sia l’oggetto della negoziazione (diritti, Futures, Quote), come avvenga e evidenziare quali siano gli eventuali  rischi finanziari connessi con tale attività.
– Si ritiene essenziale scorporare la spesa corrente nelle sue varie voci, al fine di fare chiarezza sulla reale incidenza delle spese per il personale, rispetto al resto della stessa spesa.   
– Di fronte alla situazione occupazionale ed alla crisi persistente, si ritiene che gli stanziamenti stabiliti per gli strumenti di protezione sociale (art. 26) debbano essere adeguatamente aumentati, e non riproposti come nell’esercizio finanziario 2012.
– Non condividiamo il primo comma dell’art. 29, con il quale si dispone un ulteriore prelievo del 5% dal saldo della Cassa di Compensazione per le prestazioni socio-assistenziali, in quanto questo nasce con specifico riferimento al Fondo Assegni Familiari. È necessario salvaguardare la Cassa di Compensazione, dato che vengono prelevate somme importanti a causa dello sbilancio nell’utilizzo degli ammortizzatori sociali.
Si precisa altresì che da tale fondo si attinge, da sempre, anche per finanziare gli incentivi alle imprese che assumono dalla mobilità o accedono alla riqualificazione professionale. Tali incentivi dovrebbero essere posti a carico del Bilancio dello Stato, essendo di interesse pubblico, e non solo dei lavoratori del settore privato e dei relativi datori di lavoro, per cui non è sostenibile un ulteriore aggravio a carico della stessa Cassa di Compensazione. Inoltre, si rende necessario un confronto su quanto enunciato dal secondo comma, al fine di giungere ad una pianificazione del dispositivo.
– Nell’ambito della crescita della popolazione anziana del nostro Paese, e della conseguente crescita delle esigenze della stessa, che non possono essere cancellate dal periodo di crisi imperante, si richiede l’aumento dell’assegno di accompagnamento, dichiarandoci disponibili fin da ora a collaborare fattivamente per giungere ad una maggiore razionalizzazione delle erogazioni. Questo intervento urgente per i più bisognosi, tenendo ovviamente conto anche dei redditi dei familiari, conviventi o meno, si configura nell’ambito della “Carta dei Diritti delle Persone Anziane a tutela e valorizzazione del loro ruolo nella società” (legge n. 1 del 2008 approvata all’unanimità dal C.G. e G.).
– La situazione economica attuale, come sopra citato, sta producendo una preoccupante perdita di posti di lavoro, e ciò porta il fenomeno della disoccupazione a numeri sempre più pesanti ed in aumento costante. Se è ovvio che per sopperire a questa situazione vi è la forte necessità di creare nuovi posti di lavoro, è anche un dato di fatto che la maggiore difficoltà alla ricollocazione la vive chi è prossimo all’età pensionistica.  
– Pertanto, si ritiene necessario aprire un dibattito sull’uscita forzata dal mondo del lavoro di quei lavoratori la cui l’età anagrafica rappresenta un freno ulteriore all’inserimento lavorativo o al completamento dei percorsi professionali. Si propone quindi, anche con un provvedimento a carattere straordinario e temporaneo, senza che ciò gravi sulle giovani generazioni, di inserire nella legge in oggetto il concetto del prepensionamento.
– I soggetti interessati a tale intervento, potrebbero essere quei lavoratori che abbiano maturato almeno 35 anni di contribuzione, e lavorato ininterrottamente negli ultimi 20 anni, che abbiano usufruito, completandone l’intero ciclo, degli ammortizzatori sociali dopo aver perso il posto di lavoro non per propria volontà, e compiuto 55 anni di età, agendo sulla entità della prestazione nella fase che separa dall’età pensionistica.
– Inoltre, si potrebbe estendere la possibilità di prepensionamento a quei lavoratori esclusi dai processi produttivi per cause indipendenti dalla loro volontà e rientranti nell’età in cui è prevista la quota 100 (57/58/59 anni di età con rispettivamente 43/42/41 anni contributivi), senza l’applicazione dei disincentivi in percentuale previsti dalla norma vigente.
– Vanno apportate le seguenti modifiche alla Riforma Previdenziale e, nello specifico all’istituzione del sistema complementare (legge 191/2011):
▪ art.3 destinatari e modalità di adesione; per coloro che al momento dell’entrata in vigore della legge abbiano già compiuto i 50 anni, e decidano volontariamente di aderire, occorre stabilire che la parte datoriale debba versare la propria quota, parimenti al lavoratore, a FONDISS;
▪ occorre prevedere la possibilità di dedurre fiscalmente le quote volontarie versate per i familiari a carico;
▪ art.17 prestazioni; si chiede di aumentare dal 25% al 100% dell’integrazione speciale, di cui alla legge 38/2012, la liquidazione in conto capitale maturata per l’importo individuale al momento del pensionamento.
– Per fare fronte al momento economico sopra descritto, a parere della CSU si rende ormai improcrastinabile la realizzazione di un fondo di solidarietà, che possa rispondere a casi di forte indigenza familiare. Inoltre si ritiene necessario creare un fondo di garanzia dello Stato, finalizzato all’accensione di mutui o prestiti, per chi versa in condizioni di grave difficoltà economica.
– Altro dispositivo da mettere in campo, vista la difficoltà del momento, è la sospensione della quota capitaria, prevista dalla Legge 9/76 per i residenti in Repubblica. Questo in quanto è assurdo, in questo particolare momento storico, mettere ulteriormente in difficoltà le famiglie che già vivono il dramma della perdita del posto di lavoro, con conseguente abbattimento del reddito, con una tassa ulteriore.
– È necessario prevedere che parte delle risorse pubbliche incamerate siano destinate a progetti occupazionali per donne, uomini oltre i 50 anni e giovani fino a 35 anni.
– Si chiede altresì di inserire nella Legge di Bilancio un apposito articolo che impegni il Governo a dare attuazione ai punti previsti dall’ODG, approvato dal CGeG all’unanimità, relativo alla sottoscrizione del contratto di lavoro del settore industriale, tra CSU ed ANIS.
Va sottoscritto, anche per l’anno 2013, l’accordo sul drenaggio fiscale (fiscal drag).    
Centrale Sindacale Unitaria

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