Don Mangiarotti: “Il gioco delle tre tavolette, ovvero… come ti faccio sparire il bambino”

Don Mangiarotti: “Il gioco delle tre tavolette, ovvero… come ti faccio sparire il bambino”

Don Mangiarotti: “Il gioco delle tre tavolette, ovvero… come ti faccio sparire il bambino” 

Riflessioni in margine a una piccola “correzione”: quando le parole fanno più paura della realtà.

Leggendo il testo della proposta di risoluzione del Parlamento europeo che ha affrontato il problema dell’aborto, si fa una interessante scoperta: una volta soltanto compare il termine “bambino”, alle cui cure l’obiezione di coscienza sarebbe di ostacolo.

Certo, uno è meglio di zero, ma sembra che lui, il soggetto per il quale si chiede che l’eliminazione venga garantita per legge, non abbia molto posto nel rapporto Matic al Parlamento europeo.

Ma che dire quando ci si accorge che, nel testo approvato il 24 giugno scorso, questa parola viene cancellata? Un intruso, inutile, qualcuno che neppure si deve nominare.

Sarebbe interessante sapere se questa eliminazione è frutto del dibattito parlamentare o invece si è introdotta surrettiziamente nella versione definitiva.

Certo, qualunque sia la risposta quanto accaduto sembra grave e preoccupante.

Nel primo caso si avrebbe la conferma che l’eliminazione del “bambino” è veramente frutto della volontà di chi vorrebbe arrogarsi il diritto di creare un consenso e affrontare le sfide in materia di salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti su questioni così importanti come la difesa della vita di ogni uomo e il diritto di ognuno di vedere difesa la sua vita, per cui non basta un colpo di spugna per sentirci a posto.

E nell’altro caso, cioè di interventi estranei al dibattito parlamentare, saremmo in presenza di una volontà malvagia che agirebbe approfittando della distrazione dei più. 

Quello che comunque in sostanza è accaduto è che si ha persino paura di usare il nome reale del “bambino” per nascondere l’intenzione omicida (perché tale è) di una risoluzione che per essere accettata deve mascherarsi di difesa di diritti.

Non possiamo accettare che si possa impunemente cancellare la vita di un “bambino”, perché, per usare le parole di Oriana Fallaci: “Un figlio non è un dente cariato. Non lo si può estirpare come un dente e buttarlo nella pattumiera, tra il cotone sporco e le garze” [https://www.ilgiornale.it/news/interni/ti-pulirei-scarpe-lamore-inedito-secondo-fallaci-964662.html]. 

Esula dal suo ambito di applicazione affrontando temi quali la salute, l’educazione sessuale e la riproduzione, nonché l’aborto e l’istruzione, che sono competenze legislative degli Stati membri.

La relazione tratta l’aborto come un presunto diritto umano che non figura nella legislazione internazionale, il che viola la stessa Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e i principali trattati vincolanti, contraddicendo anche la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo e della Corte di giustizia dell’Unione europea.

Essa critica inoltre l’obiezione di coscienza degli operatori sanitari.

Nella relazione si individua altresì una manipolazione ideologica dei diritti umani, aventi natura universale e immutabile, attraverso un’influenza internazionale che erode la sovranità dei paesi, compromettendone la rispettiva legislazione.

La relazione minaccia la libertà, l’uguaglianza e la dignità delle donne, andando contro la loro stessa natura attraverso la dissociazione dell’identità dal sesso biologico.

Mediante un programma ideologico incentrato sul genere, la relazione presenta una donna isolata e vittimizzata, slegando la salute dalla vita e dando priorità a un benessere soggettivo che incoraggia le donne a rinunciare alla loro fertilità e alla maternità.

I 154 emendamenti al testo presentati intendono difendere la dignità delle donne nel rispetto assoluto della vita e la legge naturale come base e garanzia dell’esercizio della loro libertà e dei diritti umani”.

 

 

Don Gabriele Mangiarotti

 

 

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