Emiliano Liuzzi, Il Fatto Quotidiano. 3,6 milioni alla sede fantasma di San Marino

Emiliano Liuzzi, Il Fatto Quotidiano. 3,6 milioni alla sede fantasma di San Marino

Il Fatto Quotidiano

Il trattato di D’Alema

 Viale Mazzini e i 3,6 milioni alla sede fantasma di San Marino

Sprechi. Zero servizi e programmi, 60 dipendenti inutilizzati per un pubblico potenziale di 15.000 persone. Un altro milione lo mette lo Stato

Emiliano Liuzzi

 

C’è un paradiso che non è
solo fiscale, ma si chiama
anche Rai. Precisamente sede
di San Marino, una delle più
ambite sedi all’estero per chi
non ha troppa voglia di consumarsi
le scarpe sui marciapiedi
a cercare notizie e a fronte di
uno stipendio che si aggira sui
320 mila euro lordi ogni anno,
spese a piè di lista, auto, autista
e casa. Uno scherzo che costa a
viale Mazzini – attraverso le
casse dello Stato – 3 milioni e
600 mila euro, grazie a un trattato
internazionale ratificato
nel 1998 a firma dell’allora ministro
degli esteri, Massimo
D’Alema. Altri 900 mila euro ce
li mette lo stato del Titano. Per
una sede fantasma, nonostante
i 60 dipendenti, tra giornalisti,
impiegati e operatori: pochissimi
servizi prodotti, un bacino
potenziale di utenti di 15.000
persone, raccolta pubblicitaria
in caduta libera, i residenti effettivi
perché tutti gli altri vivono
altrove e lì conservano solo
la residenza fiscale. Il conto
in banca, per dirla senza giri di
parole.
Ma su questo fronte neppure
Mario Monti ha osato metterci
mano. E tutte le volte che qualcuno
del Pd prova a esaminare
la questione è messo a tacere.
Non sappiamo se sia l’effetto
D’Alema che, comunque, nel
partitone che fu rosso, ha ancora
un suo peso, o semplicemente
perché di accordo internazionale
si tratta. Resta una
spesa che appare spropositata,
se si contano lo scarso utilizzo
che ne fa la Rai stessa e le notizie
o i palinsesti che può produrre
quello che per numero di abitanti
è paragonabile a un paesello
di campagna.
D’ALTRO NDE il 23 ottobre
1987 venne firmato il primo accordo
in materia di collaborazione
radiotelevisiva tra la Repubblica
Italiana e la Repubblica
di San Marino, ratificato con
legge 9 aprile 1990: grazie a questa
norma il governo italiano e
la Repubblica di San Marino si
sono impegnate a costruire una
società di diritto sammarinese a capitale sociale misto fra la Rai
stessa e l’Eras, Ente per la radio
diffusione sammarinese. Scopo
della società mista è la gestione
in esclusiva del servizio pubblico
radio-televisivo nella Repubblica
di San Marino. Convenzione
che a dire il vero sarebbe
scaduta, ma che si rinnova
in maniera tacita. Accordo
firmato sotto forma di trattato
internazionale, appunto. Quasi
blindato. Non solo: il direttore
della sede viene pagato come un
corrispondente da Parigi o Berlino.
Con una differenza: non
produce quanto i loro colleghi.
Ma la Rai sarebbe il minimo. Il
via vai sammarinese si muove
fuori da ogni regola. Come
quando ci sono le elezioni. Arrivano
improbabili elettori dal
Sudamerica, dagli Stati Unito.
Dalla Francia. E sono in gita pagata
dai partiti. “Io non abito
qui, sono venuto per votare.
Non so niente. Non voglio dire
il nome del politico, diciamo
che c’è più di un partito dietro
l’organizzazione dei viaggi”,
disse uno dei cittadini residenti
all’estero al Fatto Quotidiano il
19 novembre dello scorso anno,
data dell’ultima elezioni. “Sono
alcuni partiti a occuparsi dei
viaggi. Noi non abbiamo soldi,
ma loro probabilmente hanno
pagato anche l’alloggio”.

IN ITALIA, secondo le leggi in
vigore (almeno per adesso) si
chiamerebbe voto di scambio.
Un reato. A San Marino tutto
avviene con molta naturalezza.
Per non parlare delle banche e
di quel segreto che resiste. Qui
la criminalità organizzata ripulisce
il denaro. Due mesi fa sono
state arrestate 24 persone. Nell’estate
del 2011, invece, dietro
le sbarre su richiesta della Dda
era finito il presidente del Credito
Sammarinese Lucio Amati
con l’accusa di riciclaggio. Con
la stessa accusa era stato arrestato
l’8 luglio anche Walter
Vendemini, direttore della
banca di Amati. Nella vicenda,
entrava la ‘ndrangheta calabrese
con Vincenzo Barbieri, ucciso
in un agguato nel 2011 a Vibo
Valentia, e il sodale Francesco
Ventrici. I due avrebbero aperto
un conto per il tramite dello
stesso Vendemini presso il Credito
Sammarinese intestato a
Barbieri, nonostante quest’ulti –
mo fosse già noto alle cronache,
ma soprattutto ai tribunali, come
affiliato delle ‘ndrine. I casi
di cronaca legati a questo tipo di
operazioni sono innumerevoli.
Ma al governo del piccolo stato
va bene così. Quando è il caso
negano. Altrimenti cercano di
fare di tutto per evitare che la
guardia di finanza possa mettere
il naso nella loro terra.

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