Francesca Biliotti, Smtv San Marino. Tre operatori, nodi irrisolti

Francesca Biliotti, Smtv San Marino. Tre operatori, nodi irrisolti

Smtv San Marino

Telefonia: nuovo governo chiamato a risolvere nodi irrisolti da anni


Uno dei problemi sono le antenne, ma tra operatori non c’è mai stato accordo

Francesca Biliotti

 

A luglio 2012 governo e Telecom Italia San Marino hanno rinnovato la convenzione, e dopo vent’anni sono state eliminate alcune condizioni capestro che allo Stato sammarinese costavano qualcosa come oltre 200mila euro l’anno. In base ai vecchi accordi infatti, era lo Stato a pagare l’affitto dell’immobile dove opera la società, società che fino all’anno scorso era l’unica a non pagare l’Igr. Ogni 5 anni i governi avrebbero potuto rivedere i termini della questione, ma tutto è rimasto invariato. Un altro corposo mancato introito, per lo Stato, è il rilascio di nuove concessioni nel settore telecomunicazioni: in altre realtà queste vengono pagate profumatamente, a San Marino sono gratis. Poi si paga un 4,5% degli introiti netti generati dal traffico telefonico. Anche questo potrebbe essere un termine da rivedere, ma la politica avrà la forza di azzerare tutto e far pagare qualcosa che tuttora è gratuita per chi già opera? L’ultimo concessionario, la San Marino Telecom, ossia Prima, deve soldi allo Stato sia per l’installazione delle 16 antenne sia per gli annuali canoni di concessione. Il 30 luglio 2012 è arrivato l’accordo transattivo tra governo e società, la SMT si è impegnata ad onorare i debiti, a partire da quest’anno. A proposito di antenne: la nota è dolente, sono in molti a sostenere che siano troppe, eppure la ricezione è quella che è. Ogni operatore ha i propri siti e usa solo i propri, per questo Tim, ad esempio, da Borgo in Città non funziona benissimo: la soluzione potrebbe essere unire le forze e potenziare i siti già esistenti, ma i vari operatori non hanno mai voluto, o potuto, trovare un accordo. Così ognuno lavora per sé. E altre antenne non sono state mai autorizzate dalla commissione congressuale, forse intimorita dalle troppe proteste

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