Francesca Michelotti sul caso ostetricia

Francesca Michelotti sul caso ostetricia

Negli ultimi mesi due nascituri sammarinesi sono deceduti negli ospedali di San Marino e Rimini ed uno è nato con un grave problema. Attorno a questa dolorosa sequenza è stato mantenuto un doveroso riserbo per rispettare la sofferenza delle famiglie, ma l’attenzione pubblica è rimasta vigile in attesa di saperne di più. Considerata l’estrema delicatezza della questione ci si attendeva che gli organismo competenti facessero luce sulle cause dell’accaduto con tempestività e solerzia, allo scopo di accertare eventuali responsabilità o disfunzioni e assumere le dovute contromisure, ma insieme senza dare adito a pericolosi allarmismi.

Questo alone di comprensibile riservatezza, mirata a non ingenerare sconcerto e sfiducia nei confronti del servizio sanitario pubblico in donne che stanno vivendo un momento delicatissimo della loro vita, è stato bruscamente spezzato da una intervista shock rilasciata alla Tribuna Sammarinese il 10 maggio scorso dal Direttore Generale dell’ISS. Nell’intervista la dottoressa Bianca Caruso ha illustrato sinteticamente i fatti e snocciolato con fredda efficienza i dati statistici relativi alla mortalità perinatale, giudicando quelli sammarinesi “un po’ allarmanti” e comunque tali da far “aprire inevitabilmente l’urgenza di considerare la sicurezza del punto nascita di San Marino a causa del piccolo numero di parti.”

La dottoressa Caruso scopre l’acqua calda perché la questione dei piccoli numeri caratterizza tutto il nostro sistema ospedaliero, e mentre insinua dubbi sulla sicurezza del reparto di ostertricia non sente l’esigenza di rassicurare le mamme in attesa che – sono certa – avranno letto le sue parole con l’angoscia nel cuore.

Ma perché preoccuparsi? Precisa anche di avere già ingaggiato un medico – ancora non specializzato – con esperienza in un ospedale da 16.000 parti all’anno. La carenza organica nel reparto di ostetricia e gli avvicendamenti lampo di medici precari (fino a otto medici diversi in dodici mesi) sono cosa nota alla quale la dottoressa Caruso – che aveva il potere di farlo e di farlo per tempo – non ha mai posto rimedio prima.

I medici ospedalieri avevano lanciato l’allarme già dall’anno scorso e si sono dovuti costituire in Associazione anche per invocare risposte concrete alle loro segnalazioni e per far udire la propria voce. Alcune di queste voci sono state però troppo esplicite nel manifestare il loro scontento verso la gestione dell’ISS e sono giunte all’orecchio del Segretario di Stato e del Direttore Generale i quali, invece di ascoltarle con umiltà e cercare un dialogo costruttivo, sembra abbiano scelto la strada della ritorsione. Ritorsione è una parola grossa, ma non si trovano altre giustificazioni plausibili all’attacco frontale che è stato sferrato contro il punto nascita di San Marino e contro il suo staff operativo. Giova ricordare infatti che il Direttore di Ginecologia e Ostetricia riveste anche il ruolo di Presidente della Associazione Sammarinese Medici Ospedalieri e quindi è il medico più esposto al rischio di ritorsioni.

Nella stessa intervista la dottoressa Caruso preannunciava tre audit per indagare le cause di quanto accaduto. Ci chiediamo intanto perché così in ritardo, visto che lo scrupolo di conoscere i fatti sarebbe dovuto insorgere in lei e nel Segretario di Stato Francesco Mussoni subito dopo il primo evento infausto. Poi ci chiediamo perché abbia ingaggiato per gli audit ‘esperti esterni’ in aperto conflitto di interesse per i fatti su cui si deve fare chiarezza. Mercoledì scorso 1° giugno l’Associazione Sammarinese Medici Ospedalieri ha espresso pubblicamente la sua solidarietà al Direttore e ai colleghi dell’unità di ostetricia e ginecologia. Non l’avesse mai fatto! Lunedì è partita l’ennesima stoccata: il Comitato Esecutivo, cioè la triade direttiva dell’ISS di cui fa parte anche il Direttore Generale, in un comunicato stampa di finta conciliazione ha di fatto rivendicato il proprio legittimo potere di ispezione e controllo attraverso l’audit, e ha bacchettato il personale medico invitandolo a non sottrarvisi, accusandolo implicitamente e infondatamente di reticenza o ostilità agli audit programmati.

Perché tanto veleno? Perché il Direttore Generale sente la necessità di delegittimare i medici e non riesce a instaurare con loro un dialogo costruttivo senza ricorrere a umilianti insinuazioni pubbliche lanciate prima ancora di avere accertato i fatti, travolgendo tutto, rispettabilità, competenze, esperienze, e arrecando danni irreparabili alla fiducia che gli assistiti ripongono nei nostri servizi sanitari?

Non solo i medici hanno diritto a una verifica obiettiva, è il Paese che la reclama per sapere se quanto accaduto è frutto di errori o inefficienza del sistema, oppure di una inesorabile fatalità. La Direzione dell’ISS faccia il suo lavoro e si assuma le proprie responsabilità senza rappresaglie, senza precostituirsi comodi alibi e senza provocare ulteriori danni.    

Francesca Michelotti

Sinistra Unita

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