Gestione Centri estivi, lettera aperta al Segretario Morganti

Gestione Centri estivi, lettera aperta al Segretario Morganti

Gentilissimo Segretario Morganti,

chi le scrive è una mamma di un bimbo che frequenta la scuola dell’infanzia.

Puntualmente, da qualche tempo a questa parte, a ridosso del termine dell’anno scolastico noi genitori ci ritroviamo ad apprendere le novità riguardanti i centri estivi pregando che non siano stati rivoluzionati in virtù dei continui tagli. Ma sembra proprio che, anche per l’estate 2016, sia stata presa nuovamente questa direzione, ed è per questo che esprimo la mia preoccupazione.

Da quanto appreso, si garantirà la permanenza pomeridiana ai centri estivi solo al raggiungimento di un numero minimo di 16 partecipanti. Se così fosse, purtroppo, si discriminerebbero ancora una volta quelle famiglie che non hanno altre alternative. Mi rendo conto che tenere aperta una struttura per pochi bambini è un costo ma comunque non ritengo accettabile, come mamma e cittadina, che venga tagliato questo servizio senza tenere conto dell’effettiva necessità dei genitori, anche nel caso i bambini fossero solo due. Ci troviamo continuamente a cercare soluzioni in base alle esigenze della scuola quando invece dovrebbe essere la scuola, in questo caso i centri estivi, un aiuto per le famiglie e non un disagio. Ma forse è un problema culturale perché fino a quando per le Istituzioni questo servizio sarà considerato un “badaggio” sarà difficile trovare soluzioni che vadano a tutelare le esigenze familiari.

Personalmente  Segretario, sarei molto più felice di stare a casa con mio figlio il pomeriggio, ma siccome sono tra le fortunate che possiedono ancora un lavoro, vorrei essere messa nelle condizioni di poterlo svolgere senza creare continui disagi a colleghi e datori di lavoro: in fondo è con le tasse che paghiamo anche servizi come questi!

Inoltre, nel mio caso specifico (ma sono certa che la mia situazione rispecchia quella di tanti altri genitori) mi trovo da sola a provvedere al sostentamento di mio figlio e non ci sono politiche familiari che mi permettono di stare a casa. Quindi non ho altra scelta.

Già nel 2015 è stata tolta la possibilità di entrata pomeridiana. Quest’anno invece se non si raggiungerà il numero minimo (e visto il numero di disoccupati questo accadrà al 99,9%) mi ritroverei a pagare per intero un servizio incompleto.

Non è più accettabile veder considerare i nostri figli come numeri e costi da tagliare: gli sprechi sono altrove! Deve essere invece intoccabile il diritto a un buon servizio e strutture adeguate .

Eravamo quasi in 3000 con la raccolta firme a ricordarglielo non più di due anni fa. In un paese migliore problemi di questo tipo non dovrebbero nemmeno esistere, ma non è questo il caso.

Finché si vedranno Sanità e Istruzione come settori su cui tagliare e non investire, difficilmente il paese si risolleverà.  In conclusione le chiedo di rivedere quest’ultimo cambiamento che metterebbe in seria difficoltà le famiglie che ne hanno più necessità e che non hanno alternative.

Le porgo i miei cordiali saluti.

Silvia Cesarini

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