Gian Marco Chiocci, Il Giornale, Ricucci e la triangolazione su San Marino

Gian Marco Chiocci, Il Giornale, Ricucci e la triangolazione su San Marino

Il Giornale
«Così il pm Toro bloccò l’informativa su Consorte»

articolo di Gian Marco Chiocci

I verbali di un colonnello della Gdf agli atti del processo sulle «talpe» di Ricucci L’ufficiale: il giudice ci chiese di «edulcorare» le accuse sul presidente di Unipol

Il clan Balducci e il segreto d’indagine violato. Le fughe di notizie agli amici del figlio e gli accertamenti negati ai carabinieri del Noe. Le accuse nei suoi confronti verbalizzate dai suoi pm e i sospetti, gravi, dei colleghi di Firenze e Perugia. Sull’ormai ex procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro, travolto dalle intercettazioni dell’inchiesta «Grandi Eventi» e indagato per rivelazione di segreto d’ufficio, favoreggiamento e corruzione, c’è poco altro da dire. Gli accertamenti, qui in Umbria, continuano. E si concentrano essenzialmente sul suo ruolo di presunta «talpa» della procura capitolina. Un ruolo, ricorda oggi un inquirente, di cui già si sospettò quattro anni fa quando Toro venne indagato sempre a Perugia per concorso in violazione del segreto d’ufficio (la vicenda era quella del tentativo di scalata Unipol alla Bnl) insieme all’allora presidente di Unipol Giovanni Consorte e all’ex presidente del tribunale di sorveglianza di Milano, Francesco Castellano. L’accusa, poi archiviata, era che Toro avesse spifferato a Castellano informazioni sulla denuncia fatta dal Banco di Bilbao contro Unipol, informazioni girate dal giudice a Consorte.

LA BOZZA D’ACCUSA

Se oggi se ne riparla è perché certe «analogie», a Perugia, potrebbero divenire meritevoli di approfondimento. E perché, per la prima volta, vedono la luce gli atti del curioso procedimento (continuamente rinviato) che ha per imputato a Roma il colonnello Antonio Carano, l’ufficiale della Gdf indicato dalla procura di Roma come la «talpa» di Ricucci, autore in tempi non sospetti di un’informativa su Consorte che a suo dire, e a detta di un altro collega ufficiale, venne prima «edulcorata» su indicazione del procuratore aggiunto e poi scomparve del tutto dal fascicolo romano, per confluire nel processo Toro-Castellano. In una memoria Carano rivela: «L’informativa su Consorte, dove si configuravano gravi responsabilità penali a carico del presidente di Unipol per i reati di aggiotaggio informativo e ostacolo all’attività di vigilanza (…) tracciava le linee operative per lo sviluppo delle indagini: la bontà delle conclusioni cui eravamo pervenuti trova conferma nelle stesse indagini svolte dalla procura di Milano a carico di Consorte, che dopo due anni di accertamenti è giunta alle nostre stesse conclusioni e soprattutto con le stesse argomentazioni». Consorte da settembre è sotto processo a Milano. Così come a Roma, per una banale frase intercettata («ci sono novità?» chiede Ricucci a Carano che lo frequentava per spillare notizie sulle scalate) è sotto processo il colonnello.


«CI SONO PROBLEMI…»

Il quale, a verbale, racconta così la vicenda dell’informativa «edulcorata» su Consorte: «L’ultimo atto che ho firmato nel novembre 2005, prima di lasciare il Valutario, è stata un’annotazione di pg firmata da me e dal capitano Salerno sulla scalata Unipol-Bnl (…). Il capitano mi disse che gli era stato riferito dal colonnello Buratti che avevano incontrato ostacoli in procura e di questa annotazione, dove configuravo l’aggiotaggio manipolativo e informativo a carico di Consorte e soci, non si è saputo più niente». Prosegue l’ufficiale: «Ricucci mi fece riferimento a due episodi che potevano avere sviluppi investigativi, uno riguardava i vari incontri di cui lui era a conoscenza con vertici Unipol… mi ricordo con esponenti di vertice della sinistra parlamentare, uno a piazza San Lorenzo in Lucina, presso lo studio di un deputato di cui ora non ricordo il nome». L’altro trattava di Della Valle («un prestito obbligazionario all’estero e una triangolazione su San Marino»).

L’INCONTRO DAL DEPUTATO

Tempo dopo il colonnello Carano chiese al capitano Salerno che fine avesse fatto l’informativa dalla quale emergevano discrasie evidenti tra gli acquisti delle azioni comunicate ufficialmente e quelle realmente comprate. La risposta fu che il colonnello Buratti, di ritorno dalla procura, avrebbe avuto l’indicazione da Toro di «edulcorare» la nota su Consorte. «Dopo averla letta – osserva Carano – l’aveva restituita agli ufficiali presenti dicendo che andava edulcorata». Buratti ha fatto invece presente che se la nota non confluì nel fascicolo fu perché era solo una bozza e in più il colonnello Amendola spiegò che le ipotesi sin lì formulate «erano basate solo su una parte della documentazione». Sia come sia, quell’informativa è svanita. E a proposito degli strascichi che ne sono seguiti, secondo il colonnello, andrebbe riletta l’intercettazione della procura di Potenza del 20 maggio 2006 tra Toro e il collega Barbieri dove l’aggiunto confessa che «sai, ho avuto due tentativi di accoltellamento pesanti alla schiena, uno tramite la finanza, che mi sono salvato, per fortuna, non so come…».

gianmarco.chiocci@ilgiornale.it

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