Gianni Ausenda (ANIS)

Gianni Ausenda (ANIS)

    R.S.M. 7 Marzo 2011
E’ di qualche giorno fa la sentenza del Tribunale che ha confermato in appello la condanna penale del “Responsabile della Sicurezza” della società Libra Industriale, che amministro,  ad una pena pecuniaria di 2.000 € circa per lesioni colpose.
Certamente non posso esimermi dall’esprimere al mio dipendente, infortunatosi, la mia totale ed incondizionata solidarietà per il danno subito. Purtroppo, nemmeno posso esimermi dall’esprimere pubblicamente alcune considerazioni che ritengo di interesse generale.
Premetto, che dopo l’infortunio il responsabile della sicurezza si è immediatamente licenziato. Ciò ha comportato che da parte nostra si sia dovuto ricercare un nuovo responsabile della produzione e della sicurezza, con tutta una serie di problemi legati all’individuazione ed alla formazione della persona più idonea. Per scelta, ed al fine di rendere più efficace la politica antinfortunistica che l’azienda che amministro persegue, in Libra Industriale il “Responsabile della Produzione”, che conosce meglio di chiunque altro i rischi del processo produttivo, deve assumere anche la veste di “Responsabile della Sicurezza”. Il fine è di garantire la massima efficacia dell’azione di prevenzione degli infortuni che avvengono nelle fasi produttive.  
Nel corso del giudizio, durato quasi quattro anni senza che si siano chiariti i dubbi sulle cause dell’infortunio, il nuovo responsabile della produzione e della sicurezza ha ulteriormente approfondito la sicurezza del processo produttivo; tant’è che in questo lasso di tempo non si sono verificati infortuni degni di nota.
Ora, dopo la pubblicazione della sentenza penale di condanna per il vecchio infortunio, benché completamente estraneo al fatto, anche il nuovo responsabile della produzione e della sicurezza ha rassegnato le dimissioni.
Quale motivazione ha semplicemente addotto di non volersi sporcare la fedina penale per lavorare e che a San marino non viene fatta alcuna distinzione tra le aziende che cercano di fare il massimo per la sicurezza rispetto a quelle che non fanno nulla. In entrambi i casi si viene condannati, a prescindere dagli effettivi profili di colpa e di buona volontà nel fare quanto umanamente possibile per ridurre il rischio di incidenti sul lavoro.
Credo che chiunque lavori in una azienda che produce, ed in particolar modo nel settore metalmeccanico, sia consapevole che il rischio di un incidente incombe anche per il verificarsi, talvolta, di fatti imprevedibili.
Le campagne mediatiche hanno portato evidentemente il Tribunale e l’opinione pubblica a ritenere sempre il datore di lavoro penalmente responsabile.
Permettetemi di dissentire e di segnalare questa anomalia tutta sammarinese ( forse frutto di una politica sindacale che preferiva le aziende “ Fatturiere” piuttosto che quelle produttive).
Mi chiedo se non sarebbe stato preferibile applicare sanzioni pecuniarie amministrative, anche più consistenti della sanzione penale di € 2.000 applicata nel caso che vi ho citato, riservando la condanna penale solo ai casi di effettiva ed evidente violazione delle prescrizioni antinfortunistiche.
Credo di dire questo anche nell’interesse dei lavoratori dipendenti. Sia nel caso di responsabilità amministrativa che penale dell’azienda si dovrebbe comunque far luogo al risarcimento del danno, e tutte le aziende che si rispettino assicurano i rischi derivanti dai processi produttivi. Ma, soprattutto, come nel nostro caso, la contestazione delle violazioni penali ci ha fatto perdere due responsabili della sicurezza molto bravi e preparati. Ora abbiamo diverse possibilità: chiudere l’azienda in attesa di trovare un nuovo responsabile ben preparato; nominare a responsabile della produzione, posto che si trovi chi è disponibile ad accettare i rischi di sanzione penale, una persona che non conosce i nostri impianti, i nostri  processi produttivi (ma, in attesa che questa persona si formi, i nostri dipendenti sarebbero esposti a maggiori rischi rispetto a quelli attuali). Oppure trovare un prestanome che si disinteressi della sicurezza e dietro stipendio si assuma i rischi della responsabilità penale.
Nessuna di queste soluzioni mi sembra sia di interesse dei dipendenti e dell’impresa che amministro. Credo sia giunto il momento che imprenditori e sindacati smettano di confrontarsi da dietro le barricate e che invece di fare la caccia a chi lavora ( in catena di montaggio o dietro una scrivania) inizino a stemperare i toni per rendere questo paese un luogo dove si possa fare impresa, nel massimo della sicurezza, ma senza correre il rischio, nonostante la buona volontà, di finire sul banco degli imputati.
Ed in questo percorso la politica deve avere il coraggio di valorizzare l’impresa, senza criminalizzare l’imprenditore.
 
San Marino lo capirà? forse, quando non avrà più aziende nel territorio, o forse è proprio quello che vuole!
Io capisco condannare “penalmente” un azienda in malafede, che non abbia mai fatto nulla o troppo poco per garantire ai propri dipendenti un ambiente di lavoro sicuro. Ma un’azienda che si è sempre adoperata per la sicurezza non merita di essere criminalizzata e, peggio, di avere i propri dirigenti criminalizzati.
Ing. Gianni Ausenda
PRESIDENTE LIBRA INDUSTRIALE SA

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