Giorgio Panariello. Comunicato

Giorgio Panariello. Comunicato

Nota per la Stampa
San Marino, 29 ottobre 2007/1707 d.F.R.

Giorgio Panariello a San Marino… fa del suo meglio
Dopo il tutto esaurito per lo spettacolo del 3 novembre.
Prosegue a gonfie vele la prevendita dei biglietti per la replica di domenica 4 novembre

Ultima settimana di prevendita per lo spettacolo di Giorgio Panariello a San Marino. Dopo il sold out della prima del 3 novembre si replica infatti anche domenica 4 novembre. L’inizio dello spettacolo previsto al Teatro Nuovo di Dogana, situato subito dopo il confine di stato, è previsto per le ore 21.30.
Un successo annunciato che trova grande soddisfazione negli organizzatori e nelle Segreteria di Stato per il Turismo, nella Segreteria di Stato per la Cultura e nell’Ufficio di Stato per il Turismo, che patrocinano lo spettacolo.

Per lo spettacolo di domenica sono rimasti ancora poco meno di 200 biglietti che possono essere acquistati presso l’Ufficio Informazioni della Repubblica di San Marino, innanzi a Piazza della Libertà nel cento storico di San Marino (tel. 0549.882914) ma è possibile trovare i tagliandi anche in riviera. Queste le prevendite:

Rimini 105 Stadium: tel. 0541 395698
Tabaccheria Pruccoli: tel. 0541 27656
Disco d’Oro Riccione: tel. 0541 692358
Unicorn Riccione: tel. 0549 953150

Lo show di Giorgio Panariello, uno degli artisti più amati dal pubblico, inserisce le due date sammarinesi all’interno della ricca tournee che sta toccando le principali città italiane tra cui Roma, Napoli, Firenze, Genova, Torino. Come ha spiegato Giorgio Panariello ieri sera nell’intervista a Fabio Fazio durante la trasmissione “Che tempo che fa” in onda su Rai 3), le due serate di San Marino sono il preambolo agli spettacoli che andranno in scena al teatro Smeraldo di Milano.

In attesa di incontrarlo sul palcoscenico di Dogana, abbiamo incontrato l’artista toscano in una pausa del suo spettacolo. Panariello ci ha raccontato un po’ della sua vita tra teatro e cinema. Ma non solo….

Intervista a Giorgio Panariello

Nel Borghese Gentiluomo di Molière si è scoperto un Giorgio Panariello che ben vestiva i panni di un attore classico. In quale veste ti senti meglio, quella comica o quella seria?
“Non penso di sentirmi indosso un ruolo piuttosto che un altro, mi ritengo un artista a 360°. È come se fossi uno strumento, un chitarrista quando suona non utilizza mai solo il fa o il mi, ma tutte e sette le corde, ecco io cerco di fare altrettanto. In America questo è normale, si passa da un ruolo drammatico ad uno comico, in Italia invece è più faticoso”.

In Faccio del mio meglio torni al teatro con un One man show, che è il meglio del tuo repertorio recente, ci saranno nuovi volti da conoscere?
“Lo definirei un lavoro work in progress, io mi porto dietro un paio di autori e nel pomeriggio quando non sappiano cosa fare, scriviamo delle cose nuove che poi provo in scena magari la sera stessa, in modo che quando arriveremo alla fine della tournèe, prevista per il periodo di Pasqua, avremo avuto il modo di provare il tutto e di aver pronto il repertorio di domani”.

Tu dici che Tornare in teatro per me è come tornare a casa chi trovi quando bussi, parenti e amici, o ogni volta un pubblico nuovo da conquistare?
“Intanto è un tornare al paese, nel luogo da dove sono partito. Non tutti sanno che io ho cominciato con il teatro, i miei personaggi sono nati lì, quindi posso dire che sono sicuramente per me diventati dei parenti. Questo spettacolo serve un po’ a tirare le somme, dopo sei anni convulsi di televisione, cinema, etc, a questo punto vorrei un attimo, guardarmi indietro, come dico all’inizio dello spettacolo, e vedere cosa abbiamo combinato in questi ultimi sei anni. Un punto e a capo da cui ripartire. Quindi è un tornare a casa, e ritrovare il pubblico dal vivo che è diventata la mia famiglia, perché vivo più con il pubblico che con la mia famiglia. Casa mia è il teatro, il cinema, la tv”.

Preferisci lavorare solo o in una squadra?
“Non faccio distinzioni in effetti, nel caso specifico è uno spettacolo che faccio assolutamente da solo, la ritengo una prova di coraggio rimanere sul palcoscenico per un’ora e mezzo, un bel allenamento. Quando però quando c’è da fare una cosa a teatro o in televisione preferisco avere la mia compagnia, e fare il capo comico.
Sicuramente lavorare da solo dà più adrenalina”.

Tu sei stato un grande mattatore del sabato sera, che differenza c’è tra il pubblico televisivo e quello teatrale?
“E’ lo stesso pubblico dipende cosa fai in televisione. Se tu in teatro porti le stesse cose che fai in tv, non viene a seguirti in teatro, ti guarda lì e basta. Quindi la sfida sta nell’avere la tv come cassa di risonanza, come mezzo per comunicare alla gente che tu esisti, ma se comunichi che sei solo un conduttore, il pubblico poi non ha voglia di continuare a venirti a vedere. Devi invece invogliarli, anche in una sera invernale dove sarebbe più comodo rimanere in casa, ad alzarsi e a venirti a vedere a teatro perché darai loro cose nuove e godibili”.

Vantaggi e svantaggi, passare da una platea enorme come quella di Sanremo, ad una più piccola, intima se vogliamo di un teatro…
“Lì beh certamente c’è una emozione diversa, ma il mio esercizio mentale è quello di pensare sempre di essere nel teatrino di provincia e non davanti alla platea di Sanremo. Cerco sempre di concentrarmi di essere davanti alla platea di un teatro che non davanti ai milioni di una platea televisiva. Tra l’altro gli spettacoli che ho fatto, da Torno sabato, a Il cielo è sempre più blu, li ho sempre fatti davanti ad un vasto pubblico presente, perché io amo avere il contatto diretto con loro”.

Hai parlato di teatro, televisione, ma manca il terzo amore che è il cinema… hai appena finito le riprese di SMS “Sotto mentite spoglie”, il cinema che parte riveste nella tua carriera?
“Il cinema l’ho sempre fatto in maniera molto distratta, ho fatto qualche film come attore e un paio come regista, riportando al cinema alcuni miei lavori teatrali, un po’ come stanno facendo adesso Aldo, Giovanni e Giacomo, con l’ultimo spettacolo. Tutto lì, non mi era mai interessato più di tanto. Poi, piano piano, lavorando con Leonardo Pieraccioni e adesso con Vincenzo Salemme, credo che il pubblico cinematografico non si libererà così presto di me. Spero ancora di farne altri, non come regista perché non lo sono, ma come attore. Il cinema mi appassiona davvero ma come vedi ho bisogno ogni tanto di ritornare alle origini con il teatro”.

Spesso si parla di scuola comica toscana, trovi che ci sia del vero? Oppure ogni talento è a sé e non dipende dalla “geografia”?
“Sai il toscano aiuta, è una lingua subito simpatica, non credo però che sia fondamentale, perché poi si ride con i romani, con i milanesi, con i torinesi, quindi la comicità non ha confini, non ha lingue, solo linguaggi. Il nostro è un modo di porsi simpatico, volgare, nel senso che viene direttamente dal volgo dal popolo, è un modo verace di far sorridere. Nasce spesso un immediato feeling con le persone alle quali ci rapportiamo e questo sicuramente aiuta”.

Trovi che Succo d’arancia, Vernice fresca e successivamente Aria Fresca – trasmissione di TMC che ha avuto un seguito da programma cult per i giovani – siano state in qualche modo uno Zelig ante litteram?
“Noi eravamo comunque figli di Drive in e Drive in era figlio di Non Stop ancora prima, quindi non è che abbiamo inventato una nuova filosofia. Credo che Aria fresca e Vernice fresca si siano collocati in un periodo molto particolare,
era un momento in cui non si credeva più nella comicità, tutti i programmi comici andavano male, si erano fossilizzati, il comico da due minuti non funzionava più. Questi tre programmi – interregionali a parte in un paio di occasioni su TMC – hanno ridato vita a questo tipo di trasmissioni e da lì forse sono in effetti venuti fuori grandi successi nazionali come Zelig.”

Come sono nati i tuoi personaggi?
“Prendo ispirazione dalla realtà ma i miei personaggi non sono mai esattamente così come poi li creo, c’è una sorta di filtro. Il mio modo di lavorare è simile al plasmare l’argilla, è una materia grezza che tu hai, dalla quale poi realizzi e tiri fuori una cosa nuova e tutta tua. Gli spunti vengono fuori dalla realtà. Diventano un po’ una sorta di Frankestein, un assemblaggio di tante caratteristiche che ho visto nella realtà e che alla fine formano magari un Merigo”.

Ce n’è uno a cui sei più affezionato?
“Mario il Bagnino, perché sono cresciuto in Versilia e mi ricorda la mia infanzia, con quel tipo di bagnino che oggi non c’è più, e poi è stato il mio primo personaggio di successo”.

Molti sono stati i personaggi televisivi e cinematografici di oggi che sono partiti con te seguendo poi strade diverse, Conti, Pieraccioni, Ceccherini e tutti gli altri, è rimasto qualcosa del legame di quei giorni?
“Siamo partiti insieme, poi qualcuno è andato un po’ più avanti, qualcuno fa un po’ più fatica, ma diciamo che alla fine “quelli che ce l’hanno fatta”, sono Massimo Ceccherini, che sta facendo di tutto per andare avanti e anche tutto per distruggersi, Leonardo Pieraccioni, Carlo Conti, che tra l’altro era la mia spalla … siamo nati insieme Carlo ed io, molti personaggi che io faccio sono nati a livello autorale insieme a lui, Walter Santillo, Baldini stesso che oggi lavora con Fiorello, questi sono quelli che sono sulla bocca di tutti. Poi ce ne sono altri che hanno fatto delle cose minori ma che sicuramente cresceranno e potranno avere le nostre stesse possibilità. Quando possiamo a Roma ci vediamo sempre, anche con Giovanni Veronesi, che non è partito con noi ma con il quale le strade si sono unite successivamente. Ricordiamo le nostre prime serate, il nostro impresario, le disavventure vissute con il sorriso e senza dramma, per questo alla fine ce l’abbiamo fatta”.

Quanto conta l’amicizia nella vita di Giorgio?
“Tantissimo, perché è così rara nel nostro ambiente. Nel caso di coloro di cui ti ho parlato prima, c’è una grande amicizia, sennò non ci andresti a cena insieme e non ci lavoreresti insieme. Perché due comici non si mettono insieme se non si vogliono bene”.

E quanto conta l’amore?
“E’ per amore che si fa questo mestiere, per amore nostro, del pubblico, delle persone che ci stanno accanto, che ci credono veramente, che nascono, crescono e soffrono insieme a te … è un grande gesto di amore, non è egoismo, alla base c’è l’amore. Avere accanto a te, in questo mestiere, una persona che ti ama, è fondamentale, perché ti dice le cose esattamente come sono, non ha filtri, non ha interessi personali, è puro amore. E quindi lo si fa anche per loro”.

Sanremo: il teatro e la televisione ti hanno portato fin lì, come giudichi la tua esperienza…
“Spero un giorno di venir giudicato per quello che ho fatto in totale non per le singole cose. Chi mi segue in maniera distratta si concentra su quello che sto facendo in quel preciso momento e non si accorge di quello che faccio nel frattempo. Mi piacerebbe che si pensasse a me come ad una persona che fa sempre esperienze diverse. Perché credo che ogni esperienza che faccio sia una singola perla di una intera collana che io sto cercando di realizzare”.

Bilancio di Sanremo?
“Credo di aver fatto un buon Sanremo, un ottimo Sanremo, per quello che mi è stato concesso di fare e con le possibilità che avevo. Un Sanremo al quale non avevo chiesto di amplificare la mia figura, ma che sarebbe servito solo a lanciare la musica leggera che lì veniva presentata. Probabilmente avrà sofferto lo show, avrà sofferto lo spettacolo, per la mancanza della scala e dei soliti fiori … Era uno Sanremo diverso, quello che io volevo fare, perché dopo un Sanremo di successo come quello di Paolo Bonolis, non si poteva che fare altro. Quello che mi è stato chiesto è questo e questo è quello che ho fatto. Ogni edizione ha le sue critiche, è da sempre così. L’importante è che il pubblico capisca che tu non li stai prendendo in giro, che lo stai facendo per loro, con onestà”.

Lo consideri un punto di arrivo?
“No, mentre per qualcuno è stato un punto di arrivo, per altri è stato un punto di partenza. Per me Sanremo è stato una delle molte cose che ho fatto, fa parte di una esperienza che io voglio fare, non vorrò mai avere un punto di arrivo, vorrei essere sempre in evoluzione. Non mi pongo questi problemi. Certo se io avessi puntato tutto su Sanremo adesso probabilmente avrei dei problemi ma io ho tantissimi progetti da realizzare e sui quali punto la mia attenzione”.

Testimonial Nintendo…
“Mi ha fatto molto piacere, mi sono sentito molto onorato di rappresentare in Italia questa grande società internazionale giapponese. Ma la cosa che mi ha convinto ad accettare è stata che, in accordo con l’azienda, una parte del mio cachet, andrà in beneficenza ad associazione di solidarietà che io sostengo da molto tempo come Lega del Filo d’oro, Lav, Emergency, Lega protezione del Cane e altre ancora”.

L’Ufficio Stampa e Comunicazione

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