Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza nei confronti delle donne, il messaggio della Reggenza di San Marino

Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza nei confronti delle donne, il messaggio della Reggenza di San Marino

Diffuso oggi a San Marino l’indirizzo di saluto della Reggenza, Maria Luisa Berti e Manuel Ciavatta, in occasione dell’udienza all’Authority per le Pari Opportunità nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza nei confronti delle donne.

“La Reggenza è particolarmente lieta di ricevere oggi in udienza l’Authority per le Pari Opportunità e tutti gli ospiti qui convenuti nell’ambito delle importanti iniziative promosse in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza nei confronti delle donne.

Ed è proprio con un ringraziamento che la Reggenza intende iniziare questo indirizzo di saluto: è, infatti, grazie all’impegno, alla sensibilità e alla dedizione di chi, come Voi, opera concretamente per rafforzare la tutela nei confronti delle donne vittime di violenza, che si contribuisce a prevenire e monitorare, con l’obiettivo che il fenomeno possa sempre più affievolirsi ed evitare alle donne sofferenze nell’anima e nel corpo.

Ma ancora nel 2022, nonostante gli sforzi e gli interventi, anche di natura normativa, la violenza sulle donne è ben lontana dall’essere sconfitta. Apprendiamo quotidianamente di episodi gravissimi, di notizie di cronaca terribili, di storie di violenza e di dolore che si ripetono in ogni parte del mondo. Sembra impensabile, ma anche i Paesi con una forte tradizione civile e di tutela dei diritti umani devono ancora oggi impegnarsi per fronteggiare queste gravi situazioni.

Ricordiamo che la violenza fisica è quella che tutti possiamo chiaramente riscontrare perché si palesa con segni sul corpo della vittima, ma sussiste anche una violenza velata, occulta, che a volte fa più male di quella fisica: si tratta dell’aggressione morale, delle umiliazioni, delle vessazioni di natura psicologica, economica, nell’ambito domestico, familiare, nell’ambito lavorativo e sociale.

L’emergenza pandemica prima e la situazione di profonda crisi economica poi non ha fatto che aumentarne i dati in maniera drammatica, ma talvolta ha anche costretto, o comunque indotto, le vittime sia a fare passi indietro nel denunciare le violenze che si consumano silenziosamente, sia a non avere la forza di allontanarsi da colui che ha provocato loro gravi sofferenze. Ed è importante che anche durante i procedimenti di accertamento di responsabilità penali di reati di violenza contro le donne, queste ultime possano sentirsi protette e sostenute e si possano evitare situazioni per effetto delle quali, per fugare ulteriori sofferenze nell’ambito di lunghi processi, decidono di rinunciare alle azioni penali.

Donne vittime di soprusi, compiuti e accettati in molte realtà, in quanto retaggio di una cultura ancestrale, che continua a tollerarli come normalità; una cultura nella quale le donne devono essere sottomesse e silenziose e che considera una vergogna la loro ribellione all’aggressione e alla violenza dei mariti o dei compagni.

Ma anche donne che vivono in contesti apparentemente evoluti e di emancipazione che allo stesso modo sono portate a tollerare vessazioni, in forme anche più subdole, pur di raggiungere successi.

Una violenza, dunque, da cui non è indenne nessun ceto sociale in quanto vede, sia tra le vittime sia tra i carnefici, persone non solo con bassi livelli di scolarizzazione e in condizioni meno abbienti, ma anche persone di elevata estrazione culturale ed economica.

Gli importanti strumenti rappresentati dalle Convenzioni internazionali in materia e le normative nazionali sempre più complete puntuali e rigorose, costituiscono progressi indubbiamente significativi per l’affermazione della libertà, della dignità e di un’autentica parità di diritti per tutte le donne.

Certamente, negli ultimi anni la comunità internazionale ha alzato l’attenzione sulle campagne di informazione e di sensibilizzazione, sulla presenza attiva sui territori di reti di sostegno e di protezione in favore delle donne, così come su una vera e propria educazione di genere che coinvolge sempre più i bambini e anche gli uomini.

Ma questo non basta. A buone leggi e buone pratiche, serve affiancare un progressivo cambiamento di mentalità, di attenzione e di responsabilità verso queste tematiche; serve chiedere con risolutezza la collaborazione e il coinvolgimento di tutti i cittadini, sin dai più piccoli, affinché tutti si sentano impegnati a portare avanti con impegno e convinzione questo percorso verso l’affermazione dei diritti di tutti e il rispetto dell’altro.

Il cambiamento culturale è la vera evoluzione delle nostre società.

Un mutamento che deve portare al rifiuto di ogni forma di violenza e di discriminazione di genere; ma al contempo veicolare anche un’educazione di genere, un’educazione ai sentimenti e al rispetto reciproco.

Come non riconoscere che le donne di tutto il mondo, pur nei diversi ruoli, sono i ‘perni’ che tengono unite le famiglie, le comunità e le Nazioni?
Sono loro, tra l’altro, che portano in grembo il dono prezioso della vita. Le istituzioni e gli Stati non possono abdicare all’impegno concreto in difesa dei diritti delle donne e a fare tutto il possibile per porre fine a queste terribili violazioni.
Le vittime sono spesso madri; e, quando una madre subisce violenze, sono poi vittime anche i figli, soprattutto se minori, testimoni delle ferite inferte, nel corpo e nell’anima, alla loro madre.

Chiediamoci quali potranno essere le ricadute sul percorso evolutivo di questi bambini, di questi giovani. Comprendiamo quanto importante sia il ruolo della famiglia in quanto deputata ad essere l’attore primario dell’educazione di ogni individuo.

Promozione della cultura del rispetto, dell’educazione al rispetto. Questi sono gli ‘strumenti’ più efficaci per poter attuare un concreto cambiamento, affinché nel futuro non si ripropongano, nelle nuove generazioni, quei modelli comportamentali e quegli stereotipi che possono indurre a perpetrare, ma soprattutto a giustificare, la violenza.

E in questo processo virtuoso anche il contributo e il ruolo degli uomini sono fondamentali.

La Reggenza auspica che sempre di più siano gli uomini che si pongono in prima linea per denunciare questo odioso fenomeno, favorendo così il radicamento di una sensibilità generalizzata.

Il pensiero della Reggenza va, altresì, ai giovani: sappiano, i giovani uomini, adoperarsi per salvaguardare e consolidare autentiche condizioni di parità, e sappiano, le giovani donne, poter sempre pretendere, da chiunque e in qualsiasi circostanza, il rispetto della loro dignità, della loro indipendenza, del loro essere.

La Reggenza si augura davvero che l’odierna ricorrenza non sia solo un momento celebrativo che qui inizia e qui termina. Ma piuttosto un momento di approfondimento e di riflessione continua per intraprendere prossime concrete iniziative, affinché nessuna donna debba più sentirsi sola, debba più soffrire a causa del suo essere donna, e perché nessun figlio debba vedere più la propria madre picchiata e umiliata dal proprio padre, patendo lui stesso gravi sofferenze.

In tutto questo, l’attività portata avanti dall’Authority per le Pari Opportunità è quanto mai preziosa, anzi fondamentale.

A voi tutti il nostro sentito ringraziamento e l’augurio di cuore di buon lavoro. La Reggenza è accanto a Voi”.

I Capitani Reggenti di San Marino
Maria Luisa Berti e Manuel Ciavatta

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