Guida forte per il Paese, oppure un Paese forte che vuole persone che lo possano guidare? Marco Podeschi

Guida forte per il Paese, oppure un Paese forte che vuole persone che lo possano guidare? Marco Podeschi

Contributo pubblicato su Tribuna il 14 febbraio 2016

Serve una guida forte per il Paese, oppure un Paese forte che vuole avere persone che lo possano guidare?

La riflessione lanciata da Stefano Ercolani e ripresa anche da un membro del Congresso di Stato è sempre suggestiva e può dare una soluzione ai numerosi problemi che affliggono San Marino.
Personalmente non credo sia un elemento risolutivo per i tanti elementi di debolezza che ha la Repubblica di San Marino in questa fase storica.
Avere un solo referente nei rapporti internazionali o nella gestione delle politiche interne non risolve i problemi alla radice, anzi rischia di essere un ulteriore elemento che indebolisce le nostre istituzioni e il sistema Paese.
Quando in un Paese il governo fa distinzioni con la maggioranza che lo sostiene, nella maggioranza si fanno distinzioni interne, all’interno del Congresso di Stato si fanno ulteriori distinzioni facendo intendere che più che una squadra ci sono 9 soliti impegnati in solitarie azioni personali per spingere la palla a canestro, mi viene da pensare il punto non sia avere o non avere una guida forte ma avere smarrito la capacità di fare squadra e lavorare per un obiettivo politico.
In qualsiasi azienda privata l’amministratore delegato, se vogliamo l’uomo forte, o un consiglio di amministrazione, se vogliamo un organismo pluralista, agiscono in presenza di informazioni, fanno pianificazione, stabiliscono obiettivi, valutano i risultati e se la persona o le persone chiamati a realizzarli falliscono, l’assemblea dei soci sostituisce le persone.
Questo in politica non accade e anzi spesso il politico tende a scaricare sul sistema o su altri i fattori di insuccesso. Ciò accade a San Marino come in ogni democrazia evoluta. Raramente ho ascoltato un politico ammettere fallimenti o addirittura decidere di ritirarsi per l’incapacità di raggiungere obbiettivi.
E’ mia modesta opinione che oggi più su chi e sull’aggettivo che qualifichi la guida del Paese sarebbe utile e risolvere i numerosi elementi di criticità del Paese, spesso espressi con chiarezza negli editoriali da Lei pubblicati su Tribuna.
Ci sono cose inspiegabili per un Paese che si definisce evoluto. La mancanza di dati per svolgere qualsiasi tipo di analisi e elaborare politiche per lo sviluppo del Paese. L’assoluta mancanza di pianificazione nelle politiche pubbliche e nella stesura del bilancio dello Stato. La burocrazia asfissiante, la produzione normativa confusa e a volte contradditoria con la quale cittadini e imprese si devono ogni giorno confrontare. La costrizione a logiche obsolete nella gestione dell’Amministrazione pubblica e di tanti settori strategici per il Paese.
Parliamo tutti di sviluppo e non riusciamo nemmeno, faccio un esempio eclatante, a offrire una colonnina di rifornimento a un automezzo elettrico che si avventura sulle strade sammarinesi.
Noi possiamo cambiare anche subito il nostro sistema istituzionale, nominare un primo ministro, cancellare tanti simulacri di pseudo democrazia ma non penso risolveremo nessuno dei problemi del Paese.
Oggi c’è necessità ricostruire una identità nazionale, edificare uno stato forte, aperto alla innovazioni, ma capace di costruire percorsi di sviluppo originali e non importati dalla vicina Italia o scimmiottati dall’estero usando l’abusata definizione di “internazionalizzazione”.
Più che di solisti servirebbe un team che con metodo e modestia potesse lavorare per fare uscire il Paese dalle secche di una crisi insidiosa e subdola, con decisioni veloci, scelte univoche e senso di responsabilità quando non si riesce a conseguire un obiettivo.
E’ una sfida che può raccogliere e vincere solo una persona forte? E’ il problema di una classe politica che nella sua totalità ha fallito? E’ l’elemento per mettere in discussione l’intera classe dirigente del Paese che in tutti i suoi settori, economia, finanza, giustizia, sicurezza, sanità, amministrazione pubblica si è dimostrata incapace di affrontare una fase storica così complessa e irta di incertezze?
Sinceramente non ho soluzioni o risposte ma intendo manifestarle pubblicamente questi miei dubbi che periodicamente mi assillano durante l’esercizio della mia attività istituzionale che un illustre politico definì con arguzia da “ruzzola palle”.
Con stima
Marco Podeschi

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