La Repubblica di San Marino è al minimo come credibilità. La speranza di un cambiamento col varo del nuovo governo uscito dalle elezioni del 9 novembre certamente ha avuto un colpo durissimo con la questione del consolato di Rimini per la vicenda Toniolo-Miraggio.
Il che non può che ripercuotersi sulla trattativa ancora aperta perché ancora rivela come sono precipitati il buon nome di San Marino ed anche la qualità dei politici.
I politici che nel novembre 2005 furono lì lì per firmare un accordo che riduceva San Marino a un lembo dello Stato italiano, stanno ora per firmare – c’è motivo per non sospettarlo? – un qualcosa di sostanzialmente simile. Per racimolare la maggioranza in Consiglio essi vanno promettendo – i furbissimi – che ciascuno dei 72 soggetti finanziari sammarinesi (a tanti si è arrivati fra banche, fiduciarie, eccetera, nonostante Re Nero, Varano, Lucignano, Alì Babà, eccetera) avrà a disposizione in ogni piazza d’Italia un banchetto per vendere polizze, fondi, trust, hedge funds,…. In barba, ovviamente, ai governanti romani, cornuti e mazziati.
Vedi articolo di Marino Cecchetti pubblicato anche su L’Informazione di San Marino.