La celebrazione dell’Arengo quest’anno coincide con un atto di
mistificazione dello spirito dell’Arengo stesso: uno sfregio all’istituto referendario. I referendum da
celebrare frequentemente e senza difficoltà, insomma alla Svizzera, avrebbero dovuto costituire, secondo Pietro Franciosi,
il naturale e permanente proseguimento dell’Arengo
stesso nel sistema democratico sammarinese.
I governanti a parole inneggiano all’Arengo, ma aborrono i referendum.
I governanti hanno fissato la data delle elezioni per i
referendum sull’Europa e sui beni statali, in modo da sfavorire la
partecipazione degli elettori, ed, addirittura, hanno
stoppato il primo dei due con
l’ausilio dei migliori azzeccagarbugli della ‘sapienza’ giuridica italiana.
Dispiace ancor più che di fronte a cotante vergognose decisioni, tacciano
quei giovani – si
fa per dire – che si accingono ad occupare le sedie del potere liberate
rottamando chi c’è.
Tacciono perché detti giovani non sono ‘giovani’. Non hanno dimostrato
di aver diritto di occupare quelle sedie avanzando, ad esempio, loro
proposte, alternative al fare dei vecchi. Tutto il loro impegno si
è esaurito nel far varare –
giocando furbescamente presso l’opinione pubblica sulla età anagrafica – una legge che fissa
un tetto ai tempi di occupazione di dette sedie.
Non c’è speranza, stando così le cose, che il sottobosco politico
affaristico che sta affondando il Paese come macina al collo, venga squarciato da
quel lampo di trasparenza, che invano, oltre ai sammarinesi, da tanto tempo aspettano anche Roma, Strasburgo, Bruxelles.