I problemi del lavoro sono i problemi del Paese. Civico10

I problemi del lavoro sono i problemi del Paese. Civico10

L’analisi condotta da USL e resa pubblica ieri, dai media, sul livello scolastico dei lavoratori sammarinesi, accende un vero e proprio faro su uno dei problemi di fondo del nostro mondo del lavoro e apre mille interrogativi su come fare per affrontarlo.

I dati mostrano chiaramente come nel settore pubblico, ma ancora di più nel settore privato, i laureati siano una piccola riserva indiana in mezzo ad una massa di lavoratori che si dividono fra licenza media e diploma di maturità.

La grave carenza di dialogo che negli anni si è consolidata fra mondo del lavoro e formazione, professionale e scolastica, è sicuramente uno dei fattori che hanno creato questa situazione, a cui si somma un settore privato fino ad oggi enormemente sbilanciato verso campi che non necessitano di particolari specializzazioni, quanto di forza lavoro generica.

Da quest’ultimo punto di vista si può considerare la crisi economica come un fattore positivo per la nostra economia, perché ci ha aperto al mondo e ha tagliato le gambe a tante aziende che non sono state in grado di internazionalizzarsi, o assumere quelle competenze che servono per ritagliarsi una propria nicchia di mercato.

Le recenti modifiche operative all’Ufficio del Lavoro e un’inizio di nuovo corso, con la limitatezza delle risorse a disposizione, del Centro di Formazione Professionale, hanno sicuramente iniziato ad accompagnare il processo di avvicinamento fra domanda e offerta, ma siamo convinti che ancora non basti.

L’assenza di una vera riforma del mercato del lavoro che vada in questo senso, annunciata per quattro lunghi anni e mai realizzata, mina alla base ogni tentativo di intervenire in maniera incisiva. Quindi questa deve essere una delle priorità del Governo che uscirà dalle urne di novembre.

Le proposte fatte da Civico10 in questi anni dall’opposizione, e praticamente mai colte, sono state innumerevoli e sono partite proprio dalla formazione, con la proposta di riforma del diritto allo studio che punta sulla formazione avanzata all’estero e su contributi maggiorati per chi decide di seguire corsi di studio utili per lo sviluppo dell’attuale sistema economico.

Non solo.

Fondamentale sarebbe una sempre maggiore collaborazione fra PA, Aziende e Sindacati nel compiere analisi di medio-lungo periodo sull’evoluzione del mercato, utili a formare o riconvertire la forza lavoro momentaneamente disoccupata e senza le necessarie competenze. Ma anche una concreta attività di indirizzo dello sviluppo economico del Paese, tramite politiche ad hoc, verso settori specifici da identificare, che rappresentino un valore aggiunto per il Paese, in termini etici, ecologici, tecnologici o ad alta intensità di capitale umano.

Si rischia poi di diventare prolissi ricordando il necessario e intenso lavoro che va condotto all’interno della Pubblica Amministrazione per renderla sempre più efficiente e business oriented.

A partire, crediamo, dalla creazione di un vero e proprio sportello unico per le imprese, idea lanciata più volte nel corso della scorsa legislatura, che ha più volte ricevuto l’apprezzamento di altri gruppi anche di maggioranza, ma non è mai stata messa in pratica.

Partiamo si, come denuncia USL, da una situazione critica, ma abbiamo tutte le carte in mano per rilanciare l’economia di questo minuscolo Paese in un’ottica di medio periodo, senza lavorare sempre e solo aspettando l’emergenza.

Ma per farlo serve coraggio, e serve la collaborazione di tutti nel superare piccole posizioni di rendita personali o privilegi acquisiti ormai anacronistici.

Civico10

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