Il benvenuto al Papa del Vescovo di San Marino Montefeltro

Il benvenuto al Papa del Vescovo di San Marino Montefeltro

Il Resto del Carlino: «Sarà una luce di speranza nel nostro difficile cammino» / L’intervento di Monsignor Luigi Negri

di LUIGI NEGRI *

NON CREDEVO fosse possibile un gesto di così grande misericordia ecclesiale e di grande preoccupazione per la nostra vita; non nascondo che questi sei anni del mio servizio episcopale alla Chiesa di San Marino-Montefeltro sono stati intensi e ricchi di tante e tante iniziative protese tutte a recuperare, in modo attuale, la grande tradizione cattolica che ha segnato per secoli la vita di queste terre. LA FEDE di questo popolo ha creato una cultura, la cultura ha creato una civiltà, una civiltà che non deve essere realizzata ma che certamente si pone nella storia di queste popolazioni come un evento realmente di grandissimo peso. Queste popolazioni hanno vissuto il quotidiano nell’orizzonte dell’eroico, per riprendere un’espressione significativa del Beato Giovanni Paolo II, e c’è una presenza di Cristo al suo essere, al suo permanere nella vita della Chiesa, al poterlo incontrare nella celebrazione dei Sacramenti, al poterlo testimoniare nella vita concreta della carità, delle famiglie, delle parrocchie. Questo popolo che affidava il cuore al mistero di Cristo nella fede sapeva, per questo, vivere la vita di tutti giorni in modo dignitoso ma forte; è tutta una grande epopea di dignità umana le cui ultime tracce ho ritrovato, con vera commozione, facendo una visita pastorale alle Parrocchie della Diocesi. MA MENTRE abbiamo fatto questo, abbiamo anche tentato di rivivere, in modo attuale, la grande tradizione ecclesiale e di immedesimarci anche nelle grandi esperienze di bellezza e di bene che questa tradizione ha fatto nascere. Penso a quelle straordinarie stagioni di iniziative caritative, di solidarietà anche sociale che sono nate qui, come a San Marino, nella vita delle Parrocchie. Penso alla nascita delle casse rurali o delle banche che hanno consentito a queste popolazioni di non cadere preda degli usurai o di non essere travolte, economicamente, dalle difficoltà ambientali o di stagione. QUESTAGRANDE tradizione, noi non possiamo non ammetterlo con grande sincerità, è andata in crisi; da un certo momento in poi, l’ ala fredda e nera della cultura del sospetto, o per dirla con più radicalità, la cultura della morte, ha ghermito anche queste popolazioni, ha tentato di strappare il loro cuore dalla fede. Le popolazioni di oggi, soprattutto le più giovani, non vivono con il cuore affidato a Cristo e alla Chiesa, vivono la propria esperienza umana in una situazione sostanzialmente di solitudine e individualista, nella quale e per la quale sono così spesso vittime delle manipolazioni, della mentalità anticattolica che ormai è diventata la caratteristica fondamentale della società in cui viviamo.

PERDUTA LA RICCHEZZA della fede c’è rimasta la debolezza e un popolo che rischia di soccombere a questa debolezza, debolezza nella concezione dell’uomo e della vita, quindi debolezza antropologica, debolezza etica, quasi incapacità ad assumersi la responsabilità del proprio destino, di fronte alla propria coscienza, di fronte agli altri: la crisi che sembra irreversibile della paternità e della maternità, la riduzione di ogni rapporto cominciando dai rapporti sessuali, anche se poi, allo stesso modo, si parla e si praticano i rapporti omosessuali solo ed esclusivamente dettati dal perseguimento del proprio benessere individuale. Questa debolezza deve essere certamente denunciata con chiarezza ma, soprattutto, bisogna avviare degli itinerari di educazione che consentano ai cristiani, e vorrei dire prima agli uomini del nostro tempo, di riscoprire la grandezza della domanda di senso che è il cuore di ogni uomo. Un atteggiamento di ricerca della verità con l’uso della ragione utilizzato in modo largo, come ci insegna quotidianamente Benedetto XVI, perché su questo cammino di ricerca possa fiorire, quando e come Dio vuole, l’annuncio della fede che compie questo cammino identificandosi nell’incontro fra fede e ragione, la grande ricchezza umana e cristiana del nostro tempo.

QUESTA È LA CHIESA ma, vorrei dire, anche questa è la società che attende Benedetto XVI, che incontrerà Benedetto XVI; i cristiani del Montefeltro porranno davanti al Papa i loro tentativi vissuti con molta generosità e anche le loro difficoltà e attendono dal Papa una parola chiarificatrice, correttiva, comunque confermatrice. Gli uomini di buona volontà ai quali il Papa parlerà con non minore chiarezza e con non minore decisione, io mi auguro che sentano tutto il fascino del proprio cammino umano, perché dentro questo cammino umano possano, in qualche modo, attendere la rivelazione di Gesù Cristo, il Verbo di Dio che si è fatto carne, per la salvezza e la liberazione dell’uomo di ogni tempo e quindi anche di questo tempo.

(* Vescovo di San Marino-Montefeltro) 

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