Il Resto del Carlino: dormiva nell’auto la vittima di Covignano. Leonardo Bernabini

Il Resto del Carlino: dormiva nell’auto la vittima di Covignano. Leonardo Bernabini

Il Resto del Carlino

GLI AMICI «DA TEMPO DORMIVA NELL’AUTO DAVANTI ALLE BEFANE»

«Una persona buonissima,
ma aveva problemi di soldi»
«NON E’ possibile…».

A Rivazzurra Fauto Betti, allo Shop mare di viale Regina Margherita 169 è incredulo. «Bernabini era un uomo buono, un persona sempra pronta ad ospitare tutti, un padre amorevole». Lui e sua moglie Cosetta Capano per tanti anni hanno vissuto accanto a Leonardo Bernabini. «Faceva il fotografo qui a fianco — racconta Cosetta— dove ora da diversi anni ci sono gli indiani. Era un uomo particolare, un po’ strampalato, ma una persona buona, anche troppo. Aveva un’abilità incredibile con le mani, sapeva fare tante cose».
Bernabini, si era separato dalla moglie una decina di anni fa, poco dopo era anche stato costretto a lasciare il negozio. Per un po’ quello era stato anche la sua casa. Si era messo a fare l’autista di autobus e di camion. Andava dove c’era da fare, spesso aveva guidato i bus che portano i ragazzi a ballare. Quest’estate, fino a 10 gionri fa, aveva lavorato all’Altro Mondo Studio’s, Faceva anche il tassista abusivo, dicono, davanti alle discoteche.
Si era ridotto a dormire in auto, nella sua Astra station wagon davanti alle Befane. E dentro l’auto in cui è morto aveva i suoi vestiti, i suoi beni, circa 500 euro, le cose per lavarsi e due telefonini, uno nuovo di zecca e uno che usava, a quanto pare, solo per lavoro. A Rimini aveva una sorella dalla quale spesso si faceva ospitare, quasi mai invece si faceva vedere dal fratello di Coriano. Tra le sue carte gli investigatori hanno trovato alcuni bonifici che aveva fatto ai suoi figli.
LA SUA Alfero l’aveva lasciata in fretta, la residenza però qualche anno fa l’aveva presa nella vecchia casa di famiglia dove vive l’anziana mamma Iolanda originaria del Riminese. E negli ultimi tempi Leonardo Bernabini spesso vi faceva tappa. La sua vita da sempre era stata concentrata nel Riminese, ma nella casetta di Alfero si fermava qualche volta anche a dormire. Qualcuno lo aveva visto alcuni giorni fa: un saluto alla vecchia madre poi via come al solito. Aveva abitato a Mondaino. Lì infatti papà Romildo, cantoniere in una strada provinciale si era trasferito per lavoro. Tra i suoi amici d’infanzia il sindaco di Verghereto Guido Guidi, compagno di classe alle scuole elementari. A lui si era rivolto un anno fa nella speranza di trovare un lavoro in zona: «Ci conoscevamo bene, sono senza parole — dice il primo cittadino—. Ha avuto una vita travagliata, aveva difficoltà economiche. Però si è sempre dato da fare, ha lavorato come meccanico, saldatore, per diversi anni anche in Iran dove si era trovato bene. Era dotato di una certa capacità manuale. Poi il negozio di fotografia a Rivazzurra. Un anno fa mi aveva chiesto di aiutarlo a trovare un lavoro qui da noi; avrebbe potuto abitare nella casa di famiglia».
DOPPIETTA
A fianco la calibro 12, con canne corte, usata dall’omicida che l’ha abbandonata a settecento metri dal luogo del delitto.
In basso il pubblico ministero che si sta occupando del caso, Davide Ercolani

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