‘Il silenzio dei retrogradi’. Claudio Mancini

‘Il silenzio dei retrogradi’. Claudio Mancini

“Il silenzio dei retrogradi”

Sono convinto che vi sia
una gran parte della popolazione
sammarinese
che, negli ultimi tempi, si
senta a disagio e cominci
a maturare la convinzione
di essere ormai antiquata,
retrograda, sorpassata
da una modernità incomprensibile
e inarrestabile.
Anche i politici che dicono
di ispirarsi ai valori
tradizionali non sembrano
più molto convinti e gareggiano
nel farsi paladini
dei “nuovi diritti”.

Le parole vengono a meno
come se la realtà sociale
ormai fosse diventata indecifrabile,
e le categorie
di cui ci si è sempre serviti
fossero d’un tratto
inutili, vecchie, obsolete. Stiamo parlando di fatti
molto elementari: il rispetto
delle persone, delle
istituzioni, della storia, la
possibilità di dichiararsi
pubblicamente cattolici
senza essere diffamati.
Ma soprattutto le nozioni
fondamentali apprese da
bambini ovvero che esistono
maschi e femmine,
che due più due fa quattro,
che il fuoco brucia,
che gli asini non volano e
tante altre ovvietà. Tutto
sembra essere in discussione,
come se la millenaria
esperienza di umanità
su cui eravamo tranquillamente
seduti d’un tratto
fosse venuta meno, sottratta
da quelle istituzioni
di cui dovremmo avere
fiducia: l’ONU, il Consiglio
d’Europa, l’Unione
Europea.

Prendiamo il
caso del matrimonio. Da
che si ha notizia nella
storia, dai babilonesi agli
egiziani, agli ebrei, dai
greci ai romani passando
attraverso gli ultimi due
millenni cristiani il matrimonio
è un patto tra
un uomo e una donna in
vista del bene reciproco
e della procreazione. Ora
non sembra più essere
vero. E se ci si azzarda a
ricordarlo si viene subito
etichettati con strani neologismi.
Si rischia grosso
nonostante la nostra sia la
terra della libertà. Vengono
giustificate le cose
più astruse dicendo che
non si deve discriminare nessuno.

Ma discriminare,
ovvero distinguere le
cose diverse e associare
quelle simili è uno dei
primi atti cognitivi del
bambino: distinguere la
mamma dal babbo, la zia
dalla nonna, poi il cane
dal gatto, le mele dalle
pere, più tardi il vero dal
falso, il bene dal male.
Perché allora tutto questo?

Perché quest’ansia di
legittimare tutto dicendo
che non dobbiamo escludere
nessuno, dobbiamo
includere tutto e tutti in
barba a qualunque evidenza
e buon senso?
Il discorso si potrebbe approfondire
molto. Tento
solo una grossolana e brevissima
sintesi.

Ciò che
oggi viene proposto, meglio
dire imposto, all’intera
società è il frutto della
riflessione di molti pensatori
del passato che si sono
sforzati di immaginare un
uomo padrone assoluto di
sé e della natura, un uomo
che crea la realtà a propria
immagine, che uccide Dio
e cerca di sostituirsi a lui
in modo ridicolo. Anzi
tragico considerando le
immani tragedie del secolo
scorso, figlie proprio di
questa folle presunzione.

Purtroppo il futuro sembra
essere ancora gravido
di sofferenze visto il sonno
della ragione cui assistiamo
impotenti. Senza
Verità e Giustizia sarà impossibile
qualunque pacifica
convivenza civile.

Claudio Mancini

 

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