IlSole24Ore,Beda Romano: Rientro capitali sì, amnistie no

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I dossier più scottanti. Il commissario Ue al Fisco Algirdas Semeta

«Rientro capitali sì, amnistie no»

Comprensibile il bisogno di nuovo gettito ma è meglio non creare azzardo morale

Beda Romano

 Algirdas Semeta, commissario al Fisco, ha forse il compito più arduo nella Commissione europea. Si occupa di una materia che ancora oggi richiede l’unanimità dei paesi membri. In un contesto di crisi economica, le tendenze sono contrastanti. L’elevato debito pubblico induce alla cooperazione nella lotta all’evasione, ma nel contempo le tensioni sociali spingono al nazionalismo fiscale. In questa intervista, Semeta, 51 anni, lituano, ne approfitta per fare il punto su tre dossier: la Tobin tax, la dichiarazione unica per l’Iva, e l’approvazione della nuova Direttiva risparmio. Malgrado tutto, rimane fiducioso che i tre dossier possano giungere a conclusione rapidamente.

 

Sono passati otto mesi da quando ha presentato un progetto di tassa sulle
transazioni finanziarie. L’iniziativa sembra essersi arenata.

In settembre abbiamo completato la prima lettura del provvedimento. Ora
dobbiamo negoziare un compromesso con gli 11 paesi che hanno deciso in questo
frangente di optare per una cooperazione rafforzata (Germania, Francia, Italia,
Spagna, Austria, Portogallo, Belgio, Estonia, Grecia, Slovacchia e Slovenia,
Ndr). Mi aspetto che alcuni aggiustamenti debbano essere fatti.

Le critiche tra gli stessi paesi pronti ad adottare questa imposta non
mancano. Quali aggiustamenti vede?

Ci sono aspetti controversi: il trattamento dei principali intermediari
finanziari (market makers in inglese), l’applicazione della tassa nelle
operazioni di pronti contro termine, l’imposizione delle transazioni che
riguardano le obbligazioni pubbliche. Le trattative sono in corso.

Anche gli esperti legali del Consiglio si sono espressi negativamente.

Dal nostro punto di vista, l’opinione legale è sbagliata. Sono pienamente
fiducioso sul fatto che la nostra proposta sia in linea con i Trattati. Non
dimentichiamo poi chel’opinione giuridica del Consiglio non è vincolante.

La Gran Bretagna si è opposta alla Tobin tax e ha fatto ricorso davanti alla
Corte europea di Giustizia.

Sì, è vero. Attenzione però: Londra ha fatto ricorso nonsul progetto di tassa
sulle transazioni finanziarie ma sulla decisione di utilizzare la via della
cooperazione rafforzata. Come in casi precedenti, sonoconvinto che le procedure
siano state rispettate. Non vediamo alcun rischio che la Corte dia ragione alla
Gran Bretagna.

A Berlino e a Parigi, la Tobin tax è materia elettorale. Puòservire nei
negoziati del cancelliere Angela Merkel per formare un nuovo governo con i
socialdemocratici e al presidente François Hollande nella campagna peril voto
europeo. Mal’impressione è che gli stessi governi siano diventati più freddi
all’idea di una nuova imposta.

Si tratta di una proposta complessa. Sono passati otto mesi da quando l’ho
presentata: non è molto in un ambito delicato come il fisco. Sono fiducioso che
verrà approvata dal Consiglio prima delle prossime elezioni europee della
primavera. I grandi paesi – Germania, Francia e Italia – restano pienamente
impegnati nella trattativa. Certo, alcuni paesi, come la Francia e l’Italia,
hanno già adottato una loro tassa sulle transazioni finanziarie, peraltro
consentito dai Trattati. Ciò richiede sforzi ulteriori da parte di questi paesi
nei negoziati.

Passiamo alla sua prossima iniziativa, attesa per mercoledì prossimo.
Proporrà un formulario unico europeo per la dichiarazione dell’imposta sul
valore aggiunto da parte delle imprese. È fiducioso che vada in porto?

Nella fase preliminare, i governi hanno pienamente sostenuto la mia
iniziativa. Sono fiducioso che si possa trovare un accordo con gli stati
piuttosto rapidamente. Con questa iniziativa, ho due obiettivi: semplificare
l’onere amministrativo e lottare contro la frode fiscale.

Oggi la situazione varia molto da paese a paese.

Le scadenze sono tendenzialmente mensili, ma c’è chi ha scelto scadenze
bimestrali o addirittura annue. L’Irlanda ha un formulario semplicissimo, con
appena sei voci, mentre quello dell’Ungheria ne ha 99. L’Italia poi è un caso a
sé. Prevede una sola dichiarazione all’anno e le voci del documento sono 586.
Questa varietà di formule dimostra che una semplificazione è necessaria. Noi
proporremo un modulo con appena 26 voci. Il formulario sarà uguale in tutti i
paesi, con le stesse domande, contribuendo al rispetto volontario dell’obbligo
fiscale. Dovrebbe anche facilitare le indagini internazionali, con uno scambio
di dati più semplice tra autorità nazionali.

Il progetto di direttiva prevede la dichiarazione mensile?

Sì, salvo per le imprese più piccole per le quali prevediamo scadenze
trimestrali. Il nostro obiettivo è di semplificare la procedura fino a generare
risparmi per 15 miliardi di euro.

D’attualità è anche la riforma alla Direttiva Risparmio, ferma ormai da
cinque anni sul tavolo dei governi. Il testo impone lo scambio di dati a nuove
forme di reddito legato all’interesse bancario. Il Lussemburgo e l’Austria,
ultimi paesi in forse, hanno promesso un benestare entro fine anno. È ottimista?

Il Consiglio europeo del 22 maggio ha stabilito che i due paesi dovranno dare
il loro consenso entro la fine del 2013. Stiamo facendo pressione in questo
senso.

Il problema è che ambedue i paesi hanno vincolato la loro intesa al fatto che
Svizzera, San Marino, Andorra, Liechtenstein e
Monaco facciano altrettanto. Le trattative con questi paesi sono appena
iniziate: i tempi rischiano di non coincidere.

Mi limito a osservare che l’Austria ha votato per il rinnovo del parlamento
in settembre e che il Lussemburgo farà altrettanto nei prossimi giorni (oggi per
chi legge, Ndr). Sono convinto che le decisioni politiche più coraggiose possano
essere prese all’inizio del mandato di un nuovo governo.

Il governo italiano vuole facilitare il rimpatrio del denaro evaso chiedendo
il pagamento delle tasse arretrate e imponendo una multa limitata. Che cosa ne
pensa?

Non è un segreto che la Commissione consideri fondamentale la
lotta all’evasione e alla frode per assicurare l’efficienza e l’equità di un
sistema fiscale. Non posso commentare sulla proposta in modo specifico perché
molto dipende dai dettagli e da come sarà adottata. Non sono mai stato un amante
delle amnistie fiscali in generale. Credo che possano creare azzardo morale e
mettere a repentaglio il principio della giusta tassazione. Ma capisco che i
governi abbiano bisogno di nuovo gettito e siano alla ricerca di modi per
recuperare tasse non dichiarate e non raccolte.

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