Indagine Chalet resta a Venezia, Corriere del Veneto. Alberto Zorzi

Indagine Chalet resta a Venezia, Corriere del Veneto. Alberto Zorzi

Corriere del Veneto

Il Caso Mantovani

Il gip dice no ai legali di Baita L’inchiesta rimane a Venezia

 

Respinta la richiesta degli avvocati, che premevano per il trasloco a Padova. E venerdì la partita del riesame per l’ingegnere e Colombelli
VENEZIA — Il primo tentativo di spostare l’indagine sulle false fatture e i fondi neri di Mantovani da Venezia a Padova è fallito. I difensori del presidente della società Piergiorgio Baita, gli avvocati Piero Longo e Paola Rubini, avevano sollevato un’eccezione di incompetenza territoriale, ma il gip Alberto Scaramuzza ha rimandato al mittente la richiesta. E così ora il prossimo round della sfida tra il pm Stefano Ancilotto e i difensori sarà venerdì nel corso dell’udienza al tribunale del riesame di Venezia, presieduto dal giudice Angelo Risi. E’ probabile che anche in quella sede gli avvocati Longo e Rubini ripresenteranno la questione. Secondo i due legali di Baita, infatti, il reato più grave contestato all’ingegnere è quello di avere guidato un’associazione per delinquere, che si sarebbe concretizzato laddove il presidente di Mantovani aveva l’ufficio, cioè in via Belgio 26 a Padova. E dunque la procura competente sarebbe quella patavina. Ma la richiesta è stata bocciata dal gip Scaramuzza, che dieci giorni fa ha fatto arrestare Baita insieme al suo direttore finanziario Nicolò Buson, all’amministratore delegato di Adria Infrastrutture (ed ex assistente di Giancarlo Galan) Claudia Minutillo e all’imprenditore-faccendiere sanmarinese William Ambrogio Colombelli, titolare di quella Bmc Broker che secondo l’accusa era una società «cartiera»: tra Mantovani e Adria Infrastrutture avrebbe infatti prodotto circa 20 milioni di euro di false fatture.
Secondo il gip, che lo ha scritto nel suo provvedimento, la sede legale di Mantovani è a Venezia ed è lì che vengono presentate le dichiarazioni dei redditi e dunque il luogo in cui si è consumato il cosiddetto «reato fine» dell’associazione per delinquere, cioè la frode fiscale. Inoltre, anche ipotizzando che i reati siano stati commessi in più luoghi (San Marino e Padova, oltre a Venezia), il gip si è rifatto al terzo comma dell’articolo 9 del codice di procedura penale, che dice che la competenza in questo caso è della procura che per prima ha aperto un’indagine: cioè Venezia, che su Baita ha acceso i riflettori nel 2011, quando indagava anche su Lino Brentan. L’ordinanza del gip è stata depositata dal pm Ancilotto, che coordina le indagini della Guardia di Finanza di Venezia e Padova, tra gli atti dell’udienza del tribunale del riesame, insieme a un altro provvedimento contrario a un’eccezione in punta di diritto sul ruolo di Baita come «istigatore» di Colombelli nella produzione di false fatture. C’è poi anche il verbale di interrogatorio di Minutillo, ma solo il primo, quello di fronte al gip, dove in un’ora la manager aveva in maniera generica dichiarato di aver saputo del sistema di false fatture, ma cercando di sminuire il proprio ruolo («obbedivo agli ordini di Baita», avrebbe detto). Resta invece per ora coperto il secondo verbale, quello dell’interrogatorio di lunedì scorso, in cui Minutillo avrebbe fatto dichiarazioni più approfondite di fronte al pm, tanto da ottenere la scarcerazione con la conversione agli arresti domiciliari. Venerdì al riesame si discuterà non solo l’istanza di Baita, ma anche quella di Colombelli, difeso dall’avvocato Renzo Fogliata.
«Quella del carcere è una misura del tutto sproporzionata – dice il legale – credo che sulle esigenze cautelari ci siano dei margini per ottenere un provvedimento favorevole dei giudici». Il pm Ancilotto però è pronto al contrattacco e ha sentito una decina di persone per aggravare la posizione degli arrestati. Al riesame andrà anche Buson, che con l’avvocato Fulvia Fois aveva inizialmente sperato di ottenere la scarcerazione da parte del gip, che invece ha bocciato la richiesta. Sia Colombelli che Buson potrebbero farsi interrogare dal pm prima dell’udienza, ma sul punto procura e avvocati sono abbottonatissimi. Intanto ieri il segretario del Pd di Meolo (Venezia), Giampiero Piovesan, ha scritto una lettera aperta al governatore Luca Zaia, chiedendo di inserire la «Via del Mare» (project financing di Mantovani e Adria Infrastrutture) tra i progetti da sottoporre alla valutazione della commissione d’inchiesta. «Ritengo opportuno il blocco di questo progetto fino a quando non sarà fatta piena luce», scrive Piovesan.
Alberto Zorzi

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