Infortunio alla Cartiera Ciacci: perché il lavoratore ha operato senza sistemi di sicurezza?

Infortunio alla Cartiera Ciacci: perché il lavoratore ha operato senza sistemi di sicurezza?

Solleva forti interrogativi il gravissimo infortunio del lavoratore della Cartiera Ciacci che ora versa in prognosi riservata all’ospedale di Stato dopo essere precipitato dal tetto della fabbrica riportando un’emorragia celebrale e fratture al cranio, alle costole e ai polsi. In primo luogo la CSU esprime al lavoratore infortunato tutta la propria solidarietà e l’augurio di una pronta guarigione.

Dalle ricostruzioni emerse sembra che il lavoratore non fosse provvisto dei necessari sistemi di sicurezza, e ciò è ancor più inspiegabile considerando l’estrema pericolosità di una operazione di riparazione effettuata a oltre cinque metri di altezza.

Pertanto, ci chiediamo perché chi ha la responsabilità della sicurezza nell’azienda, tanto più considerando che il lavoratore è stato incaricato di un’operazione così rischiosa, non abbia accertato che l’operaio fosse munito delle protezioni necessarie, come l’imbracatura che normalmente si utilizza in questi casi.

Auspichiamo con forza che le indagini degli organi inquirenti facciano piena luce sulla dinamica dei fatti e arrivino ad accertare le eventuali responsabilità.

Ancora una volta sorge il sospetto che le misure per la messa in sicurezza dei lavoratori siano considerate il fanalino di coda tra le preoccupazioni di alcune aziende, che non danno la necessaria importanza a questo fondamentale aspetto che, come continuiamo a ribadire, non è un elemento aggiuntivo del processo lavorativo, ma deve essere considerato un fattore strutturale e primario del lavoro stesso.

La CSU rinnova l’appello a tutti i lavoratori invitandoli a non eseguire nessuna mansione senza che siano stati preventivamente messi in atto tutti i dispositivi di sicurezza in grado di prevenire qualunque infortunio. Ciò, arrivando anche a rifiutarsi di svolgere tali operazioni se non viene assicurata la massima tutela della loro incolumità.

Vista la circostanza di questo ennesimo grave incidente, ricordiamo che è ancoro irrisolto il problema che la CSU denuncia da anni, e che si riscontra in molti casi di infortunio sul lavoro, anche di particolare gravità: ovvero i soli trenta giorni di prognosi che spesso vengono prescritti, che sono il lasso di tempo che non fa scattare automaticamente il procedimento penale, il quale viene avviato solamente su eventuale iniziativa del lavoratore. Questa prassi è in netto contrasto con la filosofia della legge sulla sicurezza, la quale stabilisce chiaramente che la gravità di un incidente va valutata in base ai tempi di guarigione. Vi sono dunque seri problemi nell’applicazione della legge.

A questo riguardo, ricordiamo che la CSU attende ancora una risposta alla richiesta di incontro avanzata mesi fa dalla CSU ai Segretari di Stato competenti. Un atteggiamento particolarmente grave, che non contribuisce certo ad affermare quella cultura della sicurezza e della prevenzione degli infortuni che a San Marino è più che mai lontana.

CSU

 

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