Iniziativa FAI

Iniziativa FAI

COMUNICATO STAMPA

Nell’ambito delle iniziative del FAI (Fondo Ambiente Italiano) la Delegazione di Rimini – San Marino promuove per sabato 3 luglio 2010 la visita guidata al Complesso Monumentale dei Mulini di Canepa secondo il seguente programma:

17, 45 ritrovo in piazza Capicchioni a Santa Mustiola;

18, 00 gli amici del FAI di San Marino, Luca Morganti e Mirco Semprini, condurranno gli ospiti
lungo il percorso dei Mulini di Canepa e illustreranno i progetti di recupero finalizzati alla
realizzazione del futuro “Museo dell’Acqua”;

19,15 dopo la visita ai Mulini si prosegue per Montecerreto dove Emanuele Guidi intratterrà gli
ospiti sulle caratteristiche storico – ambientali del parco.

Sono stati invitati rappresentanti delle Segreterie di Stato all’Ambiente, al Turismo, alla Cultura; Associazioni Ambientaliste Sammarinesi e Italia Nostra.

Si ringrazia l’UGRAA per la disponibilità a rendere agibile il percorso di visita.

San Marino 30 giugno 2010

COMPLESSO STORICO MONUMENTALE DEI MULINI DI CANEPA

Il Complesso Monumentale dei Mulini di Canepa (la cui origine è antica – sin dal XIV secolo le fonti archivistiche ci danno notizie di mulini sul territorio di San Marino – anche se, dei manufatti di Canepa conosciamo l’esistenza solamente ad iniziare dalle cronache e da un catasto del XVII secolo) comprende l’area, insistente sul fosso omonimo, sulla quale permangono, oltre ai resti di sei mulini, anche la Cappella di Ca’ Centino e l’edificio della Centrale dell’Acquedotto del 1935.

I sei mulini fanno parte di un sistema idrico, da monte a valle, che li collega tutti fra di loro.

La Cappella, dedicata a Santa Maria del Soccorso, venne costruita per atto votivo e per favorire l’accesso al culto non solamente agli abitanti delle ville e delle case vicine (non ultima la villa in cui doveva avere dimora la famiglia di ‘Centino’ o dei ‘Centino’, da cui il toponimo Ca’ Centino di chiara derivazione latina), ma anche agli addetti alle operazioni molitorie.

La Centrale dell’Acquedotto è parte integrante del parco ed ha assunto i caratteri del reperto di archeologia industriale, a testimoniare un particolare momento storico della vita e dell’economia del nostro Paese.

Otto mulini sul fiumicello Canova che costituisce il confine settentrionale dello Stato, e due macine per la polvere pirica […]” così si esprimeva John Ray, il noto scienziato inglese nel 1665, in occasione della sua visita a San Marino.

Approfondimenti

Cappella di Ca’ Centino dedicata a Santa Maria del Soccorso
Tipica Cappella rurale ubicata a Canepa località ricca di mulini. La Chiesa di Ca’ Centino è presente nel Catasto Pelacchi (1775-77). Nel 1825 il Santucci la indica come: Madonna di Ca’ Centino, oratorio. Dal Catalogo (1975) dei Beni Culturali conservato presso la Biblioteca di Stato di San Marino si evince: ” Si accede alla chiesa di semplice pianta rettangolare tramite una scalinata in pietra, che conduce ad un’aula rettangolare preceduta da un portico retto da due pilastri quadrati in pietra. La facciata con tetto a capanna è caratterizzata da un portale rettangolare fiancheggiato da due semplici finestre che si aprono a strombo verso l’interno, protette da inferriate. Sormonta il portale un’altra finestra contornata in pietra. La chiesa è a navata unica, con abside rettangolare. L’altare è collocato a circa un terzo della lunghezza dell’aula, permette l’uso di un locale retrostante, la sacrestia; la pavimentazione è in cotto, la copertura a capriate di legno sagomate, la muratura esterna in pietra intonacata. La Chiesa della Madonna di Ca’ Centino o Santa Maria del Soccorso, oltre a Cella votiva agreste, fu anche momento di aggregazione e preghiera collettiva per chi lavorava e viveva nella campagna circostante (soprattutto per gli addetti alle attività molitorie). L’abbandono dei campi e della pratica molitoria è causa prima dell’abbandono del luogo di culto. Ciò ha determinato lo stato di degrado del manufatto. Il recupero delle sue specifiche funzioni potrebbe coincidere con la realizzazione del ‘Parco dell’Acqua’ che prevede la valorizzazione dell’intero Complesso Storico Monumentale dei Mulini di Canepa.
Il toponimo Ca’ Centino deriva dalla famiglia di Centino di chiara origine latina.

Mulino dell’Oviera
Il catasto Santucci (1825-1827), descrive il mulino specificandone il tipo di macinazione, molino da grano ad una ruota,
e la proprietà, Giangi Francesco. In un documento del 1816 l’opificio idraulico viene menzionato come mulino dell’Oviera. Abbandonato già da alcuni decenni, dopo aver cessato l’attività molitoria, il mulino fu utilizzato come pollaio-piccionaia. La struttura dell’edificio composta da due vani di pianta pressoché rettangolare disposti su due piani, versa in uno stato di degrado molto avanzato, aggravato dal crollo della copertura avvenuto alcuni anni fa. Il vano al livello superiore, che originariamente doveva ospitare il vano macine, si presenta ingombro dalle macerie della copertura. Il vano inferiore, che ospitava il ritrecine, presenta una volta a botte a sesto ribassato.

Mulino il Bottaccione (recentemente restaurato)
Il primo documento relativo al mulino è il catasto Pelacchi 1777, nei cui brogliardi si può leggere: selva con molino detto il Bottaccione di proprietà di Giangi Lucrezia. E’ importante ricordare come, una perizia tecnica del mastro Giovanni Para da Verucchio, molinaro e costruttore di mulini, risalente al 1788 ci fornisca la data esatta di ricostruzione del mulino detto “ Bottaccione”, per via del grande bottaccio che interessava tutto l’alveo del fosso di Canepa. Interessante, inoltre, è la descrizione riportata dal documento sulla valenza tecnico-molitoria di tale ricostruzione. Il bottaccio di questo mulino doveva sicuramente presentarsi all’epoca come una novità rispetto agli altri mulini della zona nei quali il ritrecine era azionato dalla caduta dell’acqua che dal bordo superiore del bottaccio precipitava lungo la doccia. Nel “ Bottaccione”, l’acqua che azionava il ritrecine usciva da una doccia fatta ad imbuto posta in prossimità della base del bottaccio, sfruttando una pressione evidentemente maggiore a causa dell’altezza dell’acqua contenuta nel bottaccio stesso. I successivi catasti geometrici sammarinesi, il catasto Santucci (1822-1825) ed il catasto Baronio (1898), riportano sempre il mulino con l’indicazione della proprietà, del tipo di macinazione, del numero dei vani.

Mulini della Greppa
Il catasto Pelacchi (1775-1777) riporta l’ubicazione di uno dei due mulini, parlando di “selva con molino di sotto di qua di la del fosso”. Il mulino viene ricostruito nel 1788, come risulta da un atto notarile dell’epoca. Un contratto del 1798, parlando di due macine delle quattro, attesta la presenza anche del secondo mulino. Qui, per la prima volta, si parla di mulino della Greppa, e dovrebbe trattarsi del mulino a monte. La mappa del catasto Santucci (1822-1825) riporta due mulini, mentre sul brogliardo si legge: mulino da grano ad una ruota ciascuno. Il catasto Baronio (1898) riporta la stessa indicazione del catasto precedente.

Si tratta di due piccoli edifici a pianta rettangolare che si sviluppano su due livelli, posti in prossimità di una cascata del fosso di Canepa. Entrambi versano in stato di rudere. Il mulino detto della Greppa, addossato ad un corpo di fabbrica più recente, ha murature in pietra ricoperte da un intonaco rustico di cemento e presenta un portico antistante l’ingresso. All’uscita del vano ritrecine vi è una sorta di balcone delimitato da un muretto e da una ringhiera metallica che convogliava le acque in uscita dal mulino alla doccia del mulino successivo distante pochi metri. Di quest’ultimo rimangono solo brandelli del muro del vano macine ed il sottostante vano ritrecine che sorprendentemente risulta essere il più ampio di tutti i mulini di Canepa.

Mulino Reffi
Il catasto Santucci (1825-1827) parla di molino da grano ad una ruota, con corte, e canale del molino. Il catasto Baronio (1898) riporta la stessa indicazione del catasto precedente, aggiungendo le informazioni relative alla distribuzione dei sette vani su quattro piani. Oggetto di interventi che nel tempo ne hanno cambiato forma e volume, come si può vedere nelle mappe dei catasti sopra citati, il mulino Reffi si presenta oggi con un corpo principale a pianta pressoché rettangolare dal quale si eleva una torretta, sempre a pianta rettangolare, per uno sviluppo complessivo su cinque livelli. Dei sei mulini di Canepa è quello che si è conservato meglio anche perché non del tutto abbandonato (in alcuni locali dell’edificio ha, infatti, sede un’associazione culturale). Ad eccezione del prospetto nord e di quello est del corpo di fabbrica a valle, le murature del mulino si presentano all’esterno ricoperte da un intonaco rustico di cemento, che nasconde la struttura in pietra a conci irregolari e sassi di fiume, che caratterizza tutti gli apparati murari. L’ampliamento eseguito sul prospetto est, destinato ad uso cucina e bagno, è stato realizzato in cemento armato con tamponamenti in laterizio. Nei locali tecnici è presente l’impianto molitorio in quasi tutte le sue componenti: tramoggia, palmento superiore ed inferiore, spallette laterali del cassettone della farina ed il ritrecine.

Mulino Capicchioni
Nel catasto Santucci (1825-1827) si specifica che trattasi di casa con corte e molino da grano a due ruote ed ingualchiera. Il catasto Baronio (1898) riporta la stessa indicazione del catasto precedente, aggiungendo le informazioni relative alla distribuzione dei cinque vani su tre piani.
È la struttura più ampia ed articolata di tutto il complesso di Canepa, con i suoi tre corpi di fabbrica, a pianta pressoché
rettangolare, che si sviluppano, su tre piani quello a monte, due quello centrale e cinque piani quello a valle. Il corpo a
monte e quello a valle ospitavano ognuno un impianto molitorio, essendo dotato di ben due salti. Le murature portanti, tutte in conci di pietra irregolari e sassi di fiume legati con malta di calce, si presentano ‘faccia vista’ esternamente, ad eccezione del corpo di fabbrica a monte i cui prospetti sud, est e nord sono ricoperti da un intonaco rustico di cemento. Lo stato di conservazione delle murature è mediamente accettabile mentre quello delle coperture e soprattutto dei solai è critico, laddove non sono crollati completamente. In corrispondenza dell’arco di uscita del vano macine a monte è presente l’ingresso di un piccolo cunicolo che attraversa tutto il corpo centrale e che probabilmente, oltre che da canale scolmatore, svolgeva il compito di portare l’acqua alla gualchiera che si pensa fosse ubicata a fianco del corpo a valle. Dell’impianto molitorio non rimane che una macina ancora alloggiata nel vano più a valle. La presenza delle due docce ancora in buono stato, il canale scolmatore ed i due vani ritrecine rappresentano una testimonianza significativa dell’efficienza di questo opificio.

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