Interventi al forum San Marino tra Oriente e Occidente. Fixing (Anis)

Interventi al forum San Marino tra Oriente e Occidente. Fixing (Anis)

Sugli interventi al forum ‘San Marino tra Occidente e Oriente. Competizione e alleanze tra Stati

Marco Arzilli, Antonella Mularoni, Pasquale Valentini, Ding Wei, Alberto Mingardi, Michele Bruni, Oscar Giannino, Daniel J. Mitchell, Slavoljub Matic

 

Marco Arzilli: “Internazionalizzare il Sistema”

Il segretario di stato all’industria Marco Arzilli ha aperto il
Forum San Marino “tra Oriente e Occidente”. “Ci sono dati preoccupanti:
pil a meno dodici per cento, calo delle imprese ma determinato anche
dalle nuove regole di trasparenza. Siamo tornati al pil del 2005. Ma la
crisi porta anche nuove opportunità per ripensare un nuovo modello di
paese”.

Marco Arzilli ha
aggiunto: “Siamo il quattordicesimo paese la mondo per pil pro capite e
abbiamo una bassa disoccupazione. Da qui bisogna ripartire per
internazionalizzare il sistema, sburocratizzare, aprire il mercato del
lavoro, rafforzare ancora di più lo stato di diritto, andando una volta
per tutte oltre la ricerca dell’elusione fiscale. Altro passo
importante:l’economia sammarinese deve andare oltre l’Italia e puntare
alle nuove opportunità che la globalizzazione ha messo sul piatto,
specialmente aprendo rapporti e relazioni economiche verso i cosiddetti
paesi emersi partendo anche da una invidiabile posizione geografica”.

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Antonella Mularoni:“Passi da gigante in due
anni”

È un intervento accorato, con una certa vena polemica quello di
Antonella Mularoni, Segretario di Stato agli Esteri, al Forum “San Marino tra
Oriente e Occidente”. Al centro di tutto l’esito non positivo delle valutazioni
Ocse su San Marino.

“Uno dei parametri perché un Paese esterno possa venire a investire a san
marino – ha affermato il Segretario Mularoni – è la presenza di accordi contro
le doppie imposizioni e l’adeguamento alle imposizioni Ocse. San Marino ha
intrapreso la strada della trasparenza. Nell’estate del 2009 in pochi mesi siamo
riusciti a firmare i 12 accordi necessari per uscire dalla grey list, ed è stato
un lavoro al cronometro, che ci ha impegnati tutti all’estremo. Altri 20 accordi
sono arrivati in seguito con i paesi più grandi dell’Ocse perché noi avevamo
espressamente richiesto a tutti di firmare accordi con San Marino ma è chiaro
che per esigenza di celerità ci siamo rivolti inizialmente ai paesi più piccoli
che avevano la nostra analoga necessità”.
Altro capitolo, la “campagna di
disinformazione” dei media, soprattutto quelli italiani. “Lo sappiamo, non ci
vogliono bene ma ci dispiace che per parlare male del nostro Paese da San Marino
e all’interno si assegnano all’Ocse dichiarazioni che non sono mai state
dette”.
Riguardo ai rapporti con l’Ocse, e alla bocciatura che non è un
riportare san Marino all’inferno ma casomai un passaggio in purgatorio: “L’Ocse
sa che abbiamo fatto molto e contiamo che già in aprile ci dica che San Marino
ha superato la fase uno, mentre la fase due, per tutti i Paesi, è prevista per
il 2012, quindi siamo abbondantemente in tempo”. E ancora: “L’Ocse sa che non è
colpa di San Marino se non si firma l’accordo con l’Italia, e quindi non è per
questo che non siamo già passati alla fase due”.
Non poteva non essere
toccato inoltre l’aspetto dei rapporti con l’Italia. “Sappiamo che il protocollo
di modifica contro le doppie imposizioni fiscali con l’Italia, protocollo che
noi siamo pronti a firmare dal 2009, è estremamente importante, anche perché ci
permetterà di sbloccare altri accordi e ci permetterà di uscire dalla black list
italiana, che penalizza le nostre imprese. Siamo pronti a discutere di tutto, ad
aprire qualsiasi tavolo con l’Italia anche se dobbiamo ancora capire cosa
l’Italia ritiene che non sia adeguato agli standard internazionale da parte
nostra”.
“San Marino ha compiuto passi da gigante negli ultimi due anni”, ha
concluso il Segretario Mularoni. “E sfido qualsiasi altro Paese a fare ciò che
abbiamo fatto noi in due soli anni, partendo da un enorme
ritardo”.

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Pasquale Valentini: “Per cambiare veramente serve unità”

Il Segretario di Stato Pasquale Valentini interviene nel pomeriggio al Forum “San Marino tra Oriente e Occidente”: “Ci sono stati Interventi provocatori da parte dei relatori. Ma certamente non si può dimenticare che per cambiare veramente, c’è bisogno di un paese unito. La sfida non è solo economica è anche culturale”.

“ E’ vero San Marino siede su un tesoro ma non ce ne accorgiamo, I nostri parametri sono di assoluta eccellenza. Ma su cosa si basa questo tesoro? Abbiamo ancora le opportunità del passato che hanno determinato la grande crescita del Paese? Bisogna ripensare il futuro non solo sull’importanza della finanza ma è decisivo coniugarlo con un forte welfare. Quindi bassa fiscalità ma benessere diffuso.Per il futuro dobbiamo organizzare un Paese che punti alla trasparenza delle regole condivise dagli altri stati, a un bilancio dello stato trasparente per i cittadini e senza sprechi.
“E soprattutto dobbiamo pensare a strumenti adatti per la valutazione della ricchezza che viene prodotta nel Paese. Una sorta di certificazione di qualità che può diventare un forte fattore di attrattivi. Il rapporto con l’Italia è certamente complicato. Forse dovremmo pensare che dobbiamo prima piacere a noi stessi per piacere anche gli altri”.
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Ambasciatore Ding Wei:“Amicizia solida Cina-Titano”

L’ambasciatore della Cina popolare in Italia e a San Marino,
S.E. Ding Wei, ha portato il suo saluto al Forum: “Sono fiero di esserlo e
dobbiamo lavorare insieme per far conoscere meglio i nostri paesi”.
L’ambasciatore è poi passato alle descrizione dell’economia del suo paese. Siamo
la seconda economia del mondo dopo il Giappone ma siamo poveri di risorse.
Grande crescita economica ma il pil pro capite è ancora molto basso. L’impatto
ambientale uno dei nostri grandi problemi da risolvere come gli squilibri
economici tra una zona e l’altra del Paese. La manodopera è troppo concentrata
su alcune zone della Cina. Dobbiamo avere una crescita molto alta per sviluppare
tutto il Paese. Dobbiamo trovare, per esempio, trovare lavoro per duecentomila
laureati all’anno. Con l’Italia accordo di partnership commerciale con l’Italia.
L’interscambio è cresciuto più che con il resto del mondo: diciannove per cento
che fa nel 2010 45 miliardi di dollari. Obiettivo del 2012: 100 miliardi.

Con San Marino l’amicizia è solida. “E’ importante per le nostre relazioni ed
esemplare per il modello di rapporti tra grandi e piccoli stati. Osserviamo
entrambi principi di rispetto reciproco sviluppando le nostre convergenze in uno
scenario internazionale politico molto complicato. Sulle questioni internazionali
ci siamo speso ritrovati sulle stesse posizioni su temi di interesse comune.
Buon andamento dei rapporti bilaterali in questi anni. L’Expo è stata una grande
occasione di incontro e sviluppo delle nostre relazioni. Grande interesse per il
padiglione sammarinese. La Statua della Libertà sarà conservata nel museo
dell’Expo. Festeggeremo quest’anno il quarantennale delle relazione
cino-sammarinesi. Grandi potenzialità per il futuro”. I settori? “Per la
cooperazione economica e commerciale e le relazioni tra le nostre piccole e
medie imprese. Contatti diretti con i Comuni e le Regioni cinesi. E
rafforzamento nel settore turistico”.

San Marino può esser e un’interessante meta turistica per i cinesi. “E’ stato
firmato un accordo per il visto d’entrata unico tra i Paesi europei, e questo
incrementerà i flussi turistici”.

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Alberto Mingardi: “Piccoli Stati risorsa per i grandi”

“Alberto Mingardi, politologo, Direttore Generale dell’Istituto Bruno Leoni al Forum San Marino tra Oriente e Occidente ha parlato sul tema: “La concorrenza tra Stati è il sale dell’Economia”. San Marino e i piccoli Stati, malgrado al di là delle ipocrisie siano dei ‘paradisi fiscali’ non sono da considerare un problema per i grandi Paesi come l’Italia ma come un’opportunità di crescita.

“Gli stati sovrani – ha detto Mingardi – si sono moltiplicati, c’è stata una frammentazione degli stati storici. E quindi la dimensione dei nuovi stati si è ridotta di molto.Gli analisti dicono che le piccoli dimensioni sono favorevoli a buone condizione di vita. Nascono così cartelli di stati che in qualche modo cooperano insieme spostando risorse e capitali più che lavoro”.

Rimane comunque il problema delle regole che devono sottostare ai rapporti di concorrenza tra territori. “I piccoli stati possono portare effetti positivi come calmieratore fiscale, come esempi di governance per essere più attrattivi. Inoltre stimolano la crescita perché attraggono masse di capitali che poi possono essere reinvestiti nei paesi di provenienza”. E ancora: “I piccoli stati dimostrano come la mancanza di risorse naturali possa non essere penalizzante per lo sviluppo economico. I grandi stati come la Cina sono simili ai piccoli stati come San Marino, in quanto possono essere serre straordinarie dover si sperimenta il nuovo che segnerà il futuro”.

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Michele
Bruni:
“Alla Cina mancherà forza lavoro”

L’intervento di Michele Bruni – docente alla facoltà di economia di Modena e
Reggio Emilia – al Forum San Marino tra Oriente e Occidente ha riguardato la
nuova sfida per la Cina: la carenza strutturale di manodopera nei prossimi
anni.

“In Italia la popolazione lavorativa è di sessanta milioni di abitanti. In
Cina invece si registra un calo delle nascite, un calo della popolazione
lavorativa, un calo della produzione: questa è un’ipotesi che non può
funzionare. Per i flussi migratori che in Cina hanno avuto dimensioni mai viste
al mondo: 250 milioni di persone si sono spostate verso le sei-sette zone ad
alto sviluppo industriale. La popolazione attiva è arrivata a 974 milioni di
persone mentre la fertilità calava sino a 1,77 figli a persona da 6,11. Si è
verificata una crescita spaventosa della zone urbane. Nonostante la crescita
della popolazione, l’analfabetismo è stato sconfitto. La deaccumulazione della
popolazione lavorativa dalle campagne alle città è una delle molle della
crescita di questi anni,che deve essere ancora molto alta”.

La Cina, commenta ancora Michele Bruni, comunque rimane ancora un paese in
parte sottosviluppato, con una forte economia agricola, nonostante i ritmi di
crescita del 10 per cento. “Ci sono state le prime proteste per salari più alti.
E dal 2025 alcune previsioni dicono che ci saranno problemi di disoccupazione.
Nei prossimi anni gli analisti dicono che ci saranno problemi della popolazione
in età lavorativa, problemi d’altra parte comuni anche alle economie
occidentali. Il mercato del lavoro cinese avrà bisogno di duecentocinquanta
milioni di emigrati nei prossimi quarant’anni che dovrebbero provenire da paesi
come Banghadesh, Pakistan o dall’Africa. Riuscirà la Cina a far fronte a questa
mancanza di lavoro e soprattutto saprà gestire una massa così grande di
lavoratori stranieri?”

 

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Oscar Giannino: Soluzioni dalla Cina, ma serve coesione

In poche parole Oscar Giannino, giornalista e
moderatore del Forum “San Marino tra Oriente e Occidente. Competizione e
alleanze tra Stati”, ha inquadrato, oggi pomeriggio, in maniera implacabile la
crisi di San Marino che ha portato a perdere il 12% del PIL in un sol colpo:
“C’è stato un fortissimo deflusso di risorse finanziarie che per decenni sono
state il valore aggiunto della crescita di San Marino. Su questa scorta sono
andato a vedere il passato, e mi sono reso conto che una soluzione può venire
dall’Oriente”.
La proposta di Giannino, in sostanza, s’incentra sulla Cina, il grande
finanziatore di tutti i paesi più avanzati. Ma per arrivare alle proposte, ai
suggerimenti, si deve passare dalla storia recente della Cina diventata, in
maniera silenziosa, da Paese emergente a Paese emerso.
“Si è rivelata disastrosa la convinzione, dal 2001 in poi, di aver creato
un nuovo paradigma, quello impostato dalla Fed, che ha applicato tassi
d’interesse bassissimi per evitare la recessione dopo l’attacco alle due torri.
In questo modo la Fed ha sì contribuito a rendere microscopica la recessione
negli Usa, ma questi tassi d’interesse innaturalmente bassi a cascata hanno
prodotto enorme quantità di moneta, accentuazione impegni speculativi, la
crescita del capitale finanziario fuori da ogni serie storica. Illudono tutti
che sia un meccanismo sostenibile anche nell’economia reale nel medio-lungo
periodo. E quindi hanno innescato la crisi. Quando la crisi scoppia, nel frattempo la
Cina, quel Paese che era considerato partner in via di sviluppo, ma minoritario
politicamente ed economicamente, viene lasciata intervenire economicamente
negli Stati Uniti. E in pochi mesi addirittura ha compiuto uno shift che ha
dimostrato quanto sbagliata fosse l’opinione dell’economia cinese negli Stati
Uniti e nell’Occidente”. “La Cina – ha proseguito Oscar Giannino – con le
risorse valutarie e finanziarie di cui si è dotata, oggi può permettersi di
arbitraggiare quali titoli di debito comprare, non solo quelli americani. Ecco
che la Cina è intervenuta nel 2010 anche nell’area Euro, nei Paesi euro
deboli”.
“Lo squilibrio tra Stati Uniti e Cina ha un problema da risolvere: come si fa
il tasso di cambio tra le due valute, su cui insiste l’intero commercio
mondiale. Il problema è come immaginare che in alcuni anni la valuta cinese
divenga a pieno titolo valuta di mercato, come oggi non è”. Ecco che arriva il
primo parallelo con San Marino. “La Cina ha utilizzato Hong-Kong per andare nel
Mondo offrendo un vantaggio competitivo, ed ha dimostrato di saper leggere la
storia e di interpretarla in maniera efficace. In piccolo, è la stessa cosa che
l’Italia dovrebbe fare con voi ma che invece non fa”.
“Quello che vi spetta per qualche anno ancora, è un passaggio storico. Tentare
di dare una risposta alla domanda ‘dove andare a reperire risorse?’ comporta
scenari possibili che possono esporre il Governo sammarinese
in carica a reazioni importanti in ambito internazionale, che è un ambito molto
competitivo. Questo richiede una forte unione al vostro interno. Perché se
sarete divisi tra maggioranza e opposizione, non riuscirete a darvi un nuovo
motore di crescita e non riuscirete neanche a reagire alla risposta
internazionale, che sarà forte, e non riguarderà solo l’italia”.
Il rapporto tra San Marino e Cina potrebbe essere una risposta. Un rapporto che
potrebbe andare a ricalcare un altro caso recente molto emblematico, quello
dell’Islanda. “In Islanda c’era chi ci doveva rimettere dai fallimenti delle
banche. Ma l’Islanda, il cui sistema finanziario è entrato in una crisi
drammatica, è andata a bussare alla porta della Cina, uscendo dal circolo di
chi aveva contribuito a metterla in difficoltà, ovvero l’Unione Europea”.
In conclusione, “Quando si è piccoli e si scopre che il gioco della
triangolazione economica con l’Italia è andato a cessare, o si fa un bello
scatto di reni, tutti uniti, o mi dispiace per voi, ma se vi omologherete alla
mia Italia farete la stessa fine”.

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Daniel J. Mitchell: Alte
tasse italiane? Non è colpa vostra

Daniel J. Mitchell, economista americano, nel suo intervento al
Forum “San Marino tra Oriente e Occidente”, ha affrontato il ruolo della tax
competition. “La questione fiscale deve essere limitata e i redditi devono
essere tassati una sola volta. I soldi che rimangono oltre la tassazione sono
una spinta sulla crescita”. Ci vuole la tassazione territoriale per avere buoni
rapporti tra nazioni, ha sottolineato. “I grandi paesi non devono interessarsi
delle basse tassazioni degli altri paesi. La massimizzazione fiscale può anche
essere negativa: anche la concorrenza fiscale può essere una spinta alla
crescita e può migliorare il sistema. Ma la politica delle potenze mondiali è
spesso è contraria alla concorrenza fiscale. Eppure gli USA come la Gran
Bretagna sono dei grandi paradisi fiscali. Il Delaware, per esempio, è uno stato
che è un grande paese fiscale. E’ sano realismo che ci siano tassazione fiscali
diverse nei paesi. Le doppie imposizioni sono una mannaia che pesa moltissimo
sullo sviluppo”.
“D’altronde se c’è tassazione è normale che con le aliquote
fiscali i capitali esportati vadano dove la tassazione è migliore. Come si può
combattere contro i grandi paesi che impongono le black list e quindi limitano
le esportazioni fiscali? Estendendo il principio delle fiscalità contenute può
essere con la limitazione delle regole troppo stringenti, come è successo
recentemente. La Cina per esempio si è opposta all’OCSE che voleva introdurre
regole troppo dure sull’elusione fiscale. Sono gli altri Paesi come l’Italia che
hanno tasse troppo alte. Non per colpa di San Marino la tassazione è troppo alta
in Italia”.
“D’altronde – ha concluso Mitchell – è dimostrato negli Stati
Uniti che la scelta di abbassare la tassazione dal 70% al 27% ha contribuito ad
allargare la platea di chi ha dichiarato redditi e aumentato notevolmente il
gettito fiscale”.

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Slavoljub
Matic
: La sfida serba, entrare nell’UE 

Slavoljub Matic è il ‘numero 2’ dell’ambasciata serba in
Italia. Per rompere il ghiaccio, nella seconda parte del Forum “San Marino tra
Oriente e Occidente”, racconta un piccolo dettaglio personale: “Torno a San
Marino dopo 42 anni”.
Quindi una fotografia a volo radente sulla Serbia: “100 mila mq, 10 milioni di
abitanti. Ma le risorse serbe offrono qualcosa di più promettente”.
Con un obiettivo, che sarà il coronamento di un percorso iniziato già da tempo:
l’ingresso nell’Unione Europea.
“La Serbia già da 12 anni è in via di transizione, dopo un lungo periodo di
dirigenza rigida dello Stato in tutti i settori, con modeste aperture verso i
principi democratici e, in campo economico, con altrettanto modeste aperture
verso i liberi mercati”.
“Abbiamo ridotto i dazi doganali – racconta ancora il Primo Consigliere
dell’ambasciata serba – per esempio per le auto: dal primo gennaio 2011 sono
scesi dal 20% al 5%. Anche questo sarà cancellato quando entreremo nell’Unione
Europea”. Trasparenza: “La Serbia ha già creato i presupposti normativi”. E
ancora, le risorse, ad esempio energetiche: “Disponiamo di giacimenti di
carbone molto ricchi, ma c’è un grande potenziale di energie alternative”.
Trasporti: “La Serbia è crocevia di trasporti internazionali, dal nord e dall’est
europeo”.
Rapporti con San Marino. “Da voi potremmo imparare qualcosa in ambito
turistico. Spero ci potremmo incontrare anche in altre sedi nel prossimo futuro”.

 


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