Intervista a Philippe Entremont

Intervista a Philippe Entremont

Comunicato Stampa

LA PAROLA A PHILIPPE ENTREMONT, IL MAESTRO DI SE STESSO

Incontro col grande pianista e direttore francese, allievo di Marguerite Long e interprete di leggendarie registrazioni al fianco di Eugène Ormandy, Leonard Bernstein e Pierre Boulez, che da ieri presiede la giuria del Concorso Pianistico Internazionale “Repubblica di San Marino”. Lunedì 22 settembre terminano le fasi eliminatorie, dal 23 settembre cominciano le semifinali. Sabato 27 settembre la finale con orchestra e domenica 28 il concerto dei vincitori.

SAN MARINO – Proseguono le prove eliminatorie del Concorso Pianistico Internazionale “Repubblica di San Marino” al Teatro Concordia di Borgo Maggiore e la giuria è indaffaratissima ad ascoltare un centinaio di pianisti provenienti da 45 paesi che vanno dai 10 ai 32 anni, suddivisi nelle categorie “Solisti”, “Duo Pianistico” e “Giovani Talenti”. Lee eliminatorie si chiuderanno lunedì pomeriggio, martedì 23 settembre e mercoledì 24 si svolgeranno le prove seminifinali della categoria “Solisti”. Sabato 27 settembre prova finale con orchestra (e diretta radiofonica su Radiotre), domenica 28 concerto di gala dei vincitori.
Presidente della giuria quest’anno è un gigante della tastiera, il 74enne Philippe Entremont, che i melomani conoscono bene per le sue stupende registrazioni del repertorio francese (Debussy, Ravel, Saint-Saëns, Satie) effettuate negli anni ’60 e 70 per la celebre etichetta americana CBS Masterworks, oggi Sony BMG.
Registrazioni ristampate un’infinità di volte in varie edizioni economiche che hanno riempito le discoteche di privati e biblioteche, che testimoniano di un artista generoso, dalla tecnica smagliante e sempre molto originale. Incontriamo Entremont in un momento di pausa delle selezioni: è un grand seigneur del pianoforte, innamorato del suo ruolo, pieno di entusiasmo e simpaticissimo. Risponde sempre con un sorriso e le sole volte in cui cambia espressione è quando pensa alle difficoltà che incontrano i giovani oggi per affermarsi nel mondo musicale: “Sono molto contento di essere a San Marino, che non conoscevo: tanti anni fa avevo suonato e diretto con l’Orchestra da Camera di Vienna a Rimini, ma non ero mai venuto in questo luogo straordinario. Mi sta contagiando anche l’entusiasmo degli organizzatori del concorso”.
Maestro, lei frequenta spesso i concorsi pianistici come giurato?
“No, primo perché non ho tempo, poi perché non faccio parte di quella specie di casta che la gente chiama “Giurati Professionali”. Me ne tengo alla larga, anche se in passato sono stato in giuria al concorso Van Cliburn di Forth Worth, al Concorso di Leeds in Inghilterra e due volte al Concorso di Santander in Spagna e al “Long-Thibaud” a Parigi. Dopo Sa Marino ho accettato di far parte della giuria nel 2010 del Concorso Chopin di Varsavia, solo perché è completamente cambiata la gestione del concoso, per fortuna…”
E ha mai frequentato concorsi come concorrente?
“Una volta sola, nel 1953, quando vinsi il Long-Thibaud a Parigi. Era un’epoca in cui i concorsi erano molto importanti, e lanciavano veramente una carriera internazionale, anche perché in giuria c’era il gotha del pianismo di allora: quando vinsi io in giuria c’era Arthur Rubinstein, Emil Gilels, Witold Malcuzynski. Pensi un po’. Oggi è tutto cambiato, i concorsi proliferano, ma quelli veramente importanti sono sempre pochi”.
C’è un’alternativa ai concorsi?
“No, sono necessari, anche se imperfetti. E’ ormai l’unico modo per un giovane per farsi ascoltare da qualcuno che può influire sulla carriera. E la colpa sa di chi è? Dei direttori d’orchestra che non fanno più il loro mestiere: quando ero giovane io i grandi direttori d’orchestra ascoltavano i giovani pianisti in audizioni, e poi li facevano suonare con loro. Questo è l’unico modo per lanciare una carriera. Nel 1952, ancor prima di vincere il Long-Thibaud, riuscii a strappare un’audizione con Eugène Ormandy, il leggendario direttore che allora era a capo della Philadelphia Orchestra. Mi ascoltò per 5 minuti, dico 5 minuti. Gli bastarono per farmi firmare un contratto per suonare con lui il Primo Concerto di Franz Liszt che poi di lì a poco registrammo per la CBS americana”.
Altre figure importanti nella carriera di un giovane pianista?
“Gli agenti, ma quelli di oggi non sono più quelli di una volta. Personaggi come Soul Hurok, che credeva nei suoi artisti e li portava al successo con intelligenza e costanza, non ci sono più. Oggi è tutto diverso, i criteri di selezione sono altri. Di una cosa però continuo a stupirmi: del comportamento dei grandi direttori di oggi e delle loro povere scelte nella scelta dei solisti, quando possono scegliere”.
Con quale animo siede in giuria al San Marino?
“Sono felice perché stando in mezzo ai giovani mi illudo di mantenermi giovane. E poi perché il mio scopo è quello di aiutare i giovani dando loro quello che io ho ricevuto a mia volta”.
Da chi ha ricevuto?
“Da direttori come Eugène Ormandy, Leonard Bernstein, il grande Kurt Sanderling. E’ grazie a lui se sono diventato direttore: è venuto a un mio concerto in cui dirigevo l’Orchestra da Camera di Vienna. Dopo due giorni ricevetti una lunga lettera di congratulazioni in cui mi sollecitava a proseguire con la bacchetta. Quella lettera è stata determinante per il mio futuro in un momento in cui avevo delle incertezze sul mio futuro. E devo molto anche a Pierre Boulez, un genio della musica, con cui ho suonato molte volte opere di Messiaen e di Ravel e con cui ho inciso il Concerto per la mano sinistra di Maurice Ravel”.
La sua insegnante Marguerite Long?
“Una musicista unica, una donna dalla personalità fortissima, con la quale ho avuto anche grandi scontri musicali perché io volevo imporre le mie idee, ma con cui ho avuto sempre un rapporto di grande affetto e di stima reciproca”.
Si ispira a lei quando insegna?
“Direi di no: da giovanissimo io decisi di essere l’insegnante di me stesso, di diventare responsabile unico dei miei errori e di saperli riconoscere e correggere. E ho applicato questo principio anche nella didattica: quando faccio lezione a volte spiazzo i miei allievi, perché non dico loro dove e cosa hanno sbagliato. Glielo chiedo. Il che sembra assurdo, ma io cerco di insegnare loro a riconoscere i propri errori e poi a risolverli, sempre da soli.”
Cosa cerca nei musicisti di oggi e nello specifico nei concorrenti di questo concorso?
“Spero di incontrare una personalità: dò per scontato che siano tutti equipaggiati di una tecnica molto buona. Questa è la base, senza di cui non si può fare carriera. Ma cerco di intravvedere in loro una personalità spiccata, delle idee. Capisco che non è facile esprimerla durante le audizioni, magari suonando alle 9 di mattina. Questo è il lato crudele dei concorsi, ma io mi sforzo di essere dalla loro parte”.
Come si è trovato con i colleghi giurati che rispondoni ai nomi di Michele Campanella, Laura De Fusco, Arnaldo Cohen, Alexei Lubimov, Valentin Gheorghiu e Joseph Paratore?
“Molto bene, sono tutti ottimi musicisti e sono sicuro che faremo un bel lavoro”.

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PHILIPPE ENTREMONT

Oggi fra i maggiori musicisti internazionali, con oltre cinquant’anni di carriera alle spalle, il francese è conosciuto in tutto il mondo per la sua tecnica e il suo talento, sia come pianista che come direttore d’orchestra.

Insignito delle più prestigiose onoreficenze nel campo dell’arte (Legion d’Onore, Officier de l’Ordre du Mérite, Commandeur des Arts et Lettres, Croix d’Honneur des Arts et Sciences), Entremont ha debuttato a 19 anni imponendosi all’attenzione del pubblico nel concerto per pianoforte e orchestra di Jolivet con la New York Philharmonic Orchestra.
Vanta una della più importanti discografie, soprattutto per l’etichetta CBS: accanto alle grandi pagine del repertorio classico, da Mozart a Haydn e Beethoven, ha registrato le opere di Ravel e Debussy, Gershwin, Satie, Chopin, Rachmaninov e Brahms, ricevendo il Grand Prix du Disque, l’Edison Award ed il Grammy Award.
Philippe Entremont ha diretto le maggiori orchestre sinfoniche americane – Philadelphia, San Francisco, Detroit, Houston, Dallas – ed europee – Academy of Saint-Martin in the Fields, Royal Philharmonic Orchestra, Accademia Nazionale di Santa Cecilia e Orchestre National de France.
Ha collaborato con artisti come Isaac Stern, Yo Yo Ma, Leontyne Price, Mstislav Rostropovich.
All’attività artistica affianca l’impegno didattico: attualmente è direttore del conservatorio americano di Fontainebleau.

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