Intervista a tutto campo di Ivan Foschi sulle prossime elezioni

Intervista a tutto campo di Ivan Foschi sulle prossime elezioni

BOLOGNA- Fedele, coerente e con le idee chiare, insomma una compagna ideale. Che non perdona però gli abbandoni facili. E’ il ritratto di Sinistra Unita, tracciato dal leader e Segretario alla Giustizia uscente Ivan Foschi che spiega così la lealtà dimostrata dal suo partito al Psd, capofila della coalizione di centrosinistra a San Marino, in lizza per le elezioni di novembre. Lasciando trapelare la volontà di rivincita nei confronti di Alleanza Popolare, l’ex alleato ora passato al ‘nemico’, Foschi rivela perché Sinistra Unita non è caduta nel ‘tranello’ del terzo polo, consentendo così al centrosinistra di liberarsi finalmente dal giogo dei poteri forti.
Dopo la scelta, caldeggiata da Su, di richiamare i cittadini alle urne con anticipo, resta salda l’alleanza con il Psd, nonostante due anni di rapporti complessi. Un vostro ex alleato, Ap, con cui non avete mai nascosto un certo feeling, ha preferito abbandonare la nave. Quali sono i motivi per cui Sinistra Unita, al contrario, ha preferito restare a bordo?

Andarsene è stata una scelta di Alleanza Popolare, noi siamo rimasti coerenti al percorso fatto e oggi rilanciamo il centrosinistra perché riteniamo ancora valide le ragioni che ci hanno spinto alla formazione del governo nel 2006. In tutta la legislatura, ci siamo impegnati per trovare da sinistra una via d’uscita alla crisi politica aperta negli anni ’90 e contraddistinta dall’instabilità. Abbiamo così dimostrato di essere una forza responsabile, di sinistra ma non estremista. Nessuno nega che ci siano stati dei problemi durante questi due anni, ma abbiamo capito cosa non ha funzionato e la coesione è andata via via aumentando. Non nascondiamoci: ci sono stati alcuni consiglieri di maggioranza che hanno sabotato continuamente l’azione dell’esecutivo, fino a portarlo alla crisi per traslocare in un altro schieramento. Certo, un governo che, attraverso la vecchia legge elettorale, è nato con i numeri piccoli, era facilmente ricattabile dai terminali dei poteri forti. Oggi però, questi ultimi si sono disvelati e hanno fatto vedere bene di chi erano le colpe degli obiettivi mancati.

Cosa salvate e cosa buttate dell’esperienza di governo?

Nell’azione di governo ci sono stati dei ritardi: si è speso troppo tempo su questioni come i giochi, la commissione d’inchiesta, il caso Scaramella. Tutto ciò ha ingessato a lungo l’azione della maggioranza, senza contare poi l’incidenza dei franchi tiratori. Nonostante tutto, abbiamo prodotto risultati rilevanti in diversi campi. Non mi riferisco solo all’ormai nota legge elettorale, ma anche a quella che ha riaffermato il ruolo esclusivamente pubblico nella gestione dei giochi, al primo modulo della riforma fiscale, alla legge sul risparmio energetico. Passando invece in rassegna il settore di mia competenza, ricordo la normativa sul “giusto processo”, le leggi sulle adozioni e sulla sottrazione dei minori, sul razzismo, sulla violenza alle donne. Oltre a tutti i progetti già predisposti ma il cui iter si è interrotto con la crisi. Mi riferisco alle intercettazioni, alla riforma delle Giunte di Castello, agli affidamenti dei minori, all’editoria, nonché alla legge delega per il Nuovo Codice di Procedura Penale. Ci siamo dati da fare non solo sul versante legislativo, ma anche in campo culturale: dal convegno sulle intercettazioni, al progetto sulla legalità realizzato insieme alla fondazione Caponetto, fino ai concorsi giornalistici. Il bilancio di questi due anni è quindi più che positivo, abbiamo prodotto molto di più di quanto fatto in cinque anni da altri.
L’interruzione dell’attività di governo ha bloccato, tra l’altro, anche il percorso della riforma dell’editoria. Il lavoro fatto fino ad oggi rischia di venir spazzato via…

C’è bisogno di regole condivise nel settore dell’informazione. Devono essere autodefinite dagli operatori, ma occorre un quadro legislativo di riferimento e uno stimolo da parte della politica. L’istituzione della Consulta dell’informazione e degli organismi di autogoverno e autocontrollo della professione contribuirebbero all’introduzione di un codice deontologico. Ma senza un input, i cambiamenti stentano a decollare, come la revisione delle provvidenze per l’editoria, il riordino del settore e il contratto dei giornalisti che doveva essere compreso nella legge. Mi auguro che il lavoro fatto non venga meno e si possa trovare anche nella prossima legislatura una sua definizione. Certamente, se ne avremo la possibilità, ripartiremo da dove ci siamo fermati.
Si è molto parlato nelle scorse settimane della possibilità di dare vita ad un terzo polo, cui avrebbe potuto partecipare Su. E proprio all’interno del suo partito si è aperto un acceso dibattito su questo. Era una strada non percorribile o, come vi è stato detto, vi siete semplicemente mossi in ritardo?

Il terzo polo era una possibilità, ventilata anche da Sinistra Unita. Doveva essere una proposta di rottura che avrebbe portato a uno schieramento alternativo e “trasversale”, coinvolgendo Ap, Su, Noi Sammarinesi e Nuovi Socialisti, forze politiche molto eterogenee dal punto di vista della collocazione politica. Così, la parte programmatica ne avrebbe risentito a scapito però della forte affermazione della legalità e moralità. Ma non ci siamo tirati indietro, come ha detto Tito Masi, perché ci siamo mossi in ritardo. In realtà, proporre, come ha fatto Ap, un terzo polo che si alleava con la Dc significava una presa in giro verso gli elettori, poiché di fatto sarebbe stato un semplice alleato di uno dei due partiti maggiori. Al contrario, tale scelta richiedeva una forte dose di coraggio poiché avrebbe significato una legislatura di transizione quasi sicuramente all’opposizione. Prendiamo atto che né Ap né Nps né Ns hanno avuto questo coraggio. Ap ha dimostrato una incredibile disinvoltura nel saltare da uno schieramento all’altro pur di aumentare il proprio potere all’interno di una coalizione. Mentre da parte di Nps e Ns restano forti preclusioni ideologiche, contrariamente a quanto da loro sempre affermato.

In questi giorni siete al lavoro con i vostri alleati sul programma di governo. Tra le urgenze, sarà inserito inevitabilmente il recupero del rapporto con l’Italia. Quali le strategie previste?

Qualcuno vorrebbe contrabbandare il recupero del rapporto con l’Italia come il primo provvedimento nell’agenda del prossimo governo. Ma è un’ipotesi fantasiosa e indefinita. Chi dice che bisogna ripensare alla politica estera, non dice come. Vogliamo riportarla agli anni ’90, quelli dell’assedio della Guardia di Finanza? Il rapporto si recupera solo riguadagnando credibilità, dimostrando nei fatti di essere seri. In questi ultimi due anni abbiamo iniziato un percorso che ha dato buoni risultati, con la definizione di un accordo bilaterale in dirittura di arrivo e la firma dell’accordo in materia radiotelevisiva. Sono state recuperate le incomprensioni del 2005, quando la Dc alla vigilia della firma dell’accordo fece saltare tutto.

Però San Marino resta fuori dalla White List europea, quella che include i Paesi virtuosi nella lotta contro il riciclaggio…

E’ vero, siamo fuori dalla White List. La nuova legge contro il riciclaggio entra in vigore solo a settembre e, per essere inclusi tra i Paesi virtuosi, doveva essere fatta molto tempo prima. Questo governo ha deciso di andare avanti, malgrado tutte le sollecitazioni in senso contrario. Anche nell’ultimo Consiglio, prima di approvare la legge, c’è stato un ordine del giorno di tutta l’opposizione per chiedere di bloccarla. Se avessimo dato retta a loro, non avremmo la legge e saremmo molto lontani dall’ingresso nella White List. Oggi invece, abbiamo la concreta possibilità di poter entrare al prossimo giro. Merito di questo esecutivo che ha fatto la scelta di stare dalla parte della trasparenza, accettando regole suggerite, di sicuro non imposte.
C’è chi dà per scontata la vittoria della coalizione avversaria. Quanto siete disposti a scommettere sul contrario? Quali sono i punti deboli del centrodestra e quali invece i vostri punti di forza?

C’è una campagna elettorale che ci vede ai blocchi di partenza in condizioni di sostanziale parità, ma che si rivolge a nostro favore se consideriamo che le nostre tre forze politiche provengono da un’esperienza di governo in comune e quindi da un’intesa programmatica già raggiunta e collaudata. Dall’altra parte c’è una marmellata di ben otto forze politiche una delle quali composta da fuoriusciti dal Psd che, dopo avere sabotato costantemente l’azione di Governo, sono passati addirittura nella lista con la Dc. E c’è anche Ap, la più grossa incoerenza dello scenario politico attuale: dopo avere contribuito in maniera significativa alla formazione dei governi precedenti e dei loro programmi, si è alleata proprio con chi quei programmi li ha contrastati con tutte le forze, sia a livello politico sia con le cialtronate e le “scaramellate” esterne. Non c’è quindi un progetto politico comune, ma solo l’unione di tutti quelli che sono contro il centrosinistra e i suoi componenti. Sono sicuro che se vincessero, inizierebbero a litigare il giorno dopo. Mentre, a nostro vantaggio, ci sarà l’omogeneità, perché non avremo più l’intoppo e il condizionamento dei poteri forti, dopo che si è visto chiaramente che hanno scelto lo schieramento avversario. Al contrario, il centrodestra ne sarà pesantemente condizionato. Sono certo che i sammarinesi non si lasceranno ingannare da coloro che hanno condotto il Paese nelle difficoltà che conosciamo, e che oggi sono tutti presenti nel centrodestra, per i quali certo non basterà una pennellata di nuovo, sopra una struttura vecchia e fallimentare.
(da Dire.it)

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy