KOSOVO, GIORNO DELL’INDIPENDENZA

E’ stata proclamata ieri, durante una cerimonia solenne, l’indipendenza della provincia del Kosovo, a maggioranza albanese, dalla Serbia.

L’Unione europea, la cui presidenza di turno è detenuta dal ministro degli esteri sloveno, e la NATO controlleranno la situazione nel Paese.
Il Kosovo è il sesto Paese della ex-Jugoslavia (dopo Slovenia, Croazia, Macedonia, Bosnia e Montenegro) a slegarsi dalla Serbia, che ha dominato la federazione jugoslava fino al 1991.

Il riconoscimento del nuovo stato è stato accolto immediatamente da 17 dei 27 Stati membri dell’Ue, tra i quali Francia, Gran Bretagna e Germania, oltre ad altri Stati non membri, come gli Usa, attraverso la dichiarazione del segretario di stato Condoleezza Rice. Gli Stati Uniti hanno confermato il loro impegno a garantire la stabilità della situazione kosovara.

L’Italia ha fatto sapere di accogliere la scelta del popolo kosovaro per bocca del ministro degli esteri Massimo D’Alema, mentre in una conversazione avuta ieri con il leader serbo Boris Tadic, il presidente del consiglio Romano Prodi ha assicurato la vicinanza del governo italiano alla Serbia.

Voci contrarie all’indipendenza sono arrivate dalla Spagna, impegnata con i movimenti separatisti, che ha invocato il mancato rispetto del diritto internazionale, ma anche da Cipro, Grecia, Slovacchia, Bulgaria e Romania.

Serbia e Russia hanno contrastato la dichiarazione del Kosovo.
Il primo ministro serbo Vojislav Kostunica ha definito il nuovo Stato un “falso Stato”.

La Russia, a poche ore dal voto, aveva convocato una riunione straordinaria Onu per bloccare il tentativo di indipendenza, senza tuttavia riuscirvi. Nei giorni scorsi il Cremlino aveva annunciato che a seguito dell’indipendenza avrebbe cambiato la sua politica nei confronti delle regioni georgiane di Abkhazia e Ossezia del Sud.