La formazione degli insegnanti deve garantire la qualità della scuola. Un altro gruppo di insegnanti precari

La formazione degli insegnanti deve garantire la qualità della scuola. Un altro gruppo di insegnanti precari

La scuola, nel bene o nel male, ha un ruolo centrale nel disegnare la società del futuro. Le decisioni prese in ambito scolastico vanno ponderate attentamente, perché i loro effetti, benché non subito evidenti, saranno duraturi. Ecco che allora una questione a prima vista molto tecnica, il riconoscimento dei titoli di studio degli insegnanti precari, assume un particolare rilievo.

Non vogliamo fornire nuove interpretazioni giuridiche dei recenti decreti emanati dal Congresso. Vogliamo invece parlare dei loro effetti sulla qualità della scuola. Questo è l’argomento centrale. Questo interessa tutti i cittadini, che vedono nella scuola non una fabbrica di posti di lavoro, magari traducibile in termini di consenso politico, ma il luogo in cui i loro figli matureranno gli strumenti per affrontare il futuro.

Per realizzare tale obiettivo occorrono insegnanti altamente preparati. I titoli For.com di cui parliamo, permettono davvero di fare la differenza? Secondo noi si, ma in negativo. Perché?

Qualità scadente, prezzo economico.

Due aspetti strettamente collegati: i corsi For.com non sono tenuti da docenti universitari. Non sono tenuti da nessuno: sostituire personale specializzato con dispense (non prive di errori grossolani), abbatte i costi e la qualità.

Risultato garantito.

Non esiste una selezione all’ingresso. Basta possedere una laurea. Neanche più specialistica, ma solo triennale. L’abbassamento della soglia d’accesso risponde ad una logica di puro mercato: più iscritti potenziali, più utili. Non si hanno notizie di respinti, né all’ingresso né in uscita.

Il problema è tristemente noto tra i precari italiani, rassegnati a questa estorsione legalizzata.

Cosa significherebbe assegnare punti a tali titoli, che la legge sammarinese (è bene ricordarlo) tuttora non riconosce?

Significa condannare tutti i neolaureati interessati all’insegnamento a farne due, spendendo 2.200 € in 4 anni;

significa obbligare le famiglie, che hanno già fatto sacrifici per affrontare le spese di una laurea, a nuovi sacrifici;

significa scoraggiare la vera formazione qualificata (seconde lauree, master, dottorati), che richiede più tempo, più sacrifici e non garantisce punti facili.

Risultato? Quando tutti i precari avranno speso soldi per non restare indietro in graduatoria, si ritroveranno con 3 punti in più, ma nelle identiche posizioni di prima.

E gli studenti sammarinesi, di cosa beneficeranno? Non si accorgeranno di nulla, salvo del permesso eventualmente preso dal loro insegnante per sostenere “l’esame” finale.

Gli insegnanti sammarinesi che hanno frequentato questi corsi erano persone preparatissime prima del For.com e lo saranno anche dopo, nonostante il For.com: si sono trovati obbligati a frequentare un corso senza averne alcun bisogno, se non in termini di punteggio. Ma così facendo hanno avviato una catena che occorre spezzare quanto prima possibile.

In ragione di ciò, confidiamo in una soluzione che ponga al centro della questione non la scuola come serbatoio di posti di lavoro, ma come istituzione essenziale della comunità.

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