La lotta ai trust. IlSole24Ore

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Parte la guerra ai trust illeciti La GdF ne ha già scovati 157

Nel contrasto all’evasione internazionale l’Europa ha dichiarato guerra ai
trust. L’Italia dal canto suo ha già schierato la Guardia di finanza in prima
linea. L’obiettivo è contrastare l’utilizzo illecito di questo istituto al solo
fine di schermare i veri titolari di disponibilità finanziarie frutto di
evasione fiscale internazionale o di riciclaggio.

I dati raccolti dall’Italia
con l’attività svolta dalle Fiamme gialle parlano chiaro. «Nelle 2.000 verifiche
previste dal piano d’azione contro i paradisi fiscali (Dl 78/09) – precisa
Stefano Screpanti, capo ufficio tutela entrate del comando generale della
Guardia di finanza – è stata dedicata particolare attenzione proprio ai casi di
trasferimento o detenzione di capitali e disponibilità finanziarie all’estero
mediante la costituzione di trust. E nelle 2.000 operazioni che saranno attivate
nei prossimi mesi non sarà certo abbassata la guardia».
Il ricorso a questi
istituti “fiduciari” in maniera distorta non è poi così raro come si potrebbe
credere. Nel corso del 2010 la “tributaria di Roma” ha concluso le verifiche
sulla cosiddetta “lista Vaduz”, l’elenco di contribuenti italiani che avevano
aperto posizioni finanziarie in Liechtenstein. Dalle verifiche, sottolinea il
Comando generale, sono stati individuati 157 trust utilizzati da 391 soggetti
titolari di disponibilità economiche e finanziarie per redditi evasi pari a
circa 170 milioni di euro.
Stessi risultati sono stati raggiunti dal nucleo
di Milano alle prese con un’altra “lista Pessina” di contribuenti in odore di
evasione e sequestrata a un notaio svizzero. Da qui è emerso che nelle 280
verifiche effettuate su altrettanti contribuenti italiani assistiti dal
professionista, l’occultamento di beni reddituali e patrimoniali passava per la
costituzione e l’amministrazione di trust da parte di intermediari, anche questi
con sede a Vaduz.

I casi di evasione emersi sono quelli in cui, spiega ancora
Screpanti, ‘la costituzione del trust ha dato di fatto luogo a fenomeni di vera
e propria interposizione fittizia, al solo scopo di schermare la titolarità di
disponibilità finanziarie frutto di evasione fiscale o di origine illecita
allocate all’estero’.

Su queste pratiche illecite i reparti delle Fiamme gialle sono stati incaricati
di orientare con carattere di priorità, anche per il 2011, l’azione di
intelligence e di analisi di rischio ai fini del contrasto dell’evasione fiscale
internazionale.
Il trust illecito spesso viene utilizzato anche a fini di
riciclaggio, come hanno spesso dimostrato le operazioni condotte dal nucleo
speciale di polizia valutaria. A giorni i reparti comunicheranno i dati
dell’attività 2010, ma già nell’anno passato la valutaria ha eccertato il
riciclaggio e il reimpiego di 85 milioni di euro frutto di frodi fiscali e ha
sequestrato immobili registrati e quote societarie per oltre 24 milioni di euro,
tra cui valori conferiti nei trust.
Nel ricorso al trust illecito per creare
interposizioni fittizie e occultare patrimoni al fisco sono due le componenti
che ricorrono: un paradiso fiscale e un professionista. Come dimostra il caso
riscontrato a Venezia nei confronti di 22 società che operavano nel trasporto di
gas via mare e da cui è emerso che il trust è stato utilizzato per sottrarre
alla riscossione debiti fiscali e previdenziali per 31 milioni di euro. Questo
mediante la vendita simultanea del patrimonio delle società del gruppo ad
imprese e trust formalmente residenti nelle isole Marshall e a Madeira. O ancora
nel caso fatto emergere dalla tributaria di Biella. Come mostra il grafico in
alto, il trust con sede in Guernsey (isole del Canale) era gestito da un
professionista milanese e utilizzato da due fratelli del settore tessile per
schermare la partecipazione diretta in una holding lussemburghese.
Su queste
gestioni poco trasparenti, dunque, si concentrerà l’azione della Gdf: ‘Il
rischio di evasione sussiste soprattutto quando il contribuente italiano,
conclude Screpanti, continua di fatto a gestire dal territorio nazionale il
patrimonio del trust e ne percepisce occultamente il reddito, alterando nella
sostanza la natura stessa dell’istituto’

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