La Repubblica: Dalla Liguria a Rimini un coro di proteste ‘Vogliono prendersi i nostri stabilimenti’. Il Resto del Carlino

La Repubblica: Dalla Liguria a Rimini un coro di proteste ‘Vogliono prendersi i nostri stabilimenti’. Il Resto del Carlino

La Repubblica

cronaca

Il racconto.
Tra i gestori balneari la paura di veder arrivare i grandi operatori stranieri: “Riecco gli euroburocrati che distruggono l’economia, non lasceremo questi lidi alla globalizzazione”
Dalla Liguria a Rimini un coro di proteste “Vogliono prendersi i nostri stabilimenti ”

Michela Bompiani e Laura Montanari

 

Il verdetto che viene dalla Corte di Giustizia europea suona come un brivido nel bel mezzo dell’estate, con le spiagge piene di turisti e i balneari affaccendati fra wi-fi e lettini, ricariche solari e pedalò. «Ci scippano le spiagge e vogliono farci passare per usurpatori» scuote il capo Carla Mattugini, stabilimento Carlo. Sabbia pettinata e geometrici ombrelloni a Forte dei Marmi. Non l’hanno presa bene in Versilia. «Riecco gli euroburocrati che distruggono la nostra economia », è lo slogan di un gruppo di balneari veneti. Nemmeno il tempo di sentirsi al riparo, protetti da una proroga al 2020 che qui si torna in alto mare. Il nemico ha sempre lo stesso nome, direttiva Bolkestein: i suoi effetti tornano a far perdere il sonno a chi vive l’estate lavorando tra cabine e arenili. «Rischiamo di perdere quello che abbiamo costruito in anni di lavoro, deve intervenire il governo. E presto», dice Emiliano Favilla, bagno Venusta 2 a Lido di Camaiore. Sono arrabbiati: «E’ come se il passato – rincara Carla Mattugini – non contasse niente. In questa spiaggia ci ha lavorato e investito mio nonno prima della guerra, poi mio padre, poi io e i miei figli…abbiamo pagato una successione, le tasse e pure l’Ici. Siamo usurpatori? Con chi dobbiamo fare la gara?».
Sul lato Romagnolo (e non solo lì) c’è chi è meno pessimista e vede uno spiraglio fra le gelide parole della sentenza: «Nessuno si illudeva che la proroga generalizzata fosse legittima – dice da Rimini Giorgio Mussoni, presidente del sindacato Oasi di Confartigianato –. Il governo riprenda in mano la questione, metta regole che riconoscano la professionalità non come premio al vecchio, ma come garanzia per il futuro. Protegga il valore di queste imprese e chiarisca che chiunque arrivi dovrà liquidare per il valore di mercato ciò che esiste». Promettono battaglia i gestori dei bagni in Liguria, 1300 imprese sgranate lungo la costa. Pronte a fare ricorso, contro una sentenza che somiglia alla libecciata di mercoledì, con onde fino a otto metri che hanno spazzato via le spiagge. Ieri i gestori degli stabilimenti, come sempre, rimettevano a posto quello che il mare aveva rotto. «Abbiamo pagato l’imposta di registro ai rispettivi Comuni fino al 2020, vale il 2% del canone: questo significa che se qualcuno volesse toglierci la concessione, noi siamo pronti a ricorrere perché l’abbiamo già pagata e il Comune ce l’ha accordata», attacca Massimo Stasio, presidente provinciale Sib e gestore di sette stabilimenti balneari, tra Recco e Chiavari. A far arrabbiare gli operatori è il tempo perduto: «La sentenza così com’è, ce l’aspettavamo: ma si sono persi dieci anni, la normativa Ue è del 2006. E il governo italiano non ha ancora fatto una legge per il riordino delle concessioni demaniali – aggiunge Stasio, che dà lavoro a 50 bagnini –. Così si stralcia una delle principali voci della nostra economia. L’Ue, del resto, si occupa della grandezza delle vongole, dei bianchetti che non si possono pescare, ma del lavoro di migliaia di persone, soltanto in Liguria, non si cura». Anche Giampaolo Poletti, a Fiumaretta, Spezia, davanti ai suoi ombrelloni a righe bianchi e blu affondando i piedi nella sabbia si lamenta: «Sono uno sciagurato che ha investito tutti i risparmi nel mio stabilimento. L’ho fatto per i miei figli, per dare loro un lavoro. Adesso non sappiamo cosa accadrà».

«Per 1300 imprese balneari liguri si profila il rischio dell’immediata messa a gara dalle attuali concessioni», denuncia Matteo Rezzoagli, coordinatore ligure Fiba Confesercenti. Poletti riprende: «C’è modo e modo di fare i balneari nel Mare del Nord, i clienti, non li coccolano come facciamo noi, non danno i servizi che noi assicuriamo ». Stesso pensiero di Giampaolo Talani, 61 anni che ora di mestiere fa l’artista ma che “fino a 40 anni” ha fatto il bagnino a San Vincenzo, sulla costa livornese Toscana nello stabilimento balneare che aveva preso suo padre e che adesso manda avanti suo figlio: «Perché dovremmo passare la mano? Dovremmo lasciar globalizzare le nostre spiagge?».

++++++++++++

Il Resto del Carlino

L’Europa boccia le nostre spiagge «Niente proroghe, siete abusivi»

Concessioni degli stabilimenti balneari, è caos. Interviene il governo

C’È UNA PAROLINA (che poi è il nome di una persona) che ai bagnini italiani fa venire l’orticaria. Qeusta parolina è: Bolkestein. per colpa di questa malefica parolina-nome di persona, centinaia di migliaia di persone che vivono e lavorano grazie agli stabilimenti balnerari, da un decennio in qua tremano. E da ieri tremano ancora di più, perchè la Corte di Giustizia Europea ha bocciato la proroga delle concessioni demaniali dal 2015 al 2020 avanzata dall’Italia. Il nocciolo della questione è semplice: per l’Europa i titolari degli stabilimenti balneari non possono avere vita natural durante la concessione della spiaggia (che è pubblica) e quindi devono partecipare a un bando, diciamo pure a un’asta, ogni tot di anni.
DALLA SENTENZA europea di ieri (fra l’altro attesa) cìè chi vede il bicchiere mezzo vuoto (molti: e in Romagna c’è già qualcuno che promette serrate) ma anche chi lo vede mezzo pieno. Ora siamo in un limbo, nel senso che con la bocciatura europea le concessioni sono scadute il 31 dicembre scorso e quindi siamo nel caos. Per l’Europa in questo momento gli stabilimenti balneari sono abusivi. «Non è vero – tuonano i presidenti di Sib e Fiba dell’Emilia Romagna, Simone Battistoni e Maurizio Rustignoli – abbiamo proroghe valide rilasciate dagli enti pubblici. La politica ora deve dare una risposta in brevissimo tempo». Il Governo replica con l ministro degli affari regionali Enrico Costa: «Nel giro di poche ore verrà messa a punto una norma temporanea di salvaguardia che rimetta in legalità le norme sulle concessioni». Dovrebbe trattarsi di un emendamento al decreto legge sugli Enti locali. Nella sostanza «si assume il tempo necessario per l’approvazione di una legge delega», indicativamente 18 mesi, che permetterebero di gestire le prossime due stagioni estive.

+++++++++++

Il Resto del Carlino

«Dal 2008 siamo precari. E non investiamo più»
Filippo Graziosi
RIMINI
DA 21 ANNI questo fazzoletto di sabbia è casa sua. Un piccolo impero di cabine, ombrelloni e lettini che la sentenza della corte europea rischia di spazzare via. Stefano Mazzotti, titolare del bagno 27 a Marina centro, era preparato alla sentenza.
E adesso cosa succede?
«Sono abituato a questa situazione di estrema precarietà. Lo sono dal 2008. E infatti ci sono sempre meno investimenti in spiaggia a causa di questa incertezza».
Sperava in una sentenza diversa?
«Non mi aspettavo nulla. Adesso cerchiamo di concludere al meglio la stagione balneare».
E poi?
«Il governo italiano deve prendere una decisione. Fare una legge ponte che indichi dei periodi certi per noi bagnini. Già mercoledì dovrebbe arrivare un emendamento che prolungerà le nostre concessioni fino a una legge definitiva».
Il pericolo per lei e i suoi colleghi è rappresentato dalle famigerate aste…
«Se dovessero arrivare le aste saremo esposti a tutti i tipi di investitori. Se così fosse però anche noi vorremmo poter prendere un pezzo di spiaggia in Spagna o Croazia. Ma in realtà non possiamo perchè questi paesi hanno tutelato meglio del nostro la categoria».
Ha paura di perdere la sua spiaggia?
«La paura c’è sempre, ma non voglio fasciarmi la testa adesso. In questo momento sono concentrato per cercare una strada che mi permetta non solo di salvaguardare, ma anche di far progredire la mia azienda. Negli ultimi anni a causa di questa incertezza siamo stati fermi con gli investimenti».
Difficile darvi torto…
«Chi si imbarcherebbe in una spesa di 40-50 o addirittura 100mila euro sapendo che potrebbe rimanere con un pugno di mosche in mano tra un anno o due?».
Quando ha acquistato questa spiaggia?
«Sono qui dal 1995. Gestisco il bagno 27 insieme a mia moglie e ho due dipendenti. Per ammortizzare la spesa ci sono voluti più di dieci anni. Questa è la mia ventunesima stagione in spiaggia. E non sarà l’ultima».

 

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy