La Repubblica di San Marino cambia pelle ora vuole assomigliare al Lussemburgo
Una piccola Lussemburgo nel cuore dell’Italia. Con società di gestione del risparmio, finanziarie variamente specializzate, hedge fund. Tutto, però, rigorosamente regolare e trasparente. Ecco la nuova vocazione dell’ex “paradiso fiscale” di San Marino. Sono infatti in corso contattI fra le autorità locali e gruppi finanziari internazionali per agevolare – grazie anche alla sempre più spinta semplificazione amministrativa e a nuovi incentivi fiscali (già ora comunque l’aliquota massima sulle imprese è del 20%) – l’insediamento di società nel territorio. È una svolta radicale rispetto al meno recente passato, fatto di finanziarie e di capitali di dubbia provenienza. Nelle considerazioni finali del presidente della Banca Centrale di San Marino, Renato Clarizia, si sottolinea che tra il 2010 e il 2014 hanno chiuso ben 30 finanziarie o fiduciarie su 51, in conseguenza della nuova disciplina emanata nel febbraio 2011. E l’opera di pulizia prosegue. Dal primo gennaio San Marino è uscita dalla black list italiana e ciò dovrebbe agevolare l’attività delle imprese nel territorio italiano, mentre le banche della piccola Repubblica sono entrate nel “Sepa”, il sistema europeo di pagamenti, legittimando così il percorso virtuoso iniziato da tempo. Proseguono inoltre sempre più serrati gli incontri con la Banca d’Italia per la firma del ‘memorandum’, ovvero la convenzione fra le due banche centrali per poter scambiare in qualsiasi momento e in completa libertà – nel rispetto dei principi di riservatezza e segreto d’ufficio – i dati sui rispettivi soggetti vigilati. Ma prima San Marino deve dotarsi di una Centrale Rischi. «L’auspicio è che entro la fine dell’anno o all’inizio del 2015 – dice Clarizia – il memorandum possa essere firmato».