La Serenissima: Rebus elezioni, l’ora delle grandi manovre

La Serenissima: Rebus elezioni, l’ora delle grandi manovre

La Serenissima

Rebus elezioni, l’ora delle grandi manovre 

Movimenti e possibili alleanze nell’incerta prospettiva politica

Molti movimenti sotterranei stanno bloccando la politica sammarinese. Diceva Pino Guidi storico democristiano alla conferenza programmatica della Dc “non è possibile che gli alleati di governo diventino concorrenti in maggioranza, come si può andare avanti? Cos’è rimasto del Bene Comune? Qual è l’interesse del paese?”. Ecco, l’esponente della Democrazia Cristiana ha riassunto in maniera completa e chiara, dal punto di vista politico, la situazione attuale. Infatti, tutte le forze sono impegnate per capire cosa fare dopo questa legislatura.

La Democrazia Cristiana, delusa per il risultato in termini di partecipazione e dinamismo della conferenza programmatica di una settimana
fa, appare stranamente isolata.
Luigi Mazza, capogruppo
Dc, durante la trasmissione
televisiva Palazzo Pubblico ha
riaffermato la centralità del proprio
partito conscio del fatto
che forse non è più così. Quindi
bisogna ricorrere ai ripari, ed
ecco la mossa concordata con i
fratelli Berti: una lista indipendente
che gravita attorno a Noi
Sammarinesi alla quale potrebbero
aggiungersi alcuni soggetti
della società civile. Una strategia
che ha come obiettivo quello
di limitare la fuoriuscita di
consenso che dalla Dc si sarebbe
potuta riversare nel nuovo soggetto
che è in fase di creazione
tra Alleanza Popolare e Unione
per la Repubblica. La cosiddetta
Repubblica Futura.

A “salvare” la Dc da questa solitudine
ci sono i compagni socialisti
che sostengono con forza
un’alleanza per le prossime elezioni
con l’area conservatrice: ce
lo ha dichiarato anche il capogruppo
Mancini qualche settimana
fa in una nostra intervista.

Poi abbiamo il Tavolo Riformista,
che dialoga con tutti: Ps,
Su, Psd e ora anche con gli indipendenti.
Al momento la discussione
al tavolo è improntata
esclusivamente su aspetti programmatici
perché il nodo politico
non si riesce a sciogliere, visto
che la spaccatura all’interno
di quel tavolo è assai evidente.

Da una parte i socialisti (ce ne
sono anche dentro il Psd) che
vorrebbero avere come interlocutore
principale proprio la Dc,
come detto sopra, isolando di
fatto Repubblica Futura.
Dall’altra parte invece, Sinistra
Unita e Democratici “coordinati”
da Simone Celli spingono
per una costituente che
sia alternativa al partito di via
delle Scalette e che guarda con
attenzione al gruppo di Ap e
Upr e magari anche a Civico 10.

Quindi la mediazione fra queste
due visioni (socialisti e area
democratica) appare pressoché
inattuabile. Il groviglio cruciale
è proprio qui. Da adesso in poi
ne vedremo sicuramente delle
belle: Repubblica Futura accelererà
il suo percorso di aggregazione,
i socialisti il 12 di marzo
nomineranno (per la terza volta
in due anni) i nuovi organismi
interni; vedremo come si comporterà
la Dc e i suoi “soci” di Noi Sammarinesi e non ultima
la nomina della prossima Reggenza
che potrebbe essere monocolore
Dc e potrebbe gestire
addirittura le possibili elezioni
anticipate.

In mezzo a tutto questo caos, c’è l’uscita pubblica a mezzo stampa dell’avvocato Matteo Mularoni che sostiene di non entrare in politica ma che poi lancia una proposta che è invece molto politica ed infine c’è Rete.

Elena
Tonnini ha più volte sostenuto
che il suo movimento è fuori
da questi schemi e che vedrebbe
bene un’alleanza con Civico
10, che, a sua volta, nei giorni
scorsi, ha dichiarato di essere in
cerca di alleati partendo dalla
condivisione sulle idee e progetti,
rimettendo al centro della
questione la credibilità delle
persone.

E al paese chi ci pensa? Torniamo, se vogliamo anche amaramente, alla domanda iniziale di Pino Guidi. In questa situazione è difficile fare scelte, sviluppare riforme strutturali (nonostante gli annunci non manchino) e pare si aspetti il referendum
sulla variante del Polo della
moda per portare a casa un risultato,
uno dei pochi obiettivamente
parlando, di questa legislatura.
Anche in questo caso
la campagna referendaria sarà
sicuramente il gioco dell’ipocrisia:
tutto Bene Comune compatto
davanti alle telecamere e poi
spente le luci dei talk show ci si
tornerà “a fare le corna”.

E al Paese chi ci pensa? E sì, aveva
ragione Pino Guidi.

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