La Steelmec di Gualdicciolo, non riapre

La Steelmec di Gualdicciolo, non riapre

L’azienda annuncia che non saranno rispettati gli accordi per il rientro a San Marino dei lavoratori della Steelmec

Dal mese di settembre i lavoratori della Steelmec sono stati trasferiti presso gli stabilimenti di Villa Verucchio, a seguito della riorganizzazione del Gruppo SCM. Tale piano, infatti, prevede l’accorpamento delle attività di carpenteria metallica effettuate dalla stessa Steelmec (verniciatura e lavorazioni meccaniche) presso tale sito, al fine di ottimizzare il processo produttivo.

Il Sindacato si è posto in termini costruttivi fin dalla prima fase di trattativa con l’azienda, l’ANIS ed il Governo, riconoscendo la validità di questo progetto al fine di svolgere le varie fasi di lavorazione con una migliore funzionalità, ma ha chiesto di avere la garanzia del rientro graduale dei lavoratori della Steelmec all’interno della Repubblica di San Marino.

Il 19 luglio è stato sottoscritto un accordo che prevede che dal prossimo mese di gennaio il primo gruppo di lavoratori rientri nelle attività che dovranno essere predisposte nello stabilimento ex CAMS MACCHINE di Gualdicciolo, recentemente acquisito dalla SCM INDUSTRIA, ma l’azienda ha fatto sapere che l’immobile avrà bisogno di essere ristrutturato per cui i tempi slitteranno di quasi un anno.

Si tratta di una presa in giro nei confronti dei lavoratori, del Sindacato e del Governo perché non è possibile che solo ora ci si sia accorti che l’immobile non è adeguato a svolgere le attività produttive previste; questo significa che la SCM, spalleggiata dall’ANIS, ha firmato un accordo sapendo già che non lo avrebbe rispettato.

Tale atteggiamento non potrà non avere conseguenze sul piano delle relazioni industriali, ma quello che sconcerta ancora di più è il ruolo assolutamente passivo dei Segretari di Stato per il Lavoro e per l’Industria, che non hanno fatto sentire il peso della loro autorità nel richiamare l’azienda alle proprie responsabilità, lasciando solo il Sindacato ad esigere il rispetto degli accordi. Pur nella consapevolezza che la crisi economica costerà sacrifici a tutti, è inaccettabile che questa venga addotta come giustificazione ad ogni scelta, anche quando offende la dignità dei lavoratori

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