La voce di Romagna. San Marino congela il rientro dei capitali

La voce di Romagna. San Marino congela il rientro dei capitali

 

Voluntary disclosure

San Marino congela il rientro dei capitali
Al contribuente a cui è stato bloccato il conto anche un’informativa con richiesta di sequestro per ‘sospetto riciclaggio’
Scaduti i tempi previsti per la voluntary disclosure (lo scorso 30 novembre), le banche di San Marino stanno bloccando i conti correnti dei clienti che chiedono il trasferimento della liquidità in Italia. Non solo. I titolari rischiano per giunta di ritrovarsi a dover rispondere di “sospetto riciclaggio”.
Stando al caso ricostruito ieri dal quotidiano economico Italia Oggi, la comunicazione è arrivata a un contribuente italiano che dopo aver avviato le previste procedure per quella che letteralmente è una volontaria comunicazione di capitali detenuti illecitamente all’estero ha inviato alla propria banca la documentazione comprovante l’adesione al programma di emersione. Per tutta risposta, invece di vedere il movimento dei fondi sul proprio conto italiano, al malcapitato cliente è stata recapitata un’informativa della Banca Centrale della Repubblica di San Marino (l’autorità di vigilanza del Titano).
Missiva con cui si richiede all’autorità giudiziaria locale (il commissario della legge) il sequestro del rapporto bancario per “sospetta attività di riciclaggio”. Il contribuente, per aver avviato ma non ancora portato a compimento il rimpatrio dei capitali, si è così visto bloccato l’accesso ai propri conti correnti. Un caso che si presume non sia isolato. Nel frattempo però, rispetto prevista alla scadenza dello scorso 30 novembre, va anche detto che il Tesoro starebbe ragionando sulla possibilità di trasformare la voluntary disclosure in una possibilità a tempo indeterminato, in via definitiva. Ipotesi per cui si ragionava proprio di febbraio 2016. Ma l’ufficialità ancora non c’è.
Stando ai calcoli dell’Agenzia delle Entrate diffusi dal Ministero dell’Economia a fine anno il gettito garantito alle casse dello Stato dalle adesioni alla voluntary disclosure arrivate nel 2015 vale poco più di 3,8 miliardi (3.834.306.000 euro). In tutto 9.343 le procedure registrate in Emilia Romagna, per un totale di 129mila e 3,8 miliardi di euro di gettito per le casse dello Stato. Appena l’1,9% delle somme regolarizzate (dati aggiornati proprio al 30 novembre 2015) proviene dalla Repubblica di San Marino, per un totale di un miliardo 131 milioni e 580 mila euro. Soldi che non rappresentano solo moneta contante, ma l’insieme delle attività finanziarie uscite dall’Antica Repubblica, compresi titoli e obbligazioni.
Sarebbero invece 200-300 i milioni di capitali italiani esportati illegalmente stimati dalla Banca d’Italia. Detto che una parte di quei soldi in Italia non la si rivedrà più, molti investitori e risparmiatori sono stati indecisi fino all’ultimo se procedere o meno, muovendosi effettivamente quando era troppo tardi. Motivo per cui una riapertura della voluntary disclosure potrebbe raccogliere ancora numerose adesioni. Era invece già chiaro che ci sarebbe stata una fase due per la “voluntary disclosure”, tutt’altro che volontaria. Chiusa la finestra per il rimpatrio protetto dei capitali, il Fisco si era detto determinato a stanare gli irriducibili con gli strumenti a sua disposizione, a cominciare dallo scambio di informazioni diretto con gli altri Paesi.

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