L’arroganza di chi ha torto. FLI CSU

L’arroganza di chi ha torto. FLI CSU

L’arroganza di chi ha torto
L’OIL giudica pienamente legittimo il modello del contratto unico nazionale  
Il recente botta e risposta tra ANIS ed OSLA su contratti e rappresentatività  mette in luce il tentativo di mascherare i propri torti nel più classico dei modi: rigirando la frittata. E’ il caso di OSLA, che tenta di ribaltare a proprio favore il giudizio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) sulla Legge di rappresentatività in discussione in Consiglio.
L’OIL non sposa, ovviamente, il modello erga omnes o il suo contrario, essendo pertinenza degli attori a livello nazionale decidere il merito, ma afferma in maniera chiarissima che il modello sammarinese, rafforzato e teso alla stipula di un solo contratto nazionale, si basa su principi  legittimi. Non solo: l’agenzia dell’Onu per il lavoro esprime tra le righe compiacimento per  l’originalità di tale modello, il migliore possibile per un piccolo Stato.
Tutto il contrario di quanto sostenuto dall’OSLA, che voleva far naufragare il progetto di legge sulla rappresentatività. in quanto lesivo, a dire suo e di USL, del diritto alla libera associazione sindacale.
Giusto e  legittimo, quindi, che le imprese contino solo se hanno dipendenti (con buona pace di OSLA) ed è giusto che i lavoratori iscritti siano identificati attraverso il pagamento di una quota associativa, e che vi sia un incremento del numero necessario per il riconoscimento giuridico (con buona pace di USL).
Giusto e legittimo, inoltre, che solo i contratti firmati da chi rappresenta il maggior numero di lavoratori, sia da parte sindacale che datoriale, e che siano approvati dai dipendenti attraverso il referendum che da anni la FLI-CSU celebra a ogni tornata contrattuale, abbiano validità erga omnes (con buona pace di entrambi).
Nonostante abbiano avuto torto su tutta la linea, tali associazioni firmano ugualmente un altro contratto industria, confidando che “l’effetto rissa” porti il Consiglio a non adottare il provvedimento. O magari  ribadendo che il modello preferito è quello dei contratti aziendali e non nazionali, dimenticando che tutti i gruppi consiliari, seppure con sfumature diverse, si sono già espressi per quest’ultima ipotesi.
Ma l’arroganza di OSLA non è nuova, così a differenza di tutte le altre associazioni di categoria, che sottoscrivono solo i Contratti di loro pertinenza, pretende di dire l’ultima parola su tutti gli accordi.
Arroganza derivante dal potere di veto, implicitamente consentito dall’attuale ordinamento anche a chi rappresenta poco più che se stesso.
Poiché CSU, ANIS ed UNAS non hanno più accettato un simile atteggiamento, oggi OSLA (con la complicità dell’USL)  tenta di spezzare in due i Contratti Industria ed Artigianato, per tentare di destrutturare il sistema erga omnes, inventandosi il premio di risultato da condividere a livello aziendale. Premio di risultato che però non si aggiunge agli aumenti contrattuali, ma  bensì li sostituisce. Non c’è che dire: una gran bella fregatura per i lavoratori.  
Federazione Lavoratori Industria CSU

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