Se ne sono accorti. Il governo del Patto si è accorto di aver sottovalutato la portata dell’Istanza d’Arengo degli industriali che chiedeva lo spostamento alla domenica di cinque feste, laiche e religiose. Il senso dell’istanza dell’Anis era questo: calendario alla mano da noi ci sono 17 feste contro le 12 italiane.
Cinque giorni di festa in più sono davvero un fardello significativo sotto il punto di vista della produttività. E non solo per il numero di ore di lavoro in meno rispetto ai competitor, ma anche per le disfunzioni: è facile immaginare cosa significhi per un’azienda essere chiusi quando clienti e fornitori sono invece aperti. Se si vuole che il nostro paese sia integrato con chi ci sta attorno dobbiamo adeguarci. Il che non vuol dire abolire le festività, significa solo spostarle di qualche giorno, alla domenica più vicina.
Come è noto la richiesta dell’Anis fu sonoramente bocciata ottenendo in Consiglio Grande e Generale solo 15 voti. Nella stessa seduta consiliare fu trasformata da Festa a Super-Festa il 28 Luglio (caduta del fascismo).
Ora, nelle ultime settimane, il governo sta correndo ai ripari chiedendo alla Chiesa un parere circa la possibilità di sopprimere tre feste religiose. Cosa? Ma stiamo scherzando? Da una parte si è tramutato il 28 Luglio da Festa a Super-Festa (con tanto di cannoni, Reggenti, Vescovo, Guardia Nobile, Pieve…) dall’altra si vuole abolire le feste religiose?
Noi non ci stiamo. Le feste o le aboliamo tutte o nessuna. Del resto solo a quei geni della Fondazione Pertini poteva venire in mente, in tempi come questi, di trasformare il 28 Luglio da Festa a Super- Festa. Ma si può?
Fossi nel Vescovo non celebrerei la Festa del 28 Luglio perché è una festa controversa, che divide. In fondo il fascismo da noi non ha mai ucciso nessuno né dichiarato guerra ad alcuno, al massimo ha mandato qualche comunista in villeggiatura (non credo si possa parlare di esilio) a Ravenna.
Non dimentichiamoci che figli del 28 Luglio furono anche i Fatti di Rovereta. La vera festa della democrazia a San Marino è la festa dell’Arengo del 1906 non del 28 Luglio1943. Io non sono fascista, sono un liberale, ma le cose sono più complesse di quello che vogliono fare apparire. Si dirà: le dittature sono sempre sbagliate, di qualunque colore esse siano.
Vero, ma è anche vero che di democrazie nel mondo a quell’epoca ce ne erano pochine: in Europa a parte Francia e Inghilterra le altre erano tutte dittature. E poi il fascismo a San Marino non è stata una vera e propria dittatura: si può dire che sia stata una “dittatura benevola” che ha scongiurato una possibile (e probabile) dittatura comunista. E se devo scegliere tra le due dittature preferisco di gran lunga quella fascista a quella comunista.
In questi giorni si è celebrato l’80° compleanno del trenino bianco-azzurro, Rimini-San Marino.
A questo proposito occorre dire una verità: la ferrovia Rimini-San Marino fu soppressa dal governo social-comunista perché rappresentava il simbolo di una certa epoca.
Concludo con una esortazione: giù le mani dalle feste religiose! Se non ci pensa la Democrazia Cristiana a difendere le feste religiose ci pensiamo noi.
Leonardo Raschi
Liberal Sammarinesi
liberal@omnimail.sm
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