Legge edilizia sovvenzionata. L’intervento in CGG di Andrea Zafferani

Legge edilizia sovvenzionata. L’intervento in CGG di Andrea Zafferani

San Marino 20 marzo 2015

Eccellenze e colleghi,

la prima cosa che viene da chiedersi leggendo questa legge è perchè sia stata fatta.

CITTADINI SOLI DAVANTI ALLE BANCHE

Con questa legge infatti lo Stato si disimpegna da questa importante politica sociale a sostegno del diritto all’abitazione delle persone, lasciando i richiedenti un mutuo soli davanti alle banche: da oggi lo Stato si limiterà a dare un contributo in conto interessi al richiedente, ma solo dopo che il richiedente abbia chiesto e ottenuto un mutuo da una banca, la quale iscrive l’ipoteca sull’immobile e si accolla l’intero rischio.

Questo cosa comporta? Che sarà la banca a decidere SE e A CHI concedere il mutuo prima casa, visto che sarà lei ad assumersi il rischio di un suo non pagamento. Il rapporto diventa quindi assolutamente bilaterale, banca-richiedente, ed è facile immaginare che le persone che non possono offrire adeguate garanzie patrimoniali e reddittuali rischiano di ritrovarsi senza mutuo prima casa. I precari, le giovani famiglie, le persone senza genitori e con redditi bassi NON ringraziano.

SI ELIMINA DI FATTO UNA IMPORTANTE POLITICA SOCIALE, CHE AIUTAVA LA GENTE AD AVERE UNA CASA

Con una semplice mossa di cui nessuno sentiva la necessità si rischia di limitare enormemente il diritto alla casa, si rischia di impedire alle persone di farsi una famiglia e fare dei progetti di vita, si annulla una politica sociale molto valida (quella del mutuo prima casa) che in questi anni ha dato buoni risultati. 

Senza considerare che ora sarà molto più complicato per lo Stato andare a “calmierare” i tassi (nonostante un emendamento approvato in Commissione che andrà valutato nella sua applicazione), visto che la banca, che si assume tutte i rischi, vorrà ovviamente anche decidere le condizioni dei prestiti. E qui l’esercizio di speranza e fiducia che fa il Segretario ogni volta si scontra ovviamente con il business e le esigenze di profitto.

Una scelta abbastanza incomprensibile, che il Governo giustifica con ragioni di pulizia del bilancio dello Stato da un eccesso di garanzie, ma che riteniamo assolutamente inaccettabile dal punto di vista sociale, specialmente per le persone più deboli.

Perchè questa scelta? Che bisogno c’era? Perchè mettere a rischio un gioiellino del nostro Paese, che tutti ci invidiavano, la possibilità cioè di avere questo aiuto per l’acquisto di una abitazione? 

Se il problema era che il mutuo veniva dato a persone che avevano già conti in banca belli ricchi, non bastava correggere QUELLA stortura? Correggere i parametri reddittuali e patrimoniali di accesso anziché mettere i più deboli, NON i più ricchi ma i più DEBOLI, a rischio di rimanere senza mutuo?

VIENE DIMINUITO IL CONTRIBUTO MEDIO IN CONTO INTERESSI: ALTRO COLPO PER I PIU’ DEBOLI

Sempre a proposito delle persone più deboli, c’è un’altra modifica poco comprensibile a questa legge: vi è infatti una diminuzione dell’importo medio del contributo in conto interessi a cui si accompagna una riduzione del numero massimo di anni di rimborso del mutuo. Se prima si parlava di un contributo del 70% e di una durata anche trentennale del mutuo, oggi il contributo del 70% si ottiene solo qualora si chieda un mutuo di durata particolarmente breve (pari a 10 anni), e comunque la durata massima dello stesso mutuo non può superare i 25 anni (ed in questo caso lo Stato aiuterà le famiglie con un contributo di solo il 55%). Questo sicuramente non aiuta le persone più in difficoltà, che necessitano di contributi di importo più elevato e di mutui di durata superiore per avere delle rate di importo inferiore.

Anche qui l’aspetto sociale della questione è andato a farsi benedire con questa riforma. 

LA LEGGE DIMOSTRA UNA ASSOLUTA DISATTENZIONE ALLE PROBLEMATICHE SOCIALI

Forse a livello contabile o di bilancio andrà meglio così, andrà meglio lasciare i cittadini soli contro le banche ed obbligarli a mutui più brevi oppure a mutui più lunghi ma con meno contributo dello Stato, ma questo Governo e questo Segretario che dovrebbero essere attenti, almeno a parole, alle situazioni di difficoltà, ancora una volta dimostrano di comportarsi esattamente all’opposto e di non tenere conto proprio di queste situazioni. Ma è solo l’ultimo esempio, che viene dopo la bocciatura del reddito di cittadinanza, dopo l’approvazione di un Fondo di Carità che avete chiamato di Solidarietà, dopo le riforme che hanno abbassato gli importi degli ammortizzatori sociali, dopo i tagli alla sanità, i farmaci a pagamento e si potrebbe continuare ancora. La linea sembra chiara e lampante e mi sembra che proseguiate imperterriti su questa falsariga.

Che senso ha un intervento del genere? Perchè andare a tagliare con l’accetta uno strumento che funzionava? Viene sempre da pensare male con questo Governo, e purtroppo ogni volta i cattivi pensieri vengono confermati.

AUMENTANO LE SUPERFICI DEGLI IMMOBILI FINANZIABILI

Ma ci sono altre cose strane in questa legge. Ne cito una a titolo di esempio: viene modificata la metratura massima degli immobili “finanziabili” dal contributo pubblico, che passa da 120mq a 200mq, comprendendo anche portici e balconi che sono superfici non abitabili. Perchè? Che senso ha? Questo non favorisce certo le persone più deboli che di certo non hanno possibilità di acquistare appartamenti da 200mq con portici e balconi, e magari desidererebbero che le risorse venissero destinate ad esigenze più serie: per esempio aumentare il contributo o innalzare la durata del mutuo, come dicevamo sopra. Abbiamo proposto in Commissione vari emendamenti per ridurre queste storture, ma ovviamente son stati tutti bocciati.

COSE BUONE: SI CONSIDERANO I REDDITI DEI RICHIEDENTI E C’E’ LA PORTABILITA’

Certo ci sono anche cose buone nella legge: è stato ad esempio previsto un limite di reddito al di sopra del quale non si può ottenere il contributo dello Stato: 35 mila euro netti per famiglie con 1 solo componente, 25 mila euro netti per famiglie di almeno 2 componenti, definendo anche il reddito aggiuntivo per ogni componente ulteriore in famiglia. Una buona cosa che prima non era prevista e che intendiamo riconoscere. Così come una buona cosa è la previsione sulla portabilità del mutuo fra un istituto di credito e l’altro, che consente di aumentare la concorrenza fra istituti di credito e quindi facilita un pochino la vita al contribuente lasciato, come detto, solo dallo Stato.

IL CONFRONTO IN COMMISSIONE HA CONSENTITO DEI MIGLIORAMENTI

E poi in Commissione, attraverso il confronto, è stato possibile migliorare diversi articoli, come e il numero 3 (che è stato reso significativamente più preciso e meno abusabile rispetto alla prima lettura), il numero 6 (dove è stato possibile portare la durata massima del mutuo dai 20 anni originariamente previsti a 25 anni, che comunque riteniamo non sufficienti), il numero 18 (sulla composizione della Commissione per l’Edilizia Residenziale, dove son stati previsti precisi criteri di incompatibilità per i membri: non potranno ad esempio essere membri di tale commissione coloro i quali abbiano interesse in ambito immobiliare). Commissione per l’Edilizia residenziale che, peraltro, è stata molto ridotta nei suoi compiti, giustamente secondo noi, dando il segno che è possibile ridare agli Uffici il loro ruolo togliendolo dalle tantissime Commissioni che son state create in questi anni per dare posti di potere agli amici degli amici, in pieno stile “s-partitocratico”. Ci aspettiamo che venga fatto lo stesso in tanti altri ambiti.

MA COMUNQUE SULLE SCELTE DI FONDO IL GIUDIZIO RIMANE COMPLETAMENTE NEGATIVO

Purtroppo su altri temi non è stato possibile dialogare in Commissione, nonostante i tanti emendamenti presentati (e che oggi ripresentiamo per vedere se ci sarà una disponibilità maggiore).

Ma come detto in apertura è proprio sulle scelte di fondo che questa legge falla completamente.

Avevamo tra le mani uno strumento, quello del mutuo agevolato, che ci invidiavano tutti, che ha consentito alla stragrande maggioranza dei sammarinesi di avere una casa di proprietà, seppur a prezzo di sacrifici, con la connessa stabilità familiare e con la connessa possibilità di avere un capitale da trasmettere ai propri figli. Serviva qualche ritocco a nostro parere, cercando di tarare meglio i beneficiari dell’aiuto pubblico (che prima veniva dato a pioggia e che invece andava mirato maggiormente verso l’aiuto delle persone più in difficoltà) e facendo attenzione con altre politiche parallele ad evitare il fenomeno dell’aumento dei prezzi degli immobili, che invece ha avuto luogo negli anni passati.

Ma erano appunto ritocchi, quelli che servivano. Non serviva certo creare una norma che andava di fatto a disimpegnare lo Stato da questa politica sociale, dalla tutela del diritto ad una abitazione, lasciando la gente sola a vedersela con le banche; non servivano certo interventi che andavano in senso contrario a quello sopra auspicato, e cioè a sfavore anziché a favore dei più deboli, come quello già citato sulla durata del mutuo e gli importi dei contributi. Non servivano tutte queste cose.

Come detto all’inizio, non riusciamo a capire perchè sia stata fatta questa riforma, che nonostante qualche buona cosa peggiora decisamente la situazione oggi esistente e mette in difficoltà i più poveri, le persone più deboli, i precari, le famiglie giovani, chi non ha garanzie alle spalle. Il contrario di ciò che uno Stato civile dovrebbe fare.

Abbiamo votato convintamente contro in Commissione e riconfermiamo questo voto oggi. Dei vostri accordini coi sindacati ce ne facciamo poco, in passato avete dimostrato che sono carta straccia. Avete distrutto un altro dei presidi a sostegno delle persone più svantaggiate facendo una politica a misura di ricchi.  

Andrea Zafferani

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