“l’Europa non è tema di proprietà della segreteria agli esteri”

“l’Europa non è tema di proprietà della segreteria agli esteri”

(DIRE) San Marino, 4 nov. – L’ingresso di San Marino nello Spazio
economico europeo “e’ spacciato come unica soluzione possibile”.
Al contrario, “non e’ un sogno pensare all’Unione europea”.
Mentre si attende la decisione del Collegio garante
sull’ammissibilita’ del referendum per l’adesione alla comunita’
europea, il “partito” pro-Ue si allarga. A scendere in campo “per
mettere ordine”, e’ questa volta la Fondazione San Marino 2010,
presieduta da Antonio Valentini, commercialista nonche’ ex
presidente di Banca centrale. Nel mirino e’ la segreteria di
Stato per gli Affari esteri, in particolare la titolare,
Antonella Mularoni, che nelle ultime settimane, riferendo in
Consiglio grande e generale, ha accelerato sul percorso verso il
See. A riguardo, “non e’ stato detto tutto in modo corretto”,
lamenta in un incontro organizzato oggi con la stampa, Claudia
Mularoni, del consiglio direttivo della fondazione. “Per noi-
prosegue infatti- non e’ un sogno pensare all’adesione Ue, e’ una
realta’ praticabile e sostenibile”. E proprio l’apertura di un
tavolo negoziale con la comunita’ rappresenta, per Valentini,
“una via di fuga dall’aggressione italiana”.
Sono molti i punti da sfatare, per la Fondazione, in primis su
costi e tempistiche. Entrare nel club di Norvegia e Liechtenstein
costera’ alle casse dello Stato al massimo tre milioni di euro
all’anno, “ma sono a fondo perduto- spiega Mularoni- cioe’ non
c’e’ nessun ritorno economico per San Marino”. Entrare in Europa
ha certo costi molto piu’ alti, l’1,2% del Pil di un Paese. La
Fondazione stima, con un calcolo approssimativo, un valore di
circa 10 milioni di euro all’anno di contributo per San Marino.
“Ma per ottenere almeno il doppio o il triplo di quanto versato”,
si dice certa Mularoni, spiegando che il Titano avrebbe cosi’
accesso a tutti i programmi e i fondi comunitari.

Non solo: l’ingresso al See comporta
l’acquisizione di molti obblighi e normative comunitarie “a
proprio carico”, mentre “se si aderisce all’Ue, nella fase di
preadesione- chiarisce la relatrice- senza dover versare nulla,
otterremmo contributi sostanziosi per adeguare la nostra
struttura”. Altro mito da abbattere e’ quello sui lunghi tempi di
attesa: “L’Islanda ci ha messo solo nove mesi a entrare nell’Ue”,
manda a dire Mularoni. Senza contare poi che aderire al See
significa “non aver un ruolo politico e sovrano all’interno
dell’Europa”. In sostanza, “se si mettono sul tavolo pro e
contro- sintetizza la portavoce della fondazione- l’ago della
bilancia si sposta verso l’Unione europea”.
Le bacchettate verso Palazzo Begni non sono pero’ finite qui:
“I nostri referenti istituzionali stanno avendo contatti con la
Commissione europea- lamenta Mularoni- ma le procedure di
adesione prevedono che la richiesta passi dal Consiglio dei
ministri d’Europa”. Insomma, la segreteria di Stato non ha
nemmeno iniziato l’iter giusto, secondo la Fondazione San Marino
2010. Ma a porre il dubbio principale sulla bonta’ dello Spazio
europeo e’ Valentini: a farne parte sono Paesi ricchi che hanno
risorse da proteggere, dalle 70 mila imprese per il
Liechtenstein, ai pozzi petroliferi per la Norvegia. “Ma San
Marino- si interroga- ha qualcosa da proteggere ancora?”. Quando
si arrivera’ alla trasparenza bancaria tout court, “che
paradossalmente- prosegue- ora non c’e’ solo perche’ il ministro
italiano Tremonti si rifiuta di firmare”, per il presidente della
fondazione, “non ci sara’ piu’ niente da difendere”. Proprio per
questo l’Ue e’ lo scoglio a cui aggrapparsi “per ripensare
l’economia del Paese”. E proprio per questo, data l’importanza,
“l’Europa- concludono quelli della fondazione- non e’ un tema di
proprieta’ della segreteria di Stato per gli Affari esteri”.

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