L’Informazione di San Marino: Banca del Titano, uno scandalo di regime

L’Informazione di San Marino: Banca del Titano, uno scandalo di regime

L’Informazione di San Marino

Banca del Titano, uno scandalo di regime

Caro Direttore, il prof. Marino Cecchetti, per la centesima volta e a distanza di dieci anni, ha ricordato la brutta storia di Banca del Titano e le perdite alle quali ha fatto fronte lo Stato. Nella sua ricostruzione afferma che l’intera operazione è stata approvata dal Presidente di Banca Centrale e avvallata dal Comitato per il Credito e il Risparmio di cui cita meticolosamente i componenti e, fra questi, il sottoscritto. 

Sinceramente mi sono stancato di vedermi attribuire responsabilità che non ho attraverso il travisamento di fatti incontestabili e se dovrò rivolgermi al Tribunale per evitare distorsioni fantasiose e offensive non esiterò a farlo. Per il resto mi trovo d’accordo, su diversi aspetti, con le analisi compiute, tanto è vero che sono stato il primo a definire la vicenda di Banca del Titano “uno scandalo di regime” e a denunciare il pagamento da parte di Banca del Titano di una vera e propria tangente di Stato per
ripianare l’acquisto da parte del
Governo DC-PSS (come quello
che vorrebbero ricostituire),
attraverso delibere secretate e
in violazione di legge, di Nuova
Rete, una emittente televisiva bolognese
in stato di dissesto.

La realtà tuttavia è che i soldi
pubblici sono stati garantiti a
Banca del Titano, anch’essa in
dissesto, con delibere del 27 e 28
marzo 2006 adottate dal Governo
Straordinario e non dal Governo,
nato alcuni mesi dopo, di
cui ho fatto parte.
Personalmente mi sembra una
differenza non da poco.
I nuovi proprietari della Banca,
che hanno provveduto a coprire
una parte degli impegni assunti
dal Governo precedente e a ridurre
quindi la spesa complessiva,
sono stati selezionati da
Banca Centrale, che ha verificato
i loro requisiti, e non dal
Governo.

L’unica domanda alla quale il
Governo ha dovuto rispondere è
stata la seguente: è più ragionevole
spendere 10,5 milioni di euro
e rinunciare a possibili imposte
per 3,5 milioni – che comunque
non avremmo incassato – o chiudere
la Banca e rinunciare ai 22
milioni di euro già impegnati dal
Governo precedente, addirittura
con un vincolo posto sulla cassa
di riserva dello Stato?

Abbiamo
scelto la strada che comportava
la minore spesa compiendo ciò
che era solo e unicamente un
atto dovuto, conseguente alle
decisioni assunte dal Governo
Straordinario. Per il resto, quando
Marino Cecchetti contesta le
conclusioni delle vicende più recenti
di altre banche e sottolinea
la necessità di ricercare sempre
e comunque i colpevoli, mi trova
pienamente d’accordo.
Cordialmente

Tito Masi

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