L’informazione di San Marino: ‘Coi soli premi di produzione di Bcsm camperebbero dieci famiglie’

L’informazione di San Marino: ‘Coi soli premi di produzione di Bcsm camperebbero dieci famiglie’

L’informazione di San Marino

“Coi soli premi di produzione di Bcsm camperebbero dieci famiglie”

SAN MARINO. “Solo con i premi produzione ci camperebbero 10 famiglie”. E’ questo il commento di alcuni nostri lettori dopo avere letto su queste pagine l’ammontare dei premi produzione stabiliti per il 2015 a favore di 14 dipendenti, tra dirigenti e funzionari, di Banca Centrale. Un bonus previsto dal contratto di lavoro che viene stabilito dal Direttore Generale e calcolato sull’ammontare dei già elevati stipendi lordi, fino al 30% per il dirigenti e fino al 25% per i funzionari. Il risultato sono premi di rendimento complessivi per un ammontare che sfiora i 290mila euro, 288.517,80 per la precisione.
I premi di rendimento vengono erogati ogni anno entro il 31 maggio. Proprio per questo
nell’aprile 2014 – anche in
quell’anno era stata stabilita
l’erogazione di premi produzione
per circa 300mila euro – era
sata aperta proprio dal nostro
giornale una petizione on-line
perché, proprio alla luce della
crisi e della intangibilità dei
risultati ottenuto da Via del
Voltone, i premi produzione
venissero revocati. La petizione
raccolse 409 firme che furono
consegnate agli allora Reg genti
Valeria Ciavatta e Luca Beccari
per la trasmissione al Congresso
di Stato. La petizione, però,
rimase del tutto inascoltata dal
governo, considerato che negli
anni successivi si è proceduto
con le stesse modalità e senza
che nessuno si ponesse minimamente i
l problema dei premi
produzione di Bcsm. Ecco perché
oggi va rinnovato l’appello
ai responsabili politici perché
si metta mano alle sproporzioni
degli stipendi rispetto agli altri
soggetti del settore pubblico e
enti partecipati dallo Stato.
Un appello alla politica a
pronunciarsi su una situazione
abnorme che sta creando non
poco malumore nella popolazione,
in particolare in un momento
di difficoltà come l’attuale. Se
si considera, in più, che risultati
tangibili da Via del Voltone
non se ne sono visti, né sulla
gestione del sistema bancario
interno e né rapporti con le parallele
istituzioni esterne, Banca
d’Italia in particolare, dove
brilla per la sua assenza il più
volte annunciato, dal precedente
presidente Clarizia, ma mai
arrivato, memorandum di intesta
tra banche centrali. Una presa
di provvedimenti da parte della
politica che riporti sulla terra
stipendi e premi produzione ad
oggi stratosferici. Tanto più che
c’è in ballo, tra i quattro quesiti
che verranno sottoposti a votazione
il prossimo 15 maggio,
anche quello che chiede il tetto
massimo, da fissare in 100mila
euro, per gli stipendi della pubblica
amministrazione e per le
partecipate dallo Stato. Stato che
è proprietario al 67% di Bcsm.
Peraltro nella finanziaria2015
era stato anche approvato un
emendamento che fissava il tetto
massimo degli stipendi dirigenziali
a 150mila euro.

Era l’articolo 35 bis, proposto
dal consigliere denise bronzetti
e approvato con 30 voti a favore
e 25 contrari. Prevedeva “con
decorrenza 1 gennaio 2015” che
il tetto annuale non potesse superare
“l’importo di euro 150mila
comprensivo di ogni benefit
riconosciuto che deve essere
quantificato economicamente
in modo congruo. La superiore
disposizione si applica altresì ai
soggetti economici privati che
beneficiano di provvedimenti
straordinari sul credito di imposta”.
Non è stato mai attuato,
finché poi è stato abrogato.
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