L’informazione di San Marino: Nuova accusa di “cospiracy” negli Usa per ex ambasciatore di San Marino in Montenegro

L’informazione di San Marino: Nuova accusa di “cospiracy” negli Usa per ex ambasciatore di San Marino in Montenegro

L’informazione di San Marino

Nuova accusa di “cospiracy” negli Usa per ex ambasciatore di San Marino in Montenegro 

Antonio Fabbri

Il processo a Las Vegas a carico di Paul Phua – l’ex ambasciatore di San Marino in Montenegro citato anche nell’indagine sammarinese, compresa probabilmente la parte ancora secretata che attende risposte a rogatorie inoltrate in mezzo mondo – è fissato per il prossimo primo giugno. Phua è accusato di scommesse illegali sul campionato mondiale di calcio in Brasile del luglio 2014.

Proprio a
luglio era stato arrestato
al Cesars Palace assieme
ad altre 7 persone mentre
si trovava a gestire le
puntate milionarie.

Mercoledì scorso i procuratori federali del Nevada hanno aggiunto un’ulteriore denuncia e quindi un ulteriore capo d’accusa a carico di Phua. Si tratta della “cospiracy”, ovvero l’associazione a delinquere.

La nuova contestazione
si aggiunge a quelle
di scommesse illegali
già avanzate, ma le cui
prove, a causa di un
pronuncia del giudice
federale prima e distrettuale
poi, sono state ridimensionate.
Questo per
il vizio formale nel blitz
che l’Fbi fece, il 9 luglio
2014, nella suite di Phua,
dove per entrare usò
l’espediente di staccare la
connessione internet per
poi consentire agli agenti
di presentarsi sotto le
mentite spoglie di tecnici
per riparare il guasto. Il
giudice ha rilevato vizi
di forma nell’acquisizione
di queste prove in
violazione della privacy.
L’accusa comunque resta
e, adesso, si arricchisce
anche della nuova contestazione
della cospiracy.

La difesa, sostenuta dall’avvocato David Chesnoff, pure lui giocatore di poker , ha biasimato la nuova incriminazione avanzata contro Wei Seng “Paul” Phua, etichettandola come “un tentativo last-minute per cercare di far rivivere un caso paralizzato dalla cattiva condotta del bureau”. “L’accusa dell’associazione a delinquere è sempre stata il cavallo di battaglia del procuratore”, ha detto Chesnoff. “Il signor Phua continua tuttavia a proclamare categoricamente la sua innocenza.” 

Phua rimane a Las Vegas
agli arresti domiciliari
dopo aver pagato, all’inizio
del caso, 2 milioni
di dollari di cauzione ed
avere subito il sequestro
di un aereo da 48 milioni
di dollari come garanzia.
Il procuratore Daniel
Bogden, dal canto suo,
non esprime commenti
e il portavoce della procura
ha fatto sapere che i
magistrati parleranno in
tribunale.

Il nuovo atto d’accusa
presentato mercoledì
scorso alla Corte distrettuale
di Las Vegas, include
oltre alla “cospiracy”
le stesse due contestazioni
– gestione di un
giro di gioco d’azzardo
illegale e la trasmissione
illegale di scommesse –
inizialmente depositate
contro Phua e le altre
sette persone arrestate
con lui.
Il conteggio cumulativo
dei reati potrebbe costare
a Phua, oggi 51enne,
pene fino a 14 anni di
carcere e centinaia di migliaia
di dollari di multa.

I procuratori, come già
avevano indicato in
prima battuta e ora formalizzato
tra le accuse,
sostengono che Phua sia
un membro di vertice
della triade asiatica 14k,
criminalità organizzata
internazionale. Sottolineano
inoltre che il suo
volo a Las Vegas su jet
privato lo scorso giugno,
avvenne dopo l’arresto
con l’accusa di gestione
di un business di scommesse
sportive illegali a
Macao. Di qui riuscì a
fuggire utilizzando, tra
l’altro, il passaporto diplomatico
sammarinese.
Gli avvocati di Phua,
Chesnoff, Richard
Schonfeld e Thomas
Goldstein, contestano
dal canto loro le accuse
di legami con gruppi
criminali e sostengono
che questi è un rispettato
uomo d’affari in Malesia.

I procuratori affermano
che mentre era a Las
Vegas, Phua dirigeva un
giro internazionale di
gioco d’azzardo tramite
internet, e che aveva
trasformato numerose
suite dell’hotel Caesars
Palace in boiler room.
Alla lettera “stanze di
ebollizione”. Qui ribollono
gli affari, considerati
illeciti in questo caso.
Si tratta di una pratica,
nella vicenda specifica di
brokeraggio, di gestione
di scommesse illegali
attraverso connessioni
via internet con scommettitori
da tutto il
mondo. Delle boiler
room che, sottolineano
gli inquirenti, erano piene
di computer portatili
e tablet, router Internet
e cellulari, nelle quali
venivano trattati circa
13 milioni di dollari di
scommesse illegali durante
la FIFA World Cup
Barsile 2014
.

Come noto il figlio di
Phua, Darren, e altri
cinque imputati si sono
dichiarati colpevoli di
reati minori chiedendo il
patteggiamento, che ha
poi visto il sequestro di
attrezzature per centinaia
di migliaia di dollari
e multe salate. Sono
quindi stati rilasciati con
il divieto di tornare negli
Stati Uniti per cinque
anni. Tutti sono tornati
in Asia.
Cosa che vorrebbe fare
anche Phua per il quale i
legali hanno fatto istanza
di revoca dei domiciliari
per consentirgli il rientro
in Malesia in attesa del
processo. Istanza che il
giudice Gordon ha però
respinto, motivando
che Phua non dispone
di un visto d’ingresso
valido negli Stati Uniti e,
consentirgli di lasciare il
Paese, potrebbe significare
non vederlo mai fare
ritorno.

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