L’ing. Francesco Gatti sulle iniziative contro il gioco patologico

L’ing. Francesco Gatti sulle iniziative contro il gioco patologico

Egregio Direttore,
Le scrivo in forma amichevole e in veste esclusiva di vicepresidente di Assotrattenimento: ci tengo a sottolineare questo al fine di non essere eventualmente frainteso e male interpretato nelle osservazioni che a seguito vorrei manifestarLe in relazione all’articolo apparso “on-line” sulla vostra testata.
Mi riferisco, in particolare, al commento a margine dello stesso che mi trova in grande disaccordo con quanto da voi scritto per una serie importante di motivi che mi pregio di segnalarLe.

Innanzitutto, e questo deve essere ben chiaro, nessuno ha la minima intenzione di irridere le denuncie e le problematiche che investono il settore dei giochi, e in special modo quelli a vincita.
Queste sono problematiche serie e vanno affrontate senza la leggerezza che spesso fa del luogo comune una sorta di “vox populi”; in particolare la conoscenza del fenomeno, lo studio costante dello stesso e la consapevolezza delle misure preventive attuabili restano la base per una discussione aperta, concreta e soprattutto propositiva.
Assotrattenimento, associazione di categoria con oltre 700 imprese Italiane associate, ha lanciato una iniziativa importante. Importante perché unica nel suo genere in Europa.
Il concetto innovativo è quello che vede l’imprenditore del divertimento al centro delle iniziative inerenti il gioco responsabile. Questo è il primo step, finalmente concreto, verso la diffusione di una cultura del gioco responsabile e delle relative misure preventive.

L’avanguardia di San Marino in questo è abbastanza evidente. Già da tempo nella sala di Rovereta le misure contro il gioco compulsivo hanno preso corpo grazie all’impegno della società, di Stato peraltro, a cui è affidata la gestione delle sale. Immagino che siate al corrente delle misure preventive, dei corsi di formazione continui, dei servizi a disposizione (gratuiti!), delle collaborazioni prestigiose con i principali esperti del settore che da tempo vengono attuate proprio a San Marino e che quindi evito di snocciolarvi.

Ora, se si considerano i giochi una “cancrena” da eliminare mi chiedo perché non impedire a tutti i bar di vendere alcolici, causa principale di morte giovanile e concausa conclamata di una elevatissima percentuale di incidenti stradali mortali, anche nelle ore diurne.
Mi chiedo perché non impedire di vendere tabacco, fonte di problematiche alla salute molto più diffuse ed evidenti rispetto al gioco patologico.
Il mercato globale del gioco, da tempo, non si fonda più sul proibizionismo, strumentalizzato spesso a seconda dei colori e delle bandiere, ma su fondamenta diverse quali quelli affidati ai concetti di regolamentazione, controllo e lotta all’illegalità.
Vede, Lei opera in una micro-realtà nella quale, le assicuro, l’attenzione per il gioco patologico è messa al centro di molteplici attività ma alle quali forse non si da abbastanza risalto.
Vi sono situazioni molto problematiche al di fuori della Repubblica che hanno indotto gli imprenditori in primis a farsi portavoce di una nuova mentalità che pone il giocatore e l’attenzione verso esso, al centro della vita imprenditoriale dei professionisti del divertimento.

Il gioco è un fenomeno sociale diffuso in tutto il mondo. Proibire il gioco regolamentato coincide con il favorire il gioco illegale: così è in tutto il mondo, non a San Marino o nella piccola “Italietta” come la definiva il compianto Avv. Agnelli.
Evidenziare le problematiche in maniera sterile non serve a nulla. Nessuno ignora, le cito testualmente, “le famiglie distrutte, le testimonianze drammatiche e nemmeno le denuncie-accuse” e questo indipendentemente che a sollevarle sia la pregiatissima figura di don Ciotti o quella di un qualsiasi “normale” cittadino.
La possibilità di intervenire a livello puntuale è riservata però solo ed esclusivamente agli imprenditori del gioco, lo Stato, e non intendo quello di San Marino, ma vorrei individuare la figura “Stato” generica, non è generalmente in grado di affrontare problematiche socialmente più pungenti (cito ad esempio i fenomeni depressivi, l’abuso di stupefacenti, le problematiche legate ai modelli giovanili, l’alcol ecc.). Affrontare invece il gioco patologico, con l’impegno degli stessi operatori, è la sfida che noi vogliamo non solo giocare ma vincere.
Ritengo che questa sia la sola strada perseguibile.
Le situazioni che lei ha denunciato sfavoriscono in primis gli operatori dell’intrattenimento. Avere una clientela affetta da problemi con il gioco d’azzardo è l’incubo reale di tutti coloro che operano nel nostro settore.
L’imprenditore del gioco vuole che i propri clienti sviluppino un rapporto positivo con il gioco, e che questo sia per loro fonte di divertimento e di intrattenimento e non di problematiche.
Questo Lei lo può chiedere a tutti i maggiori esperti mondiali di gioco e da ognuno avrà la medesima risposta.
Le chiedo, quale realtà industriale non ha interesse a tutelare il fruitore dei propri servizi?
E’ per questo che mi trova in grande disaccordo con quello che lei ha pubblicato, con la sottile ironia che mi è parso di individuare nel lamentare la tutela che si avrà con la scrittura di un efficace codice etico che porti a un principio di innocuità sociale del gioco qualora questa coinvolga il fornitore del servizio stesso.
Questo modo di comunicare e di passare dalla notizia di una iniziativa importante a tutela del giocatore al paventare un atteggiamento irridente lo trovo poco corretto, specialmente nei confronti dell’Associazione che rappresento.

Vengono dati giudizi, pareri e opinioni: liberissimi di farlo; ma forse, occorrerebbe una preparazione sull’argomento di maggior spessore.

Le critiche generalmente fanno bene poiché aiutano nella crescita umana e professionale: ma quelle ricevute senza che vi sia la giusta cognizione di causa, cosa che, scusi se mi permetto fatico ad attribuirLe, le trovo francamente “azzardate”.

Ringrazio Voltaire la cui: “Non sono d’accordo con quello che dici ma darei la vita perché tu possa continuare a dirlo” mi ha permesso di violare anche i piccoli timori nel manifestarLe i miei personalissimi pensieri e illustrarLe le mie, forse gradite…forse no, osservazioni.

Cordialmente.
Francesco

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy