Lionello Mancini, IlSole24Ore, maxirogatoria Di Vizio

Lionello Mancini, IlSole24Ore, maxirogatoria Di Vizio

Dopo i banchieri, è l’ora dei clienti. Una maxirogatoria di oltre 4mila pagine sta per raggiungere gli uffici della magistratura del Titano. Mittente: la Procura della Repubblica di Forlì, titolare dell’inchiesta «Varano», che ai primi di maggio ha portato all’arresto dei vertici della Cassa di Risparmio di San Marino e del gruppo italiano Delta, proprio con l’accusa che la prima (banca extracomunitaria) controllasse illecitamente il secondo. Le richieste contenute nella rogatoria, firmata dai Pm forlivesi Fabio Di Vizio e Marco Forte, sono numerose e la mole degli atti sta a indicare quel dettaglio spesso scoraggiante, imposto dalle leggi sammarinesi, affinate negli anni proprio per evitare di favorire indagini sul conto dei clienti delle 12 banche locali. A San Marino – conviene ricordarlo – l’evasione fiscale non è nemmeno prevista come reato.


La voluminosa rogatoria italiana impegna l’autorità giudiziaria sammarinese a collaborare fornendo riscontri all’inchiesta forlivese. Viene perciò richiesta l’identificazione di 33 persone che siedono in diversi consigli di amministrazione: della Fondazione della Cassa di risparmio di San Marino (CrRsm), della stessa Cassa, e della sua controllata Carifin (la finanziaria che si intestava fiduciariamente assegni e conti cifrati); vengono chieste le copie dei verbali di seduta dei tre cda; Forlì chiede inoltre la documentazione integrale sui rapporti bancari, finanziari e fiduciari intrattenuti dalla CrRsm e dalla Carifin con almeno 100 soggetti – persone fisiche, persone giuridiche, società – emersi dalle indagini di Di Vizio e Forte. Ancora, il Titano dovrebbe identificare e fornire la documentazione relativa ai conti correnti, ai rapporti e alle posizioni fiduciarie intestati a Carifin s.a., oggi corrispondenti a dei semplici numeri, anche questi già nelle carte della polizia giudiziaria.


I reati ipotizzati nell’indagine «Varano» vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati a carattere transnazionale (cioè commessi in Italia ma pianificati e diretti a San Marino), all’abusiva attività bancaria e finanziaria, all’ostacolo dell’esercizio delle funzioni delle autorità di Vigilanza.

In attesa che gli elenchi di nomi e gli estratti conto prendano la strada che scende dal Titano, una parte dell’indagine forlivese è stata già girata alla Direzione nazionale antimafia, perché dagli assegni lavorati da Carifin (ne sono stati controllati 600mila, ma sono oltre un milione) emergono indizi che lasciano intravvedere capitali del crimine organizzato: circa il 70% di questi assegni proverrebbero infatti da tre sole regioni del Sud (Puglia, Campania e Calabria).

Gran lavoro in vista per la riminese Rita Vannucci, dunque, che a San Marino svolge il ruolo di giudice delle rogatorie e che deve dire «sì» o «no» alle richieste di collaborazione giudiziaria dall’estero. Alla Procura di Forlì mettono in conto tempi lunghi e tortuosità procedurali, ma sanno bene che le eventuali difficoltà non dipenderanno dal giudice Vannucci né dal suo ufficio particolarmente (e sapientemente, malignano alcuni) sguarnito di organici e mezzi; se ci saranno problemi, questi verranno dal Governo, che secondo le leggi del Titano controlla di fatto il sistema giudiziario. Per questo gli esiti della rogatoria «Varano» vengono osservati con interesse e da più parti, come primo banco di prova sulla fondatezza dei pluridichiarati intendimenti di collaborazione finanziaria di San Marino con l’Italia. (L.Man.)

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